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Con la nuova tecnologia del 5G aumenterà l’inquinamento elettromagnetico

Luglio 12
20:38 2018

Con la nuova tecnologia del 5G aumenterà l’inquinamento elettromagnetico

Alcune associazioni ambientaliste non accettano che per avere nuove e più efficienti tecnologie di comunicazione si debba mettere a rischio la salute umana a causa della produzione di campi elettromagnetici di maggiore potenza. La tecnologia del 5G non è, pertanto, ben vista da tutti. L’attuale normativa italiana cosa dice in merito? Il Decreto Interministeriale n.381 del 10 settembre 1998 ha fissato il tetto massimo di emissione dei campi elettromagnetici ad alta frequenza (radiotrasmissioni e telefonini) a 6 V/m. Per quanto riguarda la distanza delle antenne radio base dagli edifici nelle zone residenziali essa è fissata a non meno di 50 metri. Il limite di 6 V/m è confermato dal successivo D.P.C.M n. 199 del 2003, dietro parere fornito nel 2001 dall’Istituto Superiore di Sanità. Ora questo limite viene considerato troppo alto da molti scienziati e troppo basso dagli operatori dell’industria del 5G. Ne consegue che le richieste delle parti in causa sono di segno opposto: da un lato le associazioni ambientaliste, congiuntamente agli scienziati liberi, chiedono di abbassare il limite ope legis,  e dall’altro lato gli operatori del 5G chiedono che venga alzato. Ma veniamo ai fatti.

Il 5 maggio 2018 il Consiglio dell’ AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) approva la delibera n. 231 sulle procedure per l’assegnazione delle frequenze per il 5G e sulle regole di utilizzo delle frequenze stesse. Nella premessa della delibera dell’AGCOM viene evidenziato che si è inteso andare incontro alle richieste degli operatori dell’industria del 5G di rivedere al rialzo il limite massimo di emissioni elettromagnetiche ad alta frequenza, dopo che alcuni di questi operatori – durante le pragmatiche audizioni – avevano lamentato che detti limiti avrebbero posto un freno allo sviluppo degli impianti radio. Così l’AGCOM, con la suddetta delibera, se da un lato è andata incontro alle richieste degli operatori del 5G, dall’altro lato ha lasciato inascoltata la richiesta di pochi mesi prima di abbassare il limite di emissioni elettromagnetiche da parte di circa 180 scienziati e medici di 35 Paesi che avevano sottolineato i rischi del 5G (https://emfscientist.org/index.php/emf-scientist-appeal). Rischi evidenziati pure da diversi studi scientifici che mettono in guardia sul fatto che l’attuale normativa non tuteli affatto la salute umana e, pertanto, debba essere rivista abbassando i limiti di campi elettromagnetici a cui le persone sono esposte. Questi studi scientifici indipendenti (non finanziati dall’industria delle tecnologie di comunicazione) fanno concludere che è tempo di aggiornare la classificazione dell’ Agenzia  Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). Attualmente la IARC classifica la radiofrequenza come “Possibile Cancerogeno per l’Uomo”, ma oggi gli studi in vivo fanno propendere per la classificazione “Probabile Cancerogeno” di classe 1A o, come suggerito da Hardell, “Cancerogeno Certo” di classe 1.  Gli studi scientifici più noti sono tre: 1) lo studio sugli utilizzatori di cellulari dell’oncologo Lennart Hardell del Dipartimento di Oncologia dell’Università Ospedaliera di Oerebro, Svezia, pubblicato sulla rivista scientifica Pathophysiology 2014, e il resoconto dell’incontro di Hardell con i dirigenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicato sull’ International Journal of Oncology 2017, nel quale si sottolinea che il problema centrale è che gli standard di sicurezza internazionali promossi dall’OMS fanno riferimento agli “effetti termici” cioè al riscaldamento indotto sul materiale biologico dall’esposizione alle radiofrequenze, mentre esistono migliaia di evidenze scientifiche sugli “effetti non termici” che comprendono, oltre ai danni di natura oncologica, anche danni al DNA, malattie neurovegetative, disturbi neuro comportamentali, aumento dello stress ossidativo, infertilità e danni al feto (http://oru.diva-portal.org/smash/person.jsf?pid=authority-person%3A37706&dswid=5303); 2) lo studio di Laura Falcioni, Philip Landrigan, Fiorella Belpoggi e altri dell’Istituto Ramazzini di Bologna, pubblicato su Environmental Research 2018, che evidenzia un aumentato rischio di tumori alla testa e al cuore; 3) lo studio del National Toxicology Program (NTP) sul rapporto tra l’elevata esposizione alla radiazione a radiofrequenza e l’attività tumorale nei ratti maschi, prodotto dall’Istituto Nazionale di Scienze della Salute Ambientale (NIEHS in inglese), che fa parte del National Institutes of Health (NIH) agenzia federale di ricerca medica della nazione e componente del  Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti www.niehs.nih.gov/high-exposure-radiofrequency-radiation.  Detto studio sui ratti dimostra che l’incidenza di tumori, denominata schwannoma maligno, osservata nel cuore, è aumentata nei ratti maschi poiché sono stati esposti a livelli crescenti di radiofrequenza oltre le emissioni consentite per i telefoni cellulari.

