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Da Passo Corese,

Giugno 05
10:51 2010

Giro volentieri questa lettera inoltratami da Cristiana Mancinelli Scotti.

Un saluto grato. Cesare Nissirio

Qualche mese fa sono entrata in possesso di un fascicolo che tratta della possibilità di valorizzare economicamente, culturalmente ed in modo non invasivo una ampia fetta di territorio nella zona di Passo Corese, di chiara valenza archeologica ed ora oggetto di grandi polemiche perché proposto per la trasformazione in un polo della logistica industriale.

Per curiosità, questo territorio l’ho voluto visitare… Morbide colline verdi e coltivate, poco antropizzate, che digradano verso il Tevere,con la ferrovia a delimitarne l’area pianeggiante. Ho cercato di creare il polo della logistica nella mia mente. L’effetto è stato terribilmente dissonante. Allora ne ho parlato a molte persone: giornalisti, studiosi, archeologi, imprenditori, persino a mio padre, ma soprattutto ad alcune mie amiche. Con alcune di loro ci siamo ritrovate una volta a una mostra eccezionale: l’artista, Niki de Saint Phalle, è riuscita durante la sua vita a creare una magnifica commistione tra opere d’arte e natura in una ben nota località nella bassa Toscana. E ci è venuta un’idea che abbiamo messo nero su bianco, e che forse potrebbe mettere d’accordo archeologi, industriali, ambientalisti, abitanti, agricoltori, natura e cultura, con l’intento di valorizzare il territorio senza depauperarlo o danneggiarlo. Abbiamo cercato di immaginare la trasformazione di questo luogo in qualcosa che, agli abitanti della zona, stravolgesse davvero la vita, ma in senso positivo e per l’arrivo di turisti da tutto il mondo, in comode macchine o treni o pullman organizzati, pronti a visitare un parco archeologico/scientifico/divulgativo in mezzo alla natura: un sito che, forse più del passaggio di migliaia di camion, farà vivere meglio gli abitanti di Passo Corese e molti altri Reatini. Un parco archeologico/scientifico/divulgativo a tema, che potrebbe chiamarsi “Archeoland !” In sostanza, sui 40 ettari a sud del Parco Archeologico, e subito a Nord del Polo Didattico, in una zona che non rientra nel Parco Archeologico, potrebbe nascere un parco tematico/scientifico/divulgativo davvero unico al mondo, che forse solo l’Italia si può permettere, dedicato alla storia e all’archeologia del nostro paese, con la parte informativa supportata dalle migliori tecniche di divulgazione : ogni visitatore ne ricaverà un forte arricchimento della propria conoscenza e della propria cultura personale. Ogni visitatore adulto, ma soprattutto pensiamo ai ragazzi e ai bambini, potrebbe ricavarne un profondo arricchimento, sia delle proprie conoscenze che della cultura personale. Si attraverserebbero le epoche del passato con la ricostruzione di varie epoche storiche, dal neolitico in su, diviso per zone, dalla villa originale del centurione alla fattoria sabina, dalla capanna in riva al tevere al tempio, collegate da sentieri e strade in basolato … Esiste già una mostra itinerante che espone tutta una serie di materiali ingegneristici, gioielli creati dai Romani e dai Greci. Queste testimonianze del genio degli antichi sarebbero oggetti meravigliosi da ricostruire in loco: bracieri che si accendono da soli, porte del tempio che si aprono e si chiudono senza ausilio umano, cavalli che volano e macchine da guerra, catapulte, balestroni, bastioni pieghevoli e quant’altro, orologi solari, ad acqua, gnomoni, tutto l’eureka e di più. I giapponesi impazzirebbero. E soprattutto i bambini. Sarebbe frequentato da turisti e studiosi di tutto il mondo. Sarebbero presentate in modo culturalmente preciso, ma anche spettacolare, tutte le meraviglie dell’archeologia italiana. Avrebbe centinaia di migliaia di visitatori l’anno, come Disneyland o la Villette a Parigi, come l’Exploratorium a San Francisco o come il Glasgow Science Center nel nord dell’Inghilterra. Uno dei vantaggi è che si opererebbe in sinergia tra tutte le componenti che lavorano sul territorio. Un altro è che si costruirebbe qualcosa di cui si parlerebbe bene dovunque. L’intera operazione potrebbe essere organizzata in provincia di Rieti. L’impianto scientifico e la responsabilità culturale sarebbe affidata agli archeologi. L’impianto divulgativo, a persone capaci come Piero ed Alberto Angela, ben noti a tutti. L’impianto architettonico, ad un architetto di fama, potrebbe essere Emilio Ambasz, Paolo Portoghesi… La parte costruttiva, a chi doveva costruire il Polo Industriale. La parte lavorativa, agli abitanti della Provincia di Rieti. La gestione economica e il controllo, a una cooperativa di lavoratori della Provincia di Rieti. La parte degli approvvigionamenti alimentari, agli agricoltori della Provincia di Rieti. Inoltre sarebbe collegato perfettamente: stazione ferroviaria, autostrada da Roma a tre corsie, la via d’accesso dall’autostrada è praticamente già pronta. Una parte del Parco sarebbe sempre contenuta all’interno di costruzioni, ma diversamente strutturate, ad altissimo valore aggiunto, in una zona non archelogica già svincolata, cui aggiungere le strutture ricettive ed i ristoranti (magari con le ricette di Apuleio, il grande cuoco romano e la vendita di prodotti da riportare come testimonianza agli amicicome il miele e l’olio della generosa Sabina). Sarebbe un’operazione economica di gran lunga maggiore di quella ipotizzata per il Polo Industriale della Logistica e tutta la Sabina potrebbe promuovere in grande stile quel turismo di qualità e dei grandi numeri tanto auspicato. Con un giro d’affari di vari milioni di euro l’anno che resterebbero tutti in Provincia, a vantaggio dei Reatini.

“Rapite dalla Sabina”

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