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Con l’elezione dei sette componenti del Comitato Esecutivo prende il via la nuova era di Slow Food Italia

Luglio 11
21:26 2018

La lotta a qualsiasi tipo di sfruttamento ambientale, umano e sociale nel sistema produttivo agricolo dei nostri territori è la traccia del mandato fino al 2020

L’intervento del sindacalista Aboubakar Soumahoro: «Si chiudono i porti dei nostri mari per i migranti lasciando indisturbate le navi da guerra. Ma 5 milioni di migranti sono l’8% della popolazione italiana, lo stesso numero di giovani che vanno a lavorare all’estero. Oggi chiudono i porti per i migranti, e se domani chiudessero gli aeroporti per loro?».

«Stiamo vivendo una fase storica della nostra Associazione che segnerà la strada per un futuro straordinario, in Italia come nel mondo. La dichiarazione di Chengdu, Cina ottobre 2017, con le mozioni approvate a sostegno della nostra nuova via, rappresentano una linfa vitale che ha rinnovato molti entusiasmi nei territori in cui Slow Food è presente e dove la sua attività è stata al centro di iniziative importanti. Da quel momento, in tutte le nostre Condotte, in tutti i consessi regionali, all’interno del nostro Consiglio nazionale, le parole rinnovamento, inclusività, apertura, ascolto, sorriso, disponibilità, hanno acquisito nuova forza nei dialoghi e nei confronti e dovranno continuare a farlo per portare la nostra rete italiana a presentarsi degnamente al prossimo Congresso Internazionale del 2020». È con queste parole che i sette componenti del nuovo Comitato Esecutivo di Slow Food Italia si sono presentati ai 650 delegati riuniti a Montecatini Terme per il IX Congresso nazionale.
«Ci impegniamo a far nostri i temi delle mozioni, dei documenti e dei contributi che sono stati depositati da diverse parti d’Italia durante il Congresso sui temi delle migrazioni, della giustizia del cibo che consumiamo, del sostegno della rete dei giovani, dell’agricoltura sociale, della riqualificazione ambientale, della mobilità sostenibile così come della lotta a qualsiasi tipo di sfruttamento ambientale, umano e sociale nel sistema produttivo agricolo dei nostri territori. Il nostro modo di guardare alla biodiversità è stato e continua ad essere unico nel mondo, al confronto con la moltitudine di associazioni ed organizzazioni che lavorano sulla conservazione della biodiversità con le quali pure già collaboriamo e sempre più collaboreremo. Questa ricchezza dovrà essere al centro della nostra attività attraverso il nostro progetto dei presìdi, lo sviluppo dei mercati della terra, il consolidamento della rete dell’alleanza dei ristoratori. Ma anche attraverso il rafforzamento delle reti territoriali così come quelle tematiche che stanno svolgendo e possono svolgere un ruolo fondamentale nel nostro Paese, soprattutto in aree con specifiche fragilità. E questo impegno dovrà convergere in modo ancora più forte nell’ambito delle campagne internazionali come quella sugli orti in africa che ci hanno già visto impegnati negli anni scorsi o quella sul cambiamento climatico che merita una strategia attenta a partire proprio dai nostri territori con la consapevolezza di come si svolge a livello globale».

Clicca qui per leggere il testo integrale dell’intervento

Le foto del nuovo Comitato Esecutivo saranno disponibili a brevissimo nella stessa pagina.

Gaetano Pascale, presidente uscente di Slow Food Italia, ha formalizzato il passaggio di consegne al nuovo Comitato Esecutivo: «Miei cari, vi aspettano due anni impegnativi. Noi tutti soci dobbiamo ringraziare queste persone che avranno tante soddisfazioni, ma gli oneri e le responsabilità saranno superiori agli onori che gli tributiamo oggi e che riceveranno in futuro. Dobbiamo essere a loro disposizione, con cura e attenzione, perché il nostro impegno passa anche attraverso il loro sacrificio. In me troverete sempre una persona di supporto in qualsiasi cosa farete. Siete straordinari per aver assunto la responsabilità dell’associazione in un momento così importante. Faremo molto insieme, con tutte queste belle persone che ci sono oggi e anche chi non è potuto venire. Grazie e buon lavoro!».