Proseguendo con l’analisi dei fatti riscontriamo che, a seguito della suddetta delibera n.231 dell’AGCOM, il 12 giugno  2018 l’ISDE italiana, associazione di Medici per l’Ambiente con sede ad Arezzo, affiliata all’ISDE internazionale (International Society of Doctors for the Environment) riconosciuta dall’ONU e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, chiede all’ AGCOM  una moratoria per la sperimentazione della tecnologia 5G, prevista dal prossimo settembre sul territorio nazionale, motivandola con il fatto che detta sperimentazione avrà la conseguenza di esporre la popolazione italiana a campi elettromagnetici ad alta frequenza, con densità espositive e frequenze sino ad ora inesplorate su così larga scala. In particolare il 5G utilizzerà frequenze superiori a 30 GHz (frequenze adoperate oggi solo per i ponti radio) di modo che i telefonini  in 5G saranno di fatto dei ponti radio portatili, che si agganceranno punto-punto con il ripetitore più vicino (uno su ogni edificio). Si tratta di un meccanismo tecnico che, per stabilire la connessione,  produrrà potenze efficaci simili a quelle di radar militari, ma ad una frequenza 20-30 volte superiore rispetto a quelle dei radar.  Con la suddetta richiesta di moratoria l’ISDE nazionale (https://www.isde.it/richiesta-moratoria-per-le-sperimentazioni-5G-su-tutto-il-territorio-nazionale/) e l’ISDE internazionale (http://www.isde.org/5Gappeal.pdf), chiedono all’AGCOM di fermare la sperimentazione sino a quando non si verifichino le seguenti condizioni : 1) che ci sia il coinvolgimento preventivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario (quali il Ministero dell’Ambiente, Ministero della Salute, ISPRA, ARPA, Dipartimenti di prevenzione) per la valutazione di studi indipendenti  (cioè non finanziati dall’industria di telecomunicazioni e senza tecniche di mascheramento) sugli effetti biologici derivanti da tale esposizione su animali, piante e biomolecole, in modo tale da poter effettuare previsioni di impatto sanitario anche sull’uomo e sull’ambiente secondo metodologie codificate; 2) che, nel caso si voglia fare sperimentazione  sulle persone esponendole ai campi elettromagnetici ad alta frequenza, ciò debba avvenire  con il loro consenso informato sugli eventuali rischi  di danni alla salute; 3) che il monitoraggio degli effetti sulla salute delle persone esposte avvenga con procedure codificate a priori. Con le ultime due condizioni si deduce che si andranno a valutare gli effetti del 5G solo a posteriori, cioè solo dopo aver causato eventuali danni alla salute.     

Il 28 giugno 2018 Stefano Gallozzi, consulente scientifico del Comitato di Tutela e Salvaguardia dell’Ambiente in Monte Porzio Catone, e Giovanni De Rossi, vicepresidente del Comitato medesimo, inviano un appello per ottenere limiti più cautelativi per i campi elettromagnetici alle seguenti autorità:  Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Ambiente,  Ministero della Salute,  Ministero delle Infrastrutture,  Ministero dell’Istruzione e Ministero dello Sviluppo economico. L’appello è stato concordato con altre associazioni ambientaliste (A.M.I.C.A. – Associazione contro le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale; Comitato Stop Antenna di Velletri; Progetto PRAEET; Comitato di Tutela Ambiente in Rocca di Papa; Associazione Italiana ElettroSensibili; Centro Consumatori Utenti di Bolzano). In detto appello congiunto si chiede di tutelare la salute pubblica, il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della Nazione messi in pericolo dalla normativa vigente. Infatti, con la legge quadro n. 36 del 22 febbraio 2001 mentre i gestori di telefonia sono liberi di installare dove vogliono, i gestori di stazioni radio base possono installare solo dove i Comuni non si siano dotati di un censimento delle emissioni elettromagnetiche e di un Piano Antenne. Poi con il successivo Decreto legislativo n. 198 del 2002 i privati che acquistano terreni nei parchi naturali regionali e nazionali (tramite la Patrimonio s.p.a. o la Infrastrutture s.p.a.)  possono liberamente installare antenne radiotelevisive e telefoniche. Da allora molti Comuni hanno provveduto a cambiare i piani regolatori per rendere appetibile ai privati l’acquisto dei terreni demaniali.

La richiesta contenuta nel suddetto appello si articola nei seguenti punti: 1) attuare quanto indicato nella Raccomandazione n.1815 del 2011 dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, volta ad un abbassamento dei limiti di legge a 0,6 V/m nell’immediato e a 0,2 V/m sul lungo termine; 2) cancellare l’articolo 14 del Decreto Sviluppo n.179 del 18/10/2012, che impone una misurazione media dei campi elettromagnetici nelle 24 ore, anziché su 6 minuti (valore basato su motivazioni biologiche); 3) recepire i risultati di studi scientifici, che confermano la necessità di abbassare i limiti di esposizione alla radiofrequenza per la popolazione italiana, allo scopo principale di sospendere qualunque forma di sperimentazione tecnologica del 5G nelle città italiane anche in applicazione del principio di precauzione.  Ora la parola sembra passata ai cittadini che sono stati invitati a firmare l’appello online del comunicato https://www.change.org/p/presidenza-del-consiglio-dei-ministri-limiti-più-cautelativi-per-i-campi-elettromagnetici-e-conseguente-stop-al-5g

 

 

 

 

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