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Convegno 26-28 novembre a Villa Falconieri: “Costruire il futuro guardando nello specchio della storia”

Convegno 26-28 novembre a Villa Falconieri: “Costruire il futuro guardando nello specchio della storia”
Novembre 21
09:16 2021

Simul ante retroque prospicientes – Costruire il futuro guardando nello specchio della storia.

Inaugurazione dell’anno accademico 2021/2022

26-28 novembre 2021 Accademia Vivarium novumVilla Falconieri, Frascati (Roma)

Coscienti della profonda crisi del mondo contemporaneo, simile a un naufragio dal quale solo pochi relitti emergono sulla furia delle onde, il convegno d’apertura dell’anno accademico 2021/2022 del Vivarium novum intende esplorare vie d’indagine e trovare parallelismi storici alla situazione presente, con lo scopo di prendere spunti per suggerire un confronto con paradigmi di pensiero del passato e individuare possibili strade per un’auspicata rinascita. La ragione di questa scelta non è la convinzione che la storia sia una costante ripetizione di sé stessa, ma piuttosto che le esperienze umane, per quanto diverse in condizioni, categorie e sensibilità, tuttavia abbiano nei percorsi dei secoli una base sostanzialmente comune; e che, crocianamente, sia “evidente che solo un interesse della vita presente ci può muovere a indagare un fatto passato; il quale, dunque, in quanto si unifica con un interesse della vita presente, non risponde a un interesse passato, ma presente” (B. Croce, Teoria e storia della storiografia).

Stabilire in che cosa consista precisamente questa base comune tra il passato e il presente è materia che va ben oltre la materia di questo convegno, ma si potrà facilmente intuire ch’essa è strettamente legata a quell’‘umano’ di cui l’azione dell’Accademia Vivarium novum ha preso da anni la difesa. In quest’incontro ci limiteremo a proporre questa sorta di gioco di specchi, il quale, se proposto col dovuto equilibrio, pensiamo possa apportare alcune luci per comprendere più a fondo la situazione presente. Purtroppo, però, a buona parte di noi, figli degeneri del più ottuso positivismo, sono stati da tempo inoculati nocivi anticorpi contro questo tipo di pensiero: ci siamo da lungo tempo convinti che l’uomo del passato, essendo prodotto soltanto del suo contesto, sia un essere del tutto a noi estraneo. Una volta affermate le differenze a discapito di qualsiasi possibile punto di contatto, vien quasi naturale il riflesso d’interpretare questa differenza a nostro vantaggio: in effetti, quando c’è contrasto d’opinioni, tutti pensano d’aver la fortuna di trovarsi dal lato giusto. Se a questo s’aggiunge il mito del progresso, secondo il quale quello che vien dopo è ipso facto migliore di quello di prima (come se il rapporto di successione comportasse necessariamente un superamento), ecco che emerge quell’atteggiamento misto fra pietà e sospetto col quale ci siamo abituati a guardare agli uomini del passato. Lo studio della storia, da parte sua, rimane confinato, nel migliore dei casi, a una mera descrizione degli eventi che hanno portato al punto in cui ci troviamo, e dunque, nel suo rapporto con il presente, viene trasformato in una semplice tautologia. Inoltre questo rapporto con la storia ha oggi partorito una specie di grottesca e degenerata ombra di sé stesso, cioè, la strumentalizzazione dello studio del passato per compiacersi dello stato attuale e per corroborare una sorta di glorificazione ideologica del presente.

Tenteremo di tenerci lontani da entrambi gli estremi, in quanto crediamo che, sia per false pretese d’oggettività, sia per convenzionalismi semplicisti e grossolani, simili atteggiamenti tradiscano il doppio valore della storia come magistra vitae e nuntia vetustatis. Infatti, se il mondo del passato fosse radicalmente diverso dal nostro, che cosa potrebbe mai insegnarci? E se, d’altronde, ci ostiniamo a vedere in esso soltanto quello che non contraddice i pregiudizi del presente, che senso avrebbero più le differenze? Noi, al contrario, crediamo che sia proprio in virtù delle somiglianze che si possa trarre insegnamento dalle differenze, in quanto esse ci offrono la possibilità d’inquadrare in maniere paradossalmente nuove e insospettate le problematiche similari. D’altronde, è noto il comune vizio psicologico che ci fa essere insofferenti a quegli stessi difetti che non riusciamo a vedere in noi stessi. Nelle parole di Fedro, il favolista latino: “Videre nostra mala non possumus; / alii simul delinquunt, censores sumus.” In questo senso, è sempre più facile riconoscere i pericoli che premono sulla nostra età avvertendoli, anche ex rerum eventu, nello specchio di tempi più remoti, la cui rappresentazione non ci appare ancora svigorita dall’abitudine né decorata da quel velo d’invulnerabilità che, quasi per riflesso, siamo soliti tendere sul nostro presente.

