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#CORONAVIRUS 19 APRILE 2020

Aprile 20
07:38 2020

LA PEGGIORE ASL DEL LAZIO: OGGI ALTRI 33 NUOVI CASI AI CASTELLI ROMANI E LITORANEA

IL CORONAVIRUS SI DIFFONDE INDISTURBATO NELLE CASE DI RIPOSO E DI CURA “PRIVATE” (OLTRE 400 POSITIVI)

CHIUDERE LA CASA DI CURA SAN RAFFAELE DI ROCCA DI PAPA E SPOSTARE IMMEDIATAMENTE I PAZIENTI RIMASTI

RIAPRIRE L’OSPEDALE DI ALBANO: SERVONO STRUTTURE “PUBBLICHE” DEDICATE E SPECIALIZZATE NELLA CURA DEL CORONAVIRUS

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Nella ASL RM6, che comprende i Castelli Romani e la Litoranea, il 18 aprile il numero dei positivi è salito a 945, con altri 33 nuovi casi.

Continua il disastro “colposo” nelle case di riposo, RSA e strutture ospedaliere “private”.

Nella casa di cura San Raffaele di Montecompatri i positivi sono saliti a 17 casi, di cui uno è deceduto. Dopo la decisa azione del Sindaco di Montecompatri, che aveva isolato la struttura, la ASL RM6 ha spostato tutti i positivi.

Nella struttura per anziani “Villa Nina” di Frattocchie, nel comune di Marino, i contagi da coronavirus sono arrivati a 80 casi. Si registrano purtroppo i primi tre decessi.

In una struttura per anziani di Pavona, nel comune di Albano, i contagi da coronavirus sarebbero 10. La ASL RM6 ha spostato tutti i positivi nelle strutture Covid.

All’INI di Grottaferrata, secondo quanto comunicato dal Sindaco, i positivi sono saliti a 48, riscontrati sia tra i pazienti sia tra gli operatori. La ASL RM6 ha spostato tutti i positivi nelle strutture Covid.

A Villa delle Querce di Nemi, sono stati comunicati oggi 9 pazienti anziani positivi e 3 operatori positivi. È stato isolato il reparto lungodegenza. La ASL RM6 sta facendo i tamponi a tutto il personale sanitario e non. La situazione rischia di andare fuori controllo.

Nella casa di cura San Raffaele di Rocca di Papa i positivi sono saliti a 149 casi. Si tratta di 119 pazienti del reparto di lunga degenza e di 30 operatori sanitari. Purtroppo si contano i primi dieci decessi.

Mentre i cittadini sono chiusi in casa, il coronavirus si diffonde indisturbato nelle case di riposo, nelle RSA e nelle strutture ospedaliere “private”, che sono diventati i pericolosi focolai della diffusione del virus.

Tali strutture andavano “controllate” dal primo momento, non “attenzionate” quando il covid-19 si era già diffuso, per fare la triste conta dei positivi prima e dei decessi poi.

Il Comune di Marino aveva evidenziato che la ASL RM6 continuava a rassicurarli sull’efficacia delle misure contenitive attivate all’interno di queste strutture, ma il numero dei positivi aumenta di giorno in giorno.

Il Comune di Rocca di Papa ha già trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica di Velletri.

Considerando che viene messa a grave rischio la vita di centinaia di anziani, qualcuno dovrà stabilire le responsabilità di questo disastro “colposo” che sta colpendo nei Castelli Romani le case di riposo, le RSA e le strutture ospedaliere “private”.

Il Comune di Albano, unico caso al mondo, continua a non fornire alcuna informazione alla popolazione sulla diffusione del coronavirus sul territorio. Tale decisione è assolutamente incomprensibile, in quanto sulla base della legge 265/99 è un preciso compito istituzionale del Sindaco informare la popolazione sull’evoluzione dell’emergenza sanitaria.

A dimostrazione del caos informativo istituzionale, il gruppo INI ha diramato diversi comunicati stampa in cui ha smentito le dichiarazioni del Sindaco di Grottaferrata.

