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Cittadini e politica: nuova fiducia?

Gennaio 24
13:08 2012

Terminate le festività natalizie con l’Epifania, parte ufficialmente il nuovo anno. Si tolgono le lucette, i babbi natale appesi alle ferrate, le bandiere del 150° dell’unità d’Italia. Personalmente non sono un nazionalista, ma come diceva Gaber “io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono”.

Con questo sentimento ho tolto la bandiera che ho tenuto nel corso del 150° dell’unità d’Italia. È un’abitudine prettamente nostrana quella di chiedersi se effettivamente siamo una nazione unita.

Oggi un Governo tecnico assume decisioni che sono ritenute indispensabili per il consolidamento ed il futuro della nazione Italia, fuori dagli schemi elettorali o da interessi di partito, ma ordinariamente in conflitto con l’avallo parlamentare. La contrarietà alle liberalizzazioni cresce quanto più è forte la categoria di appartenenza, i politici alzano la voce se le misure colpiscono categorie e lobby a loro consociate. Dovremmo, forse, chiederci se queste manovre si muovono nell’interesse della società italiana, quesito invece trascurato dai politici nostrani, intenti a favorire i propri elettori e le categorie-serbatoio dove attingere per i voti. L’interesse per uno sviluppo della società è stato sempre e solo un riflesso secondario delle decisioni assunte.

Questo Governo sta facendo il “lavoro sporco” che i politici non hanno avuto il coraggio di fare. Casualmente questo Governo ha colpito con tassazioni ciò che la politica ha fatto sempre, prendendo soldi subito e in contanti a coloro che sono abituati a pagare. Si liberalizzano le lobby che la politica non ha mai osato toccare, ma di cui discute da anni. Stranamente restano fuori le ricchezze, la patrimoniale, le frequenze televisive, le banche, le ferrovie, i notai (lobby ultra centenaria toccata solo da aumento degli uffici notarili e non dalla diminuzione delle tariffe). Signor Monti, siamo in attesa di notizie e di una forte dose di coraggio, che coinvolga l’intera nazione e contrasti l’evasione fiscale, alleggerendo conseguentemente il carico fiscale sui cittadini.

Berlusconi richiede la guida del paese, evitiamo almeno di colpire gli interessi Mediaset e delle classi benestanti, nonché la difesa dei privilegi della casta politica. Non sia mai che un Governo di tecnici trovi, con il tempo e la spinta dei cittadini, la forza ed il coraggio di intervenire su queste soluzioni. È iniziata l’era delle vacche magre, ed in questa condizione le lobby si stringono a cerchio, mostrando le ferite della crisi, senza trovare il coraggio per modificare lo stato sociale. Ogni categoria resta aggrappata a quanto costruito negli anni, secondo la forza e l’imposizione posta all’interno della società. Sostanzialmente favorevoli alle liberalizzazioni, purché queste non colpiscano la categoria di appartenenza.

Negli ultimi trent’anni per i politici è stato un crescendo per porre in sicurezza i privilegi acquisiti, per i quali i cittadini, da spettatori, non hanno avuto la forza di ribellarsi. Tutto è stato acquisito dalla politica. Il controllo degli interessi sociali e delle attività produttive è stata l’arma che li ha radicati alla poltrona. Il ricambio generazionale in Parlamento e nelle dirigenze dei partiti è pressoché ininfluente. Certo il male politico ha radici profonde negli individui fuori dal contesto sociale, dalle realtà che i cittadini giornalmente si trovano ad affrontare. Il lavoro, la casa, la famiglia, le vacanze, il rispetto della dignità delle persone. Non ci aspettiamo case nei pressi del Colosseo o vacanze in hotel a cinque stelle, i cittadini non sono sbadati, non dimenticano di fare un mutuo per comperare casa, cercano il lavoro per pagare le vacanze.

I nostri Parlamentari si sono arrogati il diritto di decidere del loro compenso. Praticamente si sono (nel tempo) autoproclamati “eletti dittatori italiani”, un qualcosa che assomiglia ai Cesari dell’impero Romano. Sarà molto difficile aspettarsi una rinuncia ai privilegi di casta. Dimostrazione pratica si è avuta dopo il rapporto della commissione Giovannini, dove le camere sono state pronte a parlare di retribuzione lorda evidenziando le ritenute. Considerando che i parlamentari si trovano in abitazioni e vacanze a loro insaputa, hanno dimenticato tutti i privilegi e rimborsi che prendono per spese di segreteria (3.690 €), rimborsi per spese telefoniche (258 euro), di alloggio e di trasporto (1.108 euro minimi), il lavoro nelle commissioni (2.000 euro mensili anche se assenti per l’80% delle sedute) ed infine, che siano o no presenti in aula, è garantito uno stipendio fisso di 7.500 euro lordi al mese (5.246 euro netti d’indennità mensile), ristoranti e servizi vari delle camere. Provate a fare la somma per una retribuzione netta mensile. Non male per chi – pur non recandosi sul posto di lavoro – si vede detratte solo le assenze nei giorni di votazione (molto poche in un mese). Una bella gallina dalle uova d’oro.

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