È a questo che la scuola classica deve sforzarsi di formare le nuove generazioni, di là dal mero apprendimento del latino e del greco: lingue che sono le chiavi e gli strumenti indispensabili per instaurare un dialogo fecondo con coloro che ci han preceduto in questa stagione terrena, e che ancora, come disse bellamente il Petrarca, nobiscum vivunt, habitant, colloquuntur. Quegli uomini e i loro scritti, che per secoli i nostri maiores si sono adoperati in ogni modo di trasmetterci, costituiscono per un verso una serie d’exempla, di modelli positivi su cui riflettere e negativi da cui guardarci, per l’altro di stimoli al pensiero profondo sulla complessità dell’essere umano e della sua storia. È così che possiamo guardare alle vicende da cui siamo travolti sub specie aeternitatis, dilatando la nostra consapevolezza e la nostra esperienza che s’arricchisce dell’esperienza di millenni, simul ante retroque prospicientes: perché, come scrisse non senza ragione il Fichte nella Missione del dòtto, “ciò che dobbiamo diventare sia immaginato come ciò che siamo già stati, e ciò che dobbiamo raggiungere sia rappresentato come qualcosa che abbiamo perduto”: in una parola, disse con acume il Sartre, “si domanda al passato di costituire fittiziamente l’eternità che lo tramuta in sé stesso”. Perché, scrisse opportunamente il Gravina, la cognitio praeteritorum si prende quasi come ex futurorum imagine.

Infine, la nostra scelta ha anche un altro motivo, che potremmo dire, usando un’espressione di Thomas Mann, più di carattere ‘militante’. Infatti, crediamo che il recupero di questo atteggiamento nell’avvicinarsi alla storia, che una volta non aveva bisogno d’ulteriori conferme, costituisca oggi un possibile caposaldo per la sopravvivenza di quelle discipline che hanno nutrito per secoli una visione umanistica della vita, e, dunque, per un’auspicabile formulazione d’un nuovo umanesimo capace di confrontarsi con le tante sfide del presente. Soltanto uno studio del pensiero umano che non si fermi alla mera descrizione di processi diacronici, ma che tenti di stabilire un dialogo sincronico coi paradigmi del passato, sarà capace di distinguere in essi l’antiquato dal veramente duraturo, e oserà dire, con l’Apollo ovidiano, “per me quod eritque fuitque / estque patet”. Simili approcci, tra l’altro, sono già esistiti: essi stanno alla base di tutti i grandi episodi di rinascimento culturale nella storia, quando gli uomini, volgendo lo sguardo verso il passato con un misto di riconoscenza ed emulazione −tanto lontana dalla presuntuosa iconoclastìa, quanto da un’ammirazione sterile−, hanno saputo far tesoro di quegli spunti d’ispirazione che Giordano Bruno ha descritto dicendo: “Sono amputate radici che germogliano, son cose antique che rivegnono, son veritadi occolte che si scuoprono: è un nuovo lume che dopo lunga notte spunta all’orizonte et emisferio della nostra cognizione, et a poco a poco s’avicina al meridiano della nostra intelligenza.” Ci auguriamo d’essere ancora in tempo, e che, prendendo coscienza della ricchezza morale, oltre che politica e sociale, alla quale un fecondo studio della storia può dare accesso, saremo in grado di definire la nostra età non più come la conseguenza ancora imprecisata di sconfitte pregresse, ma come un momento storico a sé stante, il cui futuro dipenderà delle vittorie che sapremo riportare sul presente. 

Modalità di partecipazione

In presenza: sarà possibile frequentare il convegno in presenza prenotando il posto scrivendo a convegni@vivariumnovum.net; in ottemperanza ai decreti relativi alla pandemia, sarà necessario esibire una certificazione per poter accedere.

A distanza: il convegno sarà integralmente trasmesso attraverso la piattaforma zoom per permettere a tutti di seguire ogni intervento e d’interagire con i relatori. Si prega d’iscriversi attraverso il seguente collegamento: iscrizione. Gli iscritti riceveranno automaticamente un unico collegamento valido per tutte tre le giornate. 

Programma 

Venerdì 26 novembre

15:30 – Saluti delle autorità

16:00 – Gennaro Sasso (Università di Roma “La Sapienza” e Accademia nazionale dei Lincei): Dante fra realtà e realtà.

16:30 – Cecilia Castellani (Archivio Fondazione Giovanni Gentile per gli studi filosofici – Università di Roma “La Sapienza”): Benedetto Croce e l’Umanesimo: qualche osservazione.

17:00 – Marcelo Sánchez Sorondo (Pontificia accademia delle scienze e Pontificia accademia delle scienze sociali): La dottrina dei trascendentali dell’essere: un cammino passato, presente e futuro d’umanizzazione.

17:30 – Pausa

18:00 – Presentazione del Campus mondiale dell’umanesimo e del nuovo curriculum quadriennale dell’Accademia Vivarium novum.