L’impressione generale è che di fronte a questa gravissima emergenza sanitaria manchi nei Castelli Romani una vera cabina di regia tra ASL RM6 e Sindaci, le informazioni fornite alla stampa e ai cittadini sono poche e frammentarie, spesso imprecise, nulla viene precisato sulla drammaticità dei nuovi focolai nelle case di riposo, RSA e strutture ospedaliere (in circostanze simili la Regione Lazio ha dichiarato “zona rossa” interi comuni), nulla viene spiegato sulle cause e sulle modalità di diffusione del virus (informazioni utilissime per il monitoraggio del virus nella fase 2).

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Il caso più preoccupante è quello riferito alla casa di cura San Raffaele di Rocca di Papa, con 149 casi, di cui 30 operatori sanitari, e 10 decessi.

I familiari degli anziani ricoverati al San Raffaele sono preoccupatissimi, non riescono a parlare con i loro cari e ad avere informazioni precise sul loro stato di salute. Si sono dovuti rivolgere alla trasmissione “Chi l’ha visto” su Rai3 per denunciare questo scandalo.

Solo dopo il servizio di Rai3, la denuncia inviata dal comune di Rocca di Papa alla Procura della Repubblica e la morte di cinque persone, la Regione Lazio si è accorta che il direttore sanitario risulta sprovvisto di titolo di specializzazione e che non sono state rispettate le disposizioni impartite dalla Regione sin dal febbraio scorso.

Nel frattempo, il procuratore aggiunto di Roma Nunzia D’Elia ha inviato alla casa di cura San Raffaele i carabinieri dei Nas per le prime indagini. Si è finalmente mossa anche la Procura della Repubblica di Velletri.

Questa sera il Comune di Rocca di Papa ha comunicato di aver chiesto al Ministro della Sanità, all’Assessore Regionale alla Sanità e al Direttore della ASL RM6 il commissariamento della struttura per i gravissimi problemi riscontrati: mancanza di personale (solo 5 operatori sanitari per 72 pazienti), pazienti abbandonati e non accuditi, mancanza di misure di separazione tra pazienti “covid” e pazienti “non covid”.

Considerando che la casa di cura San Raffaele di Rocca di Papa non è in grado di garantire la sicurezza né dei pazienti né dei dipendenti, il Partito Comunista dei Castelli Romani chiede il trasferimento immediato di tutti i pazienti “covid” e “non covid” nelle strutture pubbliche e la chiusura della casa di cura San Raffaele di Rocca di Papa.

Come abbiamo già denunciato, è stato un grave errore la scelta di distribuire i posti letto e i positivi covid-19 in 5 strutture (Ospedale dei Castelli Romani, posti letto di breve osservazione negli ospedali di Velletri, di Frascati e di Anzio, più l’ospedale Regina Apostolorum), non solo per il grandissimo rischio di aumentare la diffusione del coronavirus, replicando tragicamente uno dei più clamorosi errori commessi dalla Regione Lombardia, ma anche perché questa scelta ha praticamente bloccato tutte le altre prestazioni sanitarie, anche urgenti, di cui necessitano i cittadini.

Dopo un mese di pressioni e di proteste, la Regione Lazio sta organizzando la riapertura dell’Ospedale di Genzano con 40 posti letto per malati Covid.

Questa misura è del tutto insufficiente considerando il disastro “colposo” di 400 nuovi positivi tra gli anziani delle case di riposo e i malati, in prevalenza di lunga degenza delle strutture ospedaliere “private” del San Raffaele e dell’INI.

Il Partito Comunista dei Castelli Romani rilancia la proposta di riaprire l’ospedale di Albano per realizzare una struttura completamente “dedicata, “specializzata” e “isolata” per il trattamento dei soggetti infetti da coronavirus e per le attività di monitoraggio della diffusione del coronavirus nella fase 2, in modo da non bloccare la fornitura delle altre prestazioni sanitarie da parte delle strutture ospedaliere dei Castelli Romani.

