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DALLA GRANDE GUERRA ALLE GUERRE CONTINUE

Settembre 09
06:43 2019

A Monte Compatri, presso il Centro per la Filosofia Italiana sito in Palazzo Annibaldeschi, si è tenuta nei giorni 18-19-20 Ottobre 2018 la conferenza “Dalla Grande Guerra alle guerre continue”. Suddivisa in cinque sessioni -Figure della guerra; Pòlemos, padre di tutte le guerre; Guerra e mobilitazione totale; La pulsione della guerra e le sue trasformazioni; i filosofi italiani e la guerra-, hanno aperto i lavori il presidente del Centro per la filosofia italiana, il Sindaco di Monte Compatri, il Vice Ministro alla pubblica istruzione, università e ricerca e molti filosofi. Ricordati il professor Ciaravolo e il professor Capitini, riportati i saluti della professoressa Serra e del professor Cacciari, è stato sottolineato lo sforzo che si fa sulla cultura come investimento per il futuro. I Castelli Romani visti come un territorio “con una potenzialità enorme” e la cultura vista come “volano di una nuova economia” per poi affrontare l’oggetto della conferenza, la guerra. La memoria con il suo ruolo importante ma anche la giustizia, l’interesse e la potenza dove “Ares non è mai sazio” per Omero, Esiodo ha fiducia nella giustizia e Tucidide vuole indagare il perché della guerra e come operano i tre concetti di giustizia, interesse e potenza al fine di capire la natura umana dalla guerra. Tucidide vede nei fatti chi li produce e perché, da cui scaturisce il suo realismo politico: gli esseri umani ricevono la potenza e non la giustizia perché è nella natura umana sopraffare il più debole. Pertanto il più forte detta le condizioni, rapporti di forza e mancato affidamento alla speranza, agli dei -perché non possono intervenire- dove rimane la dialettica per la persuasione, la guerra per stabilire chi comanda chi. Se la guerra è un “maestro violento” perché tira fuori il peggio di ciò che è presente nell’uomo, la natura umana forse è più complessa, dove c’è spazio per l’empatia, la collaborazione…ma “la guerra la fanno gli uomini”. La guerra come disumanizzazione e impersonalità, meccanizzazione e ideologia -componenti di un “metodo di morte”- dove la diversità fa paura “perché aiuta a conoscere” a differenza della conformità.  Riconoscere l’umanità dell’altro per stabilire una convivenza possibile e una domanda posta: “La storia potrà essere maestra di vita?” Statis: guerra civile all’interno delle mura della città. Discordia: scaturisce da mancato rispetto di misure e giustizia sociale. Tucidide vede la statis nella contrapposizione tra super potenze, all’epoca Sparta e Atene. Hobbes introduce il concetto di sovranità moderna assoluta e il garante della pace è il Leviatano ma il cittadino deve esserne partecipe. La rivoluzione implica cambiamento dell’ordine sociale e i partiti neutralizzano la statis? Il conflitto tra interesse pubblico e privato e la risoluzione delle problematiche. Accennato al pensiero di diversi filosofi. Simone Weil: la sua azione pacifista e il suo metodo d’indagine è l’analisi diretta delle situazioni dove il ragionamento opera sul campo e non sull’astratto. Dopo il ’39 pensa che il conflitto non si possa evitare perché lo richiede la necessità e le azioni significative come salvare una vita, è un passo verso la giusta direzione che contrasta il “tanto nulla cambia”. Il motto della Weil in sostanza potrebbe essere “fai ciò che devi purché dettato da ragione”. Lukàcs e Bloch: amici il cui pensiero si differenzia perché Bloch è pacifista mentre Lukàcs un “calcolatore politico di opportunità realistica”; Bloch ha il pacifismo come alternativa alla guerra mentre Lukàcs aspetta chi ci salverà dalla guerra, è disposto a usare la violenza contro la violenza e vede i soldati “come robot, esecutori”. Severino: solo se tramonta il senso greco della cosa tramonta il senso della guerra, ossia vi è un nesso inscindibile tra cosa e guerra. La dicotomia tra essere e niente e la cosa tra essere e nulla da cui scaturisce la governabilità. Bobbio: la teoria della guerra giusta dove ha ragione chi vince. Bobbio distingue tra guerra di difesa e guerra di offesa stabilendo che vi è differenza: la guerra giusta è quella che si basa sulla legittima difesa e poi c’è la guerra ingiusta di offesa. Nel labirinto, Bobbio vede la condizione umana che cerca di trovare una via d’uscita ma non sa dove sia. Ulteriori riflessioni hanno definito la guerra come un cerchio di sangue, la realtà è Pòlemos, conflitto, perenne contrattazione e strumento di risoluzione delle controversie. Junger: la storia