19:00 – Filippo Tarantino (Istituto per gli studi filosofici e scientifici “G. Tarantino”): Scuola e cultura per la rinascita: il ruolo dell’umanesimo.

19:30 – Claudio Moreschini (Università di Pisa): Il tardoantico: solo un fenomeno letterario?

20:00 – Concerto del coro Tyrtarion

Sabato 27 novembre

09:30 – Indirizzi di saluto di Adriano Rossi (ISMEO – Università di Napoli “L’Orientale” e Accademia nazionale dei Lincei)

10:00 – Fulvio Delle Donne (Università della Basilicata): Il latino come lingua imperiale (parte 1: secoli XII-XV).

10:30 – Guido Cappelli (Università di Napoli “L’Orientale”): Il latino come lingua imperiale (parte 2: secoli XV-XVI).

11:00 – Eugenio Capozzi (Università di Napoli “Suor Orsola Benincasa”): Esiste un nuovo umanesimo?

11:30 – Pausa

12:00 – L’internazionalità dell’umanesimo − Interverranno: Junyang Ng (Accademia Wen-Li, Cina); Eugenia Manolidou (Helleniki agogi, Grecia); Félix Kaputu (Bard College at Simon’s Rock, New York), Maurice Amuri (Università di Lubumbashi, Congo) e Alain Kwigomba (Accademia Vivarium novum).

12:45 – Gianni Marilotti (Presidente Biblioteca e archivi del Senato): Riflettere sui fondamenti della democrazia.

13:15 – Pranzo

15:00 Katabasis: Presentazione del centro di produzione multimediale dell’Accademia e proiezione del film.

16:30 – Per una rinascita della cultura: l’alleanza dell’Istituto italiano per gli studi filosofici, Bibliopolis e l’Accademia Vivarium novum. – Tavola rotonda con Emilia Del Franco (Edizioni Bibliopolis – Napoli), Massimiliano Marotta (Istituto italiano per gli studi filosofici), Luigi Miraglia (Accademia Vivarium novum), Tiziana Provvidera (Accademia Vivarium novum e Istituto Italiano per gli studi filosofici) e Francesco Serra di Cassano (Giornalista e saggista).

17:30 – Pausa

18:00 – Orbis doctrinarum: Il polo bibliotecario del Campus mondiale dell’umanesimone parlano insieme: Fiammetta Terlizzi (già direttrice della biblioteca Angelica), Giancarlo Rinaldi (Università di Napoli “L’Orientale”) e Giulia Mochi (Bibliotecaria dell’Accademia Vivarium novum).

19:00 – Grazia Marchianò (Università di Siena-Arezzo): La donazione all’Accademia Vivarium novum della biblioteca e dell’archivio di Elémire Zolla e il convegno internazionale “Il conoscitore di segreti” nel ventennale della morte dello scrittore.

19:30 – Leonid Ilyukhin (Accademia di belle arti di Mosca e Accademia Vivarium novum): Il Centro per la rinascita delle arti del Campus mondiale dell’umanesimo.

20:00 – ‘…ferum captorem cepit’: Spettacolo teatrale basato sul De bello Tartarico di M. Martini (1654) presentato dalla compagnia di teatro Vertumnus.

Domenica 28 novembre

10:30 – Biagio De Giovanni (Università di Napoli “L’Orientale” e Accademia nazionale dei Lincei): Croce e la storia.

11:00 – Fabio Bentivoglio (Accademia Vivarium novum): Lo smarrimento dell’essere: genesi e approdo.

11:30 – Eugenio Canone (Lessico intellettuale europeo; Direttore di “Bruniana & Campanelliana”): Il tema della “rinascita” in Giordano Bruno nell’orizzonte cinquecentesco.

12:00 – Pausa

12:30 – Tiziana Provvidera (University college London): Gli exempla e i monita nella tradizione umanistica europea da Erasmo a Giusto Lipsio.

13:00 – Ignacio Armella (Accademia Vivarium novum): ‘Quod eritque fuitque’: giochi di specchi fra l’accaduto e l’avvenire.

13:30 – Pranzo pranzo

15:30 – Michele Carrelli Palombi (Fondazione per lo studio e l’insegnamento della civiltà greca e bizantina del Mediterraneo e del vicino Oriente): Un nuovo Istituto per gli studi greci e bizantini nel Palazzo marchesale De’ Bianchi Dottula d’Adelfia (Bari).

16:00 – Mauro Agosto (Pontificia Università Lateranense): L’eredità culturale greca e bizantina per la rinascita.

16:30 – Gianni Stelli (Istituto italiano per gli studi filosofici): Ripensare la modernità.

17:00 – Pausa

17:30 – Giancarlo Rinaldi (Università di Napoli “L’Orientale”): Il profumo dell’Antico.

18:00 – Luigi Miraglia (Accademia Vivarium novum): Una risposta umanistica alla crisi del nostro tempo.

18:30 – Concerto d’arpa di Joost Willemze

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