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Corazon di donna, corazon del tiempo

Novembre 11
11:53 2009

Hermann Bellinghausen è stato ospite al campus Cinecittà di Roma il primo ottobre, autore della sceneggiatura insieme al regista messicano Alberto Cortés, ha parlato del film “Corazon del tiempo” che tocca molti temi tra cui la situazione delle donne: come una ragazza indigena affronta con sincerità e coerenza di sentimento e azione la decisione di recedere dalla promessa di sposarsi con un ragazzo, come era stato concordato dalla famiglia. Attraverso questo conflitto scopriamo le relazioni che si vivono nelle comunità, la relazione che ha la gente con l’EZLN e quali sono le relazioni di autorità dentro una comunità. Bisogna ricordare che sono passati 15 anni dall’insurrezione e 25 dalla creazione dell’EZLN: ci sono giovani che sono nati ed hanno vissuto nello zapatismo e gli attori principali del film sono giovani che appartengono alla generazione educata nello zapatismo. La donna innamorata esprime la propria volontà e i propri sentimenti davanti il padre e poi davanti la comunità tutta, mettendo a disagio la realtà in cui vive. Infatti l’uomo di cui s’innamora è un combattente. Dovrà quindi scegliere se abbracciare la lotta, lasciare la comunità e andare lei stessa in montagna oppure rimanere nella comunità. La ragazza non vorrebbe lasciare la comunità ma neanche vorrebbe chiedere al combattente di abbandonare la lotta… Nell’atto di affermare se stessa, quello che vuole, possiamo vedere “sorgere la donna”. Sorge la donna da uno stato di ineguaglianza frutto di una struttura ancestrale che l’ha vista sempre in un ruolo di subordinazione. Quest’altra lotta la vediamo scoppiare all’interno della lotta zapatista. Il cuore del tempo avanza così al battere di quello di una donna coraggiosa che non si lascia irretire dal tempo: dalle convenzioni e dalle regole imposte, che va più veloce perché segue prima di tutto i suoi sentimenti! E noi possiamo guardare a questo cuore che corre e fa correre in avanti con sé il tempo, con gli occhi della più piccola della comunità che parla alla nonna. Un quadro bellissimo: la piccola indios non capisce e ride di quell’amore che le sembra una malattia e l’anziana le racconta…le spiega: l’ala più stanca che accarezza con le parole quella più giovane dello stesso corpo-tempo che vola via. Ciao Messico.
Cortés aggiunge che il film “Corazón del tiempo” è il culmine di un lavoro che è durato molti anni, che è iniziato con una visita a la Realidad che lo colpì moltissimo perché poteva vedere come lo zapatismo si stava sviluppando nelle comunità. Da qui l’idea di fare il film. Girarlo non è stato facile, non solo c’era il problema di arrivare e filmare, ma si è dovuto ripensare molte cose, iniziando dalla maniera di farlo. È stato un lavoro lungo spiega Cortés: “Abbiamo iniziato con il proiettare cinema nelle comunità contadine, indigene e basi d’appoggio, che in molti casi non avevano avuto dimistichezza con il cinema o la televisione, incluse anche comunità isolate e senza luce. Dopo questo lavoro, è iniziata la scrittura della sceneggiatura con Hermann Bellinghausen, la scrittura si andava trasfomando nel tempo.”
L’importanza della pellicola è il ritratto che fa sulla vita quotidiana nelle comunità zapatiste: come si vive in resistenza, come si costruisce l’autonomia…tutte cose che abbiamo conosciuto dello zapatismo, in altra forma, con le notizie o i comunicati di Marcos o gli innumerevoli documentari che sono stati fatti, ma questa è la prima volta che tutto questo viene narrato in forma di fiction, interpretata da loro stessi. Tutti gli zapatisti sono coproduttori insieme alla Giunta di Buongoverno Hacia la Esperanza.
“È una pellicola in cui abbiamo inventato una forma di produzione”. Non è un docudrama Secondo Cortés, Corazón del tiempo “È una pellicola strana, perchè finora non si era mai fatto un film con indigeni che rappresentano sé stessi, con piena coscienza. Il dirigere con questi attori è stato molto divertente, la forma nella quale scoprivano tutto e il come lo facevano in maniera fresca, si nota nella pellicola. Tutti gli attori capivano bene la responsabilità del ruolo che stavano svolgendo, siamo tornati all’origine della recitazione nella quale gli attori non pensavano alla fama e al denaro ma alla responsabilità di rappresentare un personaggio della loro società. Non c’è stato dunque niente di artificiale. Pensavamo che Corazón del tiempo doveva essere un film che potesse stare nelle sale commerciali e nei cineclubes, questo era uno dei nostri obiettivi, raggiungere lo schermo, cosa che non è per niente facile per la situazione del cinema messicano, ma siamo abituati alla lotta”.
La pellicola è stata proiettata a San Sebastián, nei Paesi Baschi; poi è andato al Sundance, negli Stati Uniti; a Viva Fest, nel Regno Unito e al Festival di Toulouse.
“In tutto il mondo proprio ora è importante che si abbia un’idea diversa del nostro paese, mentre si parla tanto della guerra contro la droga è importante che invece si veda all’improvviso un film che parla della vita in campagna e degli indigeni in altra maniera. Ti rendi conto che la cosa migliore che c’è in Messico è quello che sta succedendo con gli zapatisti, che sono molto lontani dalla violenza che vive il resto del paese”.

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