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Dal niente al mai abbastanza

Maggio 21
11:34 2023

Anche se il tempo mi stringe sempre di più nel lavoro di scrittura e letture, ho voluto dedicarmi, fra i molti che affollano la libreria, a un libro dal titolo intrigante, di un autore che non conoscevo (la mia curiosità di scopritore di talenti messa in atto quando ero direttore editoriale non si è affievolita con gli anni). Questo titolo è “Dal niente al mai abbastanza”, di Nino Palmieri (pp. 160, euro 14,90).

È un testo molto particolare, dove il passato si affaccia con prepotenza al presente del protagonista-autore con sofferenza e allo stesso tempo con pudore: l’autore mette a nudo se stesso e il suo percorso intimo (dal suo paese d’origine, Rivello nel sud d’Italia fino a Genzano, luogo in cui attualmente vive e lavora con grandi soddisfazioni). Attraverso la sua scrittura conosciamo Rivello, l’infanzia di Nino, la mamma Titina e i limiti della vita di un piccolo borgo di provincia. “Qui… le voci corrono sui fili elettrici e giungono nelle case di ognuno… Non possono entrare, le donne, a prendere il caffè al bar”. Viene descritto un mondo ormai sconosciuto ai giovani per le abitudini, la miseria, i pettegolezzi, ma sono situazioni e modi di pensare e di vivere noti e vissuti da parecchi di noi che hanno passato la giovinezza in territori della provincia italiana. La situazione arretrata della donna, le case senza comodità, la severità della scuola, il continuo spiarsi l’uno con l’altro dalle persiane chiuse: sono temi che ci accomunano e rendono il passato, nel ricordo del protagonista, meno roseo di come si descrive l’ieri da parte dei “laudatores temporis acti“. Il ragazzino vive con la mamma perché non ha il padre e conduce insieme a lei una vita semplice, senza comodità o svaghi: un’infanzia ai limiti della miseria. La mamma molto silenziosa, talvolta rude, che non lo abbraccia e non lo accarezza perché “il mutismo dei sentimenti” non le permetteva di esternargli l’amore che provava per lui. Ma il cibo, la preparazione del pasto da parte della madre, alla luce del ricordo, era un momento importante, un modo per far capire al figlio come lo amasse: una particolarità che diverrà negli anni, per l’autore, una passione creativa:”Mangiare non è mai soltanto nutrirsi… sono cresciuto in un luogo in cui il bene si misurava con la quantità di cibo preparato”. Procedendo passo passo nell’avvincente lettura, conosciamo i punti salienti della vita di Nino: viene a conoscenza che suo padre è sempre stato lì a Rivello, nel paese con altri figli e una sua famiglia, senza mai prendersi cura di lui e della mamma (e tutti sapevano chi era suo padre; soltanto lui pensava che il genitore stesse lontano o fosse morto). Poi la parentesi del suo lavoro pomeridiano da adolescente nel proiettare film all’interno del paese, le incomprensioni con la madre, il non saper esternare a lei i suoi sentimenti.” …le mie labbra rimanevano sigillate quando si trattava di dirle ‘grazie’”. … Quindi, la morte di lei, suo pilastro, e i rimpianti…

In queste alterne vicende che lo scuotono e lo segnano dentro, il protagonista fa un lungo percorso interiore, tra alti e bassi, vittorie e delusioni, sconfitte, problemi economici e problemi anche all’interno del nucleo familiare che egli crea da adulto. Anche in questa nuova fase c’è una sconfitta: la separazione dalla moglie e quella inevitabile dal figlio ancora piccolo riproponendo a se stesso e al figliolo la stessa situazione della sua infanzia: crescere senza la figura paterna. Ma non sono anni persi: dentro di sé e per merito dell’amore del figlio ormai ragazzo, egli capisce l’importanza di vivere il presente, di abbandonare rancori e rimpianti, per apprezzare l’avere una famiglia accanto e tutte le cose positive che comporta. Io scorgo un filosofia di fondo (che dà una sua colorazione godibile a tutto il racconto); essa è: accettarsi e perdonare. Un testo, quindi, che può essere utile ai giovani: non fermarsi di fronte alle sconfitte della vita e “comprendere” se stessi – come recita il detto antico: mosce te ipsum – e chi non ci ha accompagnati (in ogni senso) nel nostro percorso esistenziale. Questo, in sintesi, il sunto della trama; tuttavia, ciò che rende particolare questo libro è la passione con cui sono scritte le pagine, e la conclusione positiva, cioè il superamento di sentimenti negativi che privano l’animo anche delle cose belle di cui è ricca la vita. Mi viene in mente il detto di un grande saggio della nostra epoca, Zaccaria Negroni: “Se dovessi ringraziare la vita di tutto quello che ti dona, non ti rimarrebbe il tempo di lamentarti di quello che ti manca”.

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