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Costituzione, Donne, Miti e Rivoluzioni

Maggio 09
14:27 2011

Ci siamo lasciate alla vigilia della grande manifestazione delle donne indignate dal sistema politico e dai criteri dei cast, ma i giorni a seguire hanno totalmente coperto questo evento di rilevanza politica e sociale immensa.  Noi ripartiamo dallo stesso punto dove ci siamo lasciati e proponiamo storie di “belle donne”, raccontate da altre donne, con la loro sensibilità e capacità di scendere nel profondo. Per esempio raccontiamo Franca Viola che a metà degli anni sessanta ha scompigliato le carte del delitto. Ci sono due donne che per la prima volta nella storia occupano posti strategici. Gestiscono in campi diversi un grosso potere: Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia parlano lingue diverse ma la loro presenza in quelle postazioni è importante. La proposta di candidare Rosy Bindi a presidente del Consiglio andava presa molto sul serio. Il Pd ha perso un’altra grande occasione. Queste donne così diverse fra loro ci danno una carica d’ottimismo, ci fanno sperare. Loro sanno che donna non è una categoria. Nel momento in cui scriviamo è in atto la manifestazione in difesa della Costituzione. Cortei colorati, allegri, chiassosi. Sfaccettati. Tantissimi i bambini, insegnanti, pensionati, professionisti, operai, disoccupati, studenti, attori, cantanti… tutte le categorie. Tutte le fasce. In moltissime piazze della penisola. Un’esigenza, il diritto e il dovere di difendere quel pezzo di carta che tanti, anche se minoranza, vorrebbero stravolgere. Metterci le mani sopra con la scusa che è vecchia. Una miriade di striscioni e cartelli inondavano il cielo. In uno sta scritto “Sciascia: ad ognuno il suo”. Il ragazzotto venuto in città per la movida del sabato sera lo legge e poi con aria saputella e saccente dice al suo amico: ad ognuno il suo lo capisco, ma Sciascia che vuol dire? Ecco, la questione è tutta qui, nella cultura, nell’istruzione e nel diritto allo studio. Nella crescita sociale ed individuale. La colpa non è dei ragazzi; lo dice anche Vecchioni nella sua ultima canzone divenuta già inno della manifestazione d’oggi. I ragazzi in piazza con i mano i libri vogliono cambiare il mondo. Il libro come unica arma. Invece, tagli su tagli. Su tutto certamente, ma sulla cultura in generale molto di più, senza che la ministra che dovrebbe battersi per il contrario faccia una piega. Impreparata. Inesperta.

Dai paesi del mondo arabo giunge un vento dolce-amaro. Porta la freschezza dei giovani, la grinta di chi ha raggiunto il limite e non ne può più. È stata intrapresa la strada della dignità, del riscatto, della libertà. Tunisia, Egitto, Libia… Le situazioni sono molto diverse fra loro, la freschezza e il sacrificio uguali. Interi popoli, oppressi da decenni, si sono rimboccate le maniche e spesso a mani nude sono andati contro il nemico da battere. Un vento che cerca emancipazione e libertà. Un vento contagioso. Minaccioso per chi ha coda di paglia. Fra tutte la situazione libica sembra la peggiore. Il dittatore folle negli anni ha creato troppe ingiustizie sociali. Calpestato la democrazia, represso con la forza ogni anelito di diritto o libertà. Gheddafi è pericoloso, non va protetto, deve essere cacciato e bisogna fargli sapere che della sua amicizia non ce ne frega nulla. Ci rendiamo conto, bisognerà trattare, non si sa quanto durerà, cosa succederà… Un processo complicato per tutti: quelli che sono dentro la Libia e quelli che ne stanno fuori. Operai, esuli, perseguitati politici, ma anche ambasciatori, capi di Stato, mediatori vari. Severità e rigore. Nessuna concessione in tal senso. Nessuna genuflessione.

Il governo Berlusconi, nonostante le prove di fiducia, accumula contraddizioni, debolezza, arroganze ed incapacità di risposte. Una cosa per il momento è certa: i proclami dell’opposizione che ormai siamo alla fine, che è questione di poco, che ormai… Non è così. L’allerta deve essere altissima – così non pare – perché il danno che può fare questo governo in termini di regressione e arretramento sociale è grandissimo.

Noi donne del movimento rispondiamo “SIAMO VIGILI”. Vi daremo filo da torcere. (Casablanca n. 171 – marzo 2011)

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