A dimostrazione dell’incoscienza di mischiare nelle stesse strutture ospedaliere malati Covid e non-Covid, alcuni giorni fa un operatore del pronto soccorso del Nuovo Ospedale dei Castelli Romani è risultato positivo.

In sintesi, la diffusione del coronavirus nei Castelli Romani e litoranea è responsabilità dei Sindaci, della ASL RM6 e della Regione Lazio per il mancato controllo preventivo delle case di riposo, delle RSA e delle case di cura “private” presenti sul territorio e per le scelte operate in merito alla allocazione dei posti letto “covid”.

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Sulla base delle nostre analisi, la curva dei nuovi contagi aveva raggiunto il picco il 26 marzo, ma a seguito dell’esplosione dei nuovi contagi nelle case di riposo e nelle strutture sanitarie private, siamo risaliti su un secondo altissimo picco. Rispetto al nuovo picco del 15 aprile siamo scesi dell’11%.

La curva dei nuovi contagi dei Castelli Romani e Litoranea segnala che la situazione rischia di andare pericolosamente fuori controllo.

In questo mese i cittadini hanno fatto un grande sacrificio, rimanendo nelle proprie abitazioni e riducendo al minimo gli spostamenti. Le misure di distanziamento sociale sono state applicate diligentemente dai cittadini.

I risultati sono molto buoni. Come si evince dal grafico, l’andamento dei contagi (linea rossa nel grafico) rimane molto più lento rispetto alla simulazione del numero di contagi ottenuta con il modello matematico (siamo scesi all’1% e siamo tra i migliori in Italia).

Quindi, nei Castelli Romani e Litoranea stiamo contenendo il coronavirus. Senza misure di contenimento sociale e senza questo impegno straordinario dei cittadini i contagi sarebbero oggi arrivati nei Castelli Romani e Litoranea a 160.823 casi, con un impatto devastante sulle deboli strutture sanitarie pubbliche.

Questi risultati sono stati ottenuti anche con un ottimo lavoro della ASL RM6 e dei soggetti positivi che sono riusciti a mettere in sorveglianza domiciliare nel nostro territorio migliaia di persone che hanno avuto rapporti con i soggetti positivi.

Se da un lato le misure di distanziamento sociale hanno ben funzionato, grazie all’impegno responsabile dei cittadini, è purtroppo mancata da parte delle istituzioni (Regione Lazio, ASL RM6, Comuni) una azione di controllo preventiva sulle case di riposo, sulle RSA e sulle strutture ospedaliere “private”.

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Di seguito la ripartizione dei contagi per singolo comune dei Castelli Romani e della Litoranea sulla base delle comunicazioni ufficiali delle autorità competenti: Rocca di Papa (160, di cui 149 nella casa di cura San Raffaele), Grottaferrata (136 contagi, di cui 64 suore e 48 riferiti all’INI), Marino (111, di cui 80 nella casa di cura Villa Nina a Frattocchie), Nettuno (54), Pomezia (54), Frascati (49),Velletri (46), Albano (44, di cui 10 in una casa per anziani a Pavona), Anzio (26), Ariccia (26), Lariano (26), Montecompatri (24, di cui 17 nella casa di cura San Raffaele), Ciampino (21), Ardea (19), Genzano (17), Rocca Priora (16), Castel Gandolfo (13), Lanuvio (13, di cui 7 in una casa per anziani), Nemi (13, di cui 12 nella casa di cura Villa delle Querce), Monte Porzio Catone (10), Colonna (4). Si precisa che i dati sono in continuo aggiornamento.

 

Per visualizzare la cartina per comune sulla diffusione del coronavirus nel Lazio, puoi fare click sul seguente link:

https://drive.google.com/open?id=1sI_jgUiLG9xh7GKQp5-W-_NV9tS7Z2Ne&usp=sharing

 

E’ importante notare che ben 126 comuni del Lazio con una popolazione complessiva di 156.039 abitanti non presentano alcun contagio.

