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Chi paga la crisi economica?

Dicembre 17
23:00 2008

Viviamo i nostri giorni in emergenza. L’economia è in continuo travaglio, senza riuscire a stabilizzare l’azione di mercato. I continui salassi delle borse si ripercuotono sui cittadini e sugli interventi e finanziarie delle nazioni. I mali da curare sono molti, le medicine poche. Il sistema occidentale, basato sul liberalismo economico, è in grado di garantire solo forme speculative ed interessi privati senza regole e moralità. L’accumulo della ricchezza, anche ai danni di intere nazioni, è stato l’obiettivo umano del XX secolo del mondo capitalistico. In questa prospettiva, l’attuale crisi del mercato si presenta come l’onda lunga che ci accompagnerà nei prossimi anni. I Governi sono alla ricerca di ricette in grado di arginare la crisi. Aiuti all’industria, sostegno alle banche, azioni sul mercato con tagli degli interessi per contenere le perdite. Tutto rientra nell’ottica e nell’interesse del mondo capitalistico, propenso alla difesa di quei fondamenti che ne sostengono l’azione economica, i consumi. Queste manovre di “salvataggio” sono praticamente addebitabili alle tasche dei cittadini, che vedono salvaguardare – con le loro risorse economiche nazionali – dissesti aziendali, posti di lavoro politici, imprenditoria creativa ovvero basata sulla carta e priva di un’azione di produzione. Direttori generali, Commissari, Capitani d’industria, responsabili dei dissesti aziendali vengono puniti con stipendi e liquidazioni miliardarie, per il tentato fallimento di sviluppo e salvaguardia di aziende private o a partecipazione dello stato. Gli operai, mobilità e cassa integrazione a tempo indeterminato, ovvero costi a carico della comunità. E’ ordinario ascoltare i nostri politici parlare di tagli, sacrifici, responsabilità sociali. Dalle scuole primarie all’Università, dai beni di consumo succubi di una speculazione senza controlli, alla stagnazione del lavoro. Dal precariato (arma letale dell’arricchimento industriale), al dissesto bancario riversato sui cittadini. Il giuoco di tagliare le tasse, producendo una continua lievitazione dei costi dei servizi a carico dei cittadini. I risultati delle manovre e dei provvedimenti a cui assistiamo, continuano a dividere la società in classi. Invece di assistere ad un riequilibrio nella distribuzione della ricchezza, si assiste ad un aumento della forbice che vede i ricchi accrescere il capitale, e la classe media aumentare nella mensa dei poveri. Politici, industriali, alti dirigenti, sono i nuovi feudatari della società. Lascio poi ad ognuno di voi il collocarsi tra: cavalieri, soldati di ventura, affidatari, mezzadri, contadini, servi o quant’altro si addica alle proprie caratteristiche. Non è mia abitudine snocciolare numeri o conti, in questo particolare ragionamento ritengo necessari alcuni dati fondamentali, lasciando ad ognuno la singolare esperienza maturata.
L’esercito dei politici, dai parlamentari ai consiglieri circoscrizionali, si attesta a 179.485 unità, a cui vanno sommati la schiera di segretari/e, consiglieri, portaborse, autisti e collaboratori. A disposizione dei parlamentari, per uffici ed usi vari, troviamo anche il “complesso Marini” con annesso personale proprio ed una serie di servizi accessori, il tutto in affitto per la modica cifra di 32.261.318,24 €. Quanti “complesso Marini” possiamo comprare e gestire con questa modica cifra?
Non mi scandalizzo per l’indennità parlamentare, quello che non sopporto sono i privilegi. Perché un parlamentare non è in Parlamento come lo sono tutti i lavoratori. E’ ben remunerato, cosa sono i rimborsi, i contributi, le indennità perché stanno facendo il proprio lavoro? E come se ad un operaio, che percepisce uno stipendio, venisse pagato un supplemento perché gira un bullone, pulisce i suoi attrezzi di lavoro, riordina il posto di lavoro. Perché bisogna dare un contributo per i collaboratori e per il rapporto con gli elettori di 4.190 €, per 12 mesi; pedaggio autostradale gratis sulla rete italiana; libera circolazione sui treni e traghetti italiani. Voli aerei nazionali gratuiti (alla faccia del C.A.I.); trasferimento dalla residenza all’aeroporto e tra Fiumicino e Montecitorio 3.323,70 €; rimborso annuale per viaggi all’estero 3.100 €. Assistenza sanitaria integrativa; barbiere a prezzi scontati, gratuito per i Senatori (il Presidente degli U.S.A. se lo paga di tasca propria); libero ingresso ai cinema e nei teatri; assicurazione contro il furto di oggetti nei locali delle Camere (ecco chiarito perché rubano); conto corrente con interesse lordo del 3,30% annuo. Questi sono solo alcuni dei privilegi di poco superiori alla classe lavorativa del paese.
E i parlamentari europei? Gli italiani se la cavano con 149.215 €, contro i tedeschi a 84.108, i francesi a 63.098, gli spagnoli a 39.463, a meno tutte le nazioni dell’est. Dimenticavo che i nostri per spese generali, viaggi, soggiorni ed assistenti dispongono di una cifra che varia da 30.000 a 35.000 € (tutti i dati sono stati rilevati dai noti libri “La Casta” e “La Deriva”). Ho già dato troppi numeri, lascio a voi i costi inutili di Regioni, Province, Comuni, Comunità Montane, Enti vari (oltre 100 principalmente inutili), un bell’investimento per molta gente inutile che non ha arte da vendere. Per l’operazione sacrificio abbiamo buona compagnia, l’amministratore delegato di Capitalia può contare su 37.045.281 € (una finanziaria), arrivando al 30° classificato con un misero 2.751.000 €, direttore generale di Finmeccanica. Chissà perché le industrie devono essere risanate dallo Stato, leggasi “cittadini”? Dove sono i proventi delle industrie per l’ammortamento delle strutture? Dov’è la ricchezza prodotta dalle industrie? Nei paradisi fiscali! Negli yacht all’ancora! Nelle miliardarie ville esclusive utilizzate dieci giorni l’anno! Un operaio che non lavora ha difficoltà di sopravvivenza. Un Politico, un Manager, l’Industriale che non lavora…li trovi sulle Cayenne! La crisi è sempre a carico dei lavoratori.

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