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Ciampino, vicenda ex IGDO

Ciampino, vicenda ex IGDO
Maggio 16
13:02 2016

In attesa di conferme o smentite o chiarimento alcuno circa le notizie trapelate riguardanti la situazione dell’ex IGDO finito all’Asta, ripercorriamo un passo tratto da “L’erba sotto l’asfalto” Edizioni Controluce, dicembre 2007.
Nel 2007 la stessa impresa svolse contemporaneamente i lavori di restauro della chiesa parrocchiale e del complesso ex IGDO che mutò la denominazione in OGDO, Opera Gesù Divino Operaio, risalente ad una Associazione di preti a Torre Vecchia (Roma), con cui però non si è riusciti a prendere contatti (come da fonte per ora riservata).

Conclusione provvisoria
Come per chiudere un cerchio, i passi mi riportano verso la chiesa del Sacro Cuore.
Sul sagrato la pittura stinta del madonnaro, il madonnaro non c’è e non ci sono più le impalcature, la chiesa è stata ristrutturata, il tetto riparato e la facciata ridipinta. Entro in chiesa. La prima parte della navata centrale è transennata per restauri; residui di pioggia hanno danneggiato il soffitto – mi spiega il mastro che dirige i lavori – e stanno provvedendo a risistemarlo, mentre la stessa impresa procede al consolidamento e recupero del complesso parrocchiale Sacro Cuore di Gesù, proprietà IGDO.
Esco fuori e giro l’angolo, passo davanti alla facciata tinteggiata di giallo, arrivo al fu “Colosseo” di Ciampino; il muretto è ancora in piedi e la scritta “Laboratorio Artistico” biancheggia sulle incrostazioni verdastre, una pianticella di ortica striminzita tenta la scalata ma si ferma a un palmo da terra, tra fondi di bottiglie e schegge di vetro.
Qualcosa mi dice che è da qui che bisogna ripartire, dal punto che più di ogni altro mostra l’abbandono senza ritorno, la fine di qualcosa che fu l’orgoglio di una Ciampino non ancora nata e che non ha più senso nella Ciampino odierna.
Ciampino si affaccia oggi con tutte le sue potenzialità al mondo globalizzato, puntando i piedi su un passato recente e però saldo, legato com’è da tante vite e da tante storie, che in comune hanno la voglia e il coraggio del cambiamento. Radici disparate e rigogliose che insieme compongono un’identità che si mostra via via e che accetta il nuovo con curiosità propositiva, che sente il bisogno di affermarsi nella sua interezza e complessità, che vuole scrivere la parola fine ad un capitolo di provvisorietà che non ha più ragion d’essere, ora che la città si organizza secondo le sue peculiarità e stimola le forze giovani a farsi avanti, a portare avanti il discorso vecchio con mezzi nuovi.
Davanti al muretto cariato del sacro Cuore, davanti ai cocci e all’ortica realizzo, con un senso di stupore e di soddisfazione, che a Ciampino vivono e operano tante persone innamorate di questa terra, che sempre è stata generosa, e produce e fruttifica grazie a quell’attaccamento che subentra all’accoglienza, confusionaria quanto si vuole, ma calda.
Alla cantina sociale i cantieri sono aperti, qui all’IGDO si attendono decisioni e sviluppi.
Abbattere l’edificio o restaurarlo? Quale la destinazione d’uso in un caso o nell’altro?
Sì, è forse da qui che bisogna ripartire, dal vecchio collegio simbolo di un’aristocrazia superata, dimenticata e di un dopoguerra difficile, che continua ad essere il cuore di Ciampino. Un cuore che al momento non pompa.

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