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“Controluce” e la scienza

“Controluce” e la scienza
Ottobre 18
02:00 2007

Da alcuni anni anche in Italia sta crescendo sempre più l’attenzione verso la divulgazione scientifica. Negli anni Sessanta del secolo appena trascorso, Adriano Buzzati Traverso [1] si lamentava che “attaccati ancora alla concezione che il sapere sia e debba rimanere privilegio di una élite, molti studiosi ancor oggi guardano al collega divulgatore quasi come ad un traditore”. Negli anni correnti, un grande ed autorevole sostegno alla necessità di una seria divulgazione scientifica è costantemente elargito dal matematico e scrittore Pierluigi Odifreddi, che nel suo articolo Lo zoo dei matematici, apparso su “Repubblica” del 13 giugno 2000, faceva notare che in testa alla classifica dei best seller del Novecento non c’era un romanzo, bensì un libro di divulgazione scientifica, Dal Big Bang ai buchi neri, del fisico Stephen Hawking, con trenta milioni di copie vendute. Ciò a convalida della sua tesi che sono proprio le opere divulgative quelle che, a conti fatti, permangono nel tempo e foggiano la nostra cultura.
L’importanza di una valida divulgazione scientifica aumenta con il progredire dei risultati scientifici e tecnologici, accompagnato dall’inesorabile accentuazione delle specializzazioni. A rendere indispensabile l’opera del bravo divulgatore si aggiunge il particolare gergo utilizzato necessariamente dalle varie discipline scientifiche, in primis la matematica, che “è resa impenetrabile dal suo stesso linguagio simbolico e…dall’astrazione dei suoi enti, che si possono percepire soltanto immaginandoli”, come osserva Odifreddi nel suo articolo. E’ dunque quanto mai necessario un doppio anello di congiunzione fra chi produce risultati scientifici (il ricercatore) e chi li deve usare (il tecnologo e il professionista) e chi semplicemente vuol conoscere di quei risultati ciò che può e deve essere considerato ‘cultura’. Realizzare il primo anello è compito di chi insegna; realizzare il secondo anello spetta invece al divulgatore, anche se polemicamente Buzzati Traverso, nello stesso articolo citato, sosteneva che “divulgazione ed insegnamento scientifico, eccezione fatta soltanto per i più elevati livelli della professione del docente in quanto egli si rivolge a gruppi di giovani già specializzati, possono … venir considerati come sinonimi”. Certamente l’ideale sarebbe che gli stessi scienziati vestissero l’abito del divulgatore (e ciò è avvenuto in molti casi), ma non sempre ciò è possibile, perché le due qualità del ‘creativo’ e del ‘didatta’ non sono necessariamente legate l’una all’altra. Newton era un pessimo insegnante, e il sommo matematico Bernhard Riemann risultava ostico e incomprensibile, nelle sue lezioni, perfino a matematici di professione. Galileo Galilei, invece, era sommo non soltanto come insegnante, ma anche come divulgatore dell’epoca (basti ricordare le sue opere in forma dialogica); Enrico Fermi era grande come ricercatore teorico e sperimentale quanto come didatta (è nota la sua passione per l’insegnamento). Il divulgare è poi diverso dall’insegnare. Il divulgatore si rivolge a chi è ‘digiuno’ di quelle idee che intende comunicare e non è nella predisposizione di ascoltare con l’intento di ‘studiare’, bensì soltanto di piacevolmente arricchire la propria cultura, rifiutando tutto ciò che può apparirgli come ‘tecnicismo’. Lo studente cui si rivolge l’insegnante, sa e accetta che deve imparare il particolare gergo della disciplina che studia; l’uomo della strada cui si rivolge il divulgatore, invece, vuol capire e sapere utilizzando soltanto il linguaggio comune, e al più è disposto ad utilizzare qualche nozione tecnica elementare scolastica. Gli sforzi e i rischi che, quindi, il divulgatore scientifico accetta sono un atto di coraggio e d’amore, e come tali vanno apprezzati, anche quando i risultati non sono quelli attesi.
La nostra rivista, da diversi anni, dedica in ogni fascicolo un appuntamento con la divulgazione scientifica, avendo ben presente di rivolgersi ad un pubblico non specialista ed eterogeneo. I nostri sforzi sono stati anzitutto ripagati dagli apprezzamenti che da diversi lettori ci sono stati espressi. Per chi scrive, il consenso dei lettori è senz’altro la ricompensa più grande. E’ tuttavia, una gran soddisfazione per l’intera Redazione l’invito rivolto a Controluce, dal comitato organizzativo di ComunicareFisica 2007, a partecipare, con suoi contributi, alla seconda edizione della Conferenza-Workshop nazionale sulle tematiche e sulle metodologie della comunicazione della fisica e delle altre scienze, che si terrà a Trieste dal 1° al 6 ottobre 2007. Controluce ha accolto volentieri l’invito e parteciperà nella sessione Linguaggi e strumenti della comunicazione verso il pubblico il 3 ottobre, con l’intervento di Armando Guidoni La cibernetica del gruppo di Frascati e l’intervento di Luca Nicotra Il relativismo nella scienza: dalle geometrie non-euclidee alla teoria soggettiva delle probabilità (coautore Silvia Coletti). Per maggiori informazioni sul programma della conferenza si rimanda al sito http://www.ts.infn.it/eventi/ComunicareFisica/index.php. ———
[1] A. Buzzati Traverso, La scienza proibita. In “L’Espresso” 13-5-1962

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