Ci sono le isole (Ponza, Ventotene) e altri 4 comuni della provincia di Latina, decine di comuni appartenenti alle comunità montane dell’Aniene, dei Monti Lepini, dei Monti Sabini, Tiburtini, Cornicolani e Prenestini, 26 comuni del frusinate, 19 comuni del viterbese e 43 comuni del reatino.

Dopo più di un mese di quarantena forzata, il numero di nuovi contagi dovrebbe essere nullo.

I Sindaci, la ASL RM6 e la Regione Lazio dovrebbero valutare con la massima attenzione l’opportunità di aumentare le misure di distanziamento sociale.

Una misura molto importante che i Sindaci dei Castelli Romani e Litoranea dovrebbero applicare da subito è quella relativa alla obbligatorietà dell’uso della mascherina in luoghi pubblici, evitando in questo modo che un soggetto positivo asintomatico possa contagiare altri cittadini. Sarebbe una forma di rispetto verso gli altri. Dobbiamo imparare dalla Corea del Sud, paese che ha vinto la guerra contro la diffusione del coronavirus: i cittadini indossano la mascherina anche se hanno un semplice raffreddore come forma di rispetto verso gli altri.

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Considerando la scarsa ed insufficiente informazione che viene quotidianamente fornita dalla Regione Lazio, dalla ASL RM6 e dai Sindaci, sui dati del monitoraggio della diffusione del coronavirus nei Castelli Romani e Litoranea abbiamo applicato un modello di regressione in forma logaritmica e, dalle prime analisi, è emerso che il numero di positivi nei nostri comuni è significativamente correlato con le seguenti variabili:

–       Numero di abitanti

–       Numero di lavoratori che operano con il mercato ortofrutticolo di Fondi (primo comune del Lazio dichiarato “zona rossa”)

–       Presenza sul territorio di una casa di riposo, RSA o convivenza contaggiata

–       Presenza sul territorio di una struttura ospedaliera.

Chiaramente il numero di positivi è fortemente correlato con il numero di abitanti nel comune (i comuni del Lazio senza contagi sono comuni con pochi abitanti).

Analizzando la matrice del pendolarismo tra i comuni italiani pubblicata dall’ISTAT è emersa una correlazione positiva tra il numero di positivi e il numero di lavoratori che operano con il mercato ortofrutticolo di Fondi (primo comune del Lazio dichiarato “zona rossa”). A conferma, diversi positivi nei Castelli Romani e Litoranea lavoravano con il mercato ortofrutticolo di Fondi.

Nelle ultime settimane è esploso – nei Castelli Romani e in tutta Italia – il problema delle case di riposo e delle RSA. Il problema nella diffusione del coronavirus sono le comunità dei soggetti più deboli e più indifesi (i nostri anziani e i soggetti con handicap), comunità che andavano e vanno controllate con maggiore attenzione da parte di tutte le istituzioni (magistratura compresa), valutando se confermare le autorizzazioni o chiudere le strutture. In particolare, va cambiato il modello organizzativo delle case di riposo: infatti, quelle più grandi vanno immediatamente riconvertite in strutture più piccole.

In questa situazione di emergenza sanitaria, le strutture ospedaliere rischiano di diventare dei pericolosi focolai di diffusione del coronavirus. Purtroppo, anche ai Castelli Romani si stanno verificando quotidianamente e con sempre maggiore frequenza casi di positività tra il personale medico, a causa della mancanza o della inidoneità dei dispositivi di sicurezza. Ad esempio, è emerso che nella casa di cura San Raffaele di Rocca di Papa sono risultati positivi ben 30 operatori sanitari.

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Un ringraziamento particolare a tutti i lavoratori (personale sanitario, lavoratori impegnati nella filiera alimentare e nella raccolta dei rifiuti, vigili urbani e forze dell’ordine, ecc.) che stanno garantendo i servizi essenziali, lavoratori cui devono essere sempre assicurati tutti i dispositivi di sicurezza (mascherine, guanti, disinfettante e altro).

 

 

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