Chiamati a dirigere l’Associazione nel percorso di rinnovamento che porterà al Congresso del 2020, i sette componenti portano in dote la loro variegata esperienza nella rete Slow Food italiana:
Massimo Bernacchini, cinquant’anni, vive e lavora a Orbetello, dove è attivo nel mondo della cooperazione e della pesca. Dal 2006 è membro della Segreteria Regionale di Slow Food Toscana e consigliere nazionale;
Giorgia Canali, classe 1986, vive a Cesena dove lavora come giornalista. Nel 2010 viene eletta fiduciaria, contribuendo alla nascita della Rete giovani di Slow Food in Italia;
Antonio Cherchi, sassarese, 63 anni, commercialista, vive e lavora a Modena. Dal 2010 al 2014 è stato presidente di Slow Food Emilia-Romagna; dal 2015 ha ricoperto l’incarico di Tesoriere e consigliere nazionale;
Silvia De Paulis, agronoma, dal ’98 al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Dal 2009, dopo il terremoto che ha sconvolto L’Aquila, ha contribuito alla realizzazione prima del progetto 10 orti per 10 tendopoli e poi del Mercato Contadino;
Giuseppe Orefice, tecnologo alimentare, ha 42 anni e dal 2014 è formatore nell’ambito del progetto Orto in Condotta e docente Master of Food; è il presidente uscente di Slow Food Campania e Basilicata;
Francesco Sottile, agronomo, insegna Biodiversità e qualità delle colture agrarie all’Università di Palermo. In Slow Food ha cominciato vent’anni fa dal mondo dei Presìdi siciliani allargando sempre più la propria collaborazione sul piano tecnico e associativo anche all’estero.

Clicca qui per le biografie dei sette componenti del Comitato Esecutivo di Slow Food Italia

Tra gli interventi della giornata conclusiva anche quello del sindacalista Usb Aboubakar Soumahoro che ha portato il saluto delle lavoratrici e dei lavoratori della piana di Gioia Tauro, della Puglia, dei braccianti cuneesi: «Chi continua a cercare lavoro, chi ha già un lavoro ma si sente schiavo e quelli a cui viene detto che non hanno diritto a un futuro migliore. Prima di parlare di futuro però serve anche la memoria: ascoltando i delegati ieri mi veniva in mente la mia infanzia, il villaggio in cui sono nato in Costa Avorio dove non andavamo a fare la spesa nei supermarket. C’era tutto: quello che si coltivava si mangiava, i semi erano nostro e non venivano imposti da nessuno, si conosceva la loro qualità. Primo Levi diceva che viviamo in una guerra costante con la memoria. Questa guerra dice che non abbiamo un passato e che il presente deve essere di odio verso il diverso, di un Paese in cui si chiudono i porti dei nostri mari per i migranti lasciando indisturbate le navi da guerra. Si continua a dire che siamo invasi dai migranti ma è solo una realtà falsificata. Abbiamo 5 milioni di persone partite dagli altri continenti che non esprimono una scelta divina, ma fuggono dai cambiamenti climatici, dalle guerre in corso. Ma non è tutto perso: ci sono tante persone, tanti giovani che non prendono il megafono dell’odio per attaccare i più poveri. La risposta deve essere restituire sovranità alimentare e giustizia sociale a chi è più sofferente. Il vero problema in Italia non sono i profughi: ci sono 7 milioni di poveri che non se la prendono con migranti. Il nostro presente è fatto di luce e speranza, di uomini e donne come voi e insieme possiamo portare la nave Italia a riva senza far affogare nessuno. Insieme!».

Emozionante per la platea è stato anche l’intervento dello studente dell’Università di Scienze Gastronomiche Muhamed Abdikadir, detto Mudane: «Sono un ragazzo sfortunato e fortunato allo stesso tempo. Sfortunato perché da quando sono nato non ho mai visto pace nel mio paese, la Somalia, perché non conosco la mia data nascita, perché sono cresciuto nell’anarchia e nella fame. Ma sono fortunato perché da 1991 ho avuto un aiuto fondamentale da una Ong italiana che molti altri bambini non hanno avuto. Ho potuto studiare e ora frequento un Master all’università di Pollenzo, cosa che nessun altro somalo ha potuto fare. Sono stato fortunato anche perché ho vissuto un terzo della mia vita nel segno della filosofia di Slow Food».

Il saluto ai mille tra delegati, osservatori e ospiti della Chiocciola alla cittadina Toscana è dato dall’assessore alle attività produttiva, Helga Bracali a nome di tutta l’amministrazione comunale di Montecatini Terme: «Grazie per aver colorato la nostra città. La presenza di Slow Food a Montecatini Terme è per noi un’opportunità incredibile. Spero portiate a casa tutti bel ricordo di noi e della città e spero che il connubio con il nostro territorio continui perché è davvero bello sentirvi dire che siamo una città a misura vostra. Per questo ci piacerebbe accogliere Slow Food Toscana nel territorio della Valdinievole. Vi aspettiamo il 13 ottobre per la presentazione e degustazione nazionale di Slow Wine. Porteremo ancora una volta la vostra Chiocciola sotto il nostro Tettuccio».

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