come totalità, come “figura di operaio” dove l’essere, che ha un rapporto con il tempo e con l’eterno attraverso le energie cosmiche che sfociano nella metafisica, si coglie nel tempo, nello spazio ed è inteso come volontà di potenza; mentre la forma è forza in divenire e la volontà di potenza è una forma di assoluto dove chi domina la tecnica domina il mondo. Tommaso D’Aquino: Tommaso giustifica la guerra di difesa solo se proclamata, dichiarata non da un privato, consultata la volontà popolare e presente una causa giusta, ossia contro persone in colpa. Cesare Lombroso: si nasce criminali, il crimine come effetto di un’educazione sbagliata, perdita di ratio. Freud: il tema della pulsione di morte come tensione, il piacere tende a ridurre le tensioni ma c’è il periodico riapparire della malvagità e della guerra dove la civiltà non opera l’estirpazione del male perché le pulsioni sono normali e non sono a carattere morale. L’uomo formato da pulsioni contrastanti di vita, di morte e perdita di capacità di pensare. Morte come ritorno allo stato. Non si possono eliminare le pulsioni per Freud ma l’amore potrebbe disincentivare la guerra. Gentile: La guerra come strumento per risolvere conflitti internazionali, come necessità storica e metafisica, ossia come padre di tutte le cose (Eraclito). La guerra per Gentile è una rivoluzione spirituale atta a realizzare uno spirito nuovo e pertanto è anche una rivoluzione politica. Nello spirito è tutto in divenire e non è possibile estraniarsi dal dramma cosmico. E’ un atto di eroismo, dove la vittoria e la sconfitta hanno la stessa valenza. La Nazione per Gentile è un atto interiore, spirituale e dinamico e sempre da fare. Gramsci: il soggetto crea l’azione e poi occorre l’organizzazione che forma il movimento; guerra di “posizione polisemica” che si struttura “in più significati”. Croce: la politica relegata alla sfera dell’utile; politica è la forza, dove lo Stato fa la guerra per motivi economici e non ha mai ragioni etiche. Croce non fornisce una risposta al concetto di utile. Si è accennato al Logos dell’occidente che possiede dentro di se l’alterità: la guerra è interna, orientarsi nella guerra tramite il rapporto con l’altro e il conflitto interno. Prevenire il male eliminando a livello soggettivo il Logos di scontro. Massa cosmica, guerra e pace. Operatori di pace: la guerra è l’unica risposta ai conflitti? Logica della guerra scaturisce dall’esaltazione dell’io? Il nodo da sciogliere è guerra/economia? La mitezza come non violenza. Se la pace non è il presupposto, allora è costituita da una sequenza di atti di cui è il risultato e va mantenuta. L’empatia presuppone l’altro che ci fornisce il suo punto di vista, assunzione della cultura dialogica. La tutela dell’ambiente anche dalle guerre. Solidarietà e responsabilità. La globalizzazione, la digitalizzazione e la mancanza di limiti di guerra territoriali e temporali, dove qualsiasi luogo è un potenziale campo di battaglia con obiettivo più la popolazione che il vincere o il perdere. Il diritto pubblico statale come minaccia al diritto internazionale da rendere inattive le sue norme. Filosofia come chiusura, ossia pensiero che ricerca; mentre la piazza come apertura e l’Europa come spazio comune di molte patrie. Homo homini lupus, homo homini frater, homo homini amicus…responsabilità dell’etica. Ragione come via del dialogo, tolleranza, concordia, apertura da contrapporre alla violenza. Ragione non totalizzante, dove l’uomo è un piccolo ingranaggio del sistema. La filosofia, distinguere tra Pòlemos e Statis, quest’ultima inaccettabile mentre Pòlemos ripensato come “guerra buona”, generativo di novità. Mediazione, conciliazione, distinzione: dove c’è un problema manca distinzione, la quale può essere anche all’infinito. L’indistinto, Pòlemos, tende ad annullare la relazione con l’altro. Ripensare il pensiero di Roma: se vuoi la pace, prepara la guerra. Papa Francesco parla di terza guerra mondiale a pezzi. Per quanto riguarda la Grande Guerra, ha visto milioni di morti di fanti contadini ed è stata fondamentale per gli sviluppi degli eventi successivi, dove l’analisi va effettuata in maniera equidistante e non falsificare il dato storico. Il monumento ai caduti veicola il significato e il ricordo. La “vittoria mutilata”, Commissione parlamentare e lo Stato “truffato”? Papa Francesco parla di terza guerra mondiale a pezzi. Unico modo per evitare la guerra è costruire la pace. La Costituzione italiana ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie.

 

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