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DANTE-DI: LA  DATA E’ SBAGLIATA ?   LA POSIZIONE DEL DANTISTA ALDO ONORATI

DANTE-DI: LA  DATA E’ SBAGLIATA ?   LA POSIZIONE DEL DANTISTA ALDO ONORATI
Marzo 25
17:20 2020

Oggi e il primo DANTE-di’ della storia. Un giornata dedicata a Dante Alighieri e alla sua Somma Poesia.  Una data simbolica in cui si celebra, attraverso Dante, l’Unità d’Italia, nel segno della cultura e della lingua italiana, di cui il poeta fiorentino è riconosciuto come Padre fondatore.  Ovunque sono saltati – causa corona virus – moltissimi eventi predisposti per celebrare questa ricorrenza, alcuni dei quali sono però stati trasferiti on-line, specie sui social, dove si moltiplicano le letture, le spiegazioni e le animazioni dedicate.

Insomma, il giorno di Dante, istituito dal Parlamento a gennaio scorso su proposta del Mibac, non è stato dimenticato nonostante l’ emergenza sanitaria che stiamo vivendo.  La ricorrenza del Dante-dì, non fa male ricordarlo, si inserisce nelle celebrazioni in corso per i 700 anni dalla morte del Poeta e i 750 dalla sua nascita. M come è stata scelta la data del  25 marzo?

Beh, proprio  su questa scelta si è innescata una discussione fra esperti curiosa e interessante. La data è  stata scelta sulla base del giorno che la maggior parte degli studiosi  riconosce come probabile inizio del viaggio metaforico nell’aldilà, della Divina Commedia.  Ma non tutti gli intellettuali  concordano su tale data, come lo scrittore e dantista castellano Aldo Onorati, che ne contesta la veridicità, in aperto contrasto con l’opinione corrente. Una voce fuori dal coro, la sua, che apre una diatriba tutta intellettuale, giocata sui riferimenti temporali estrapolati dai versi della  Commedia, che naturalmente non sono troppo espliciti come nello stile di Dante, ma vanno scovati, ragionati e interpretati. Se i sostenitori del 25 marzo si sono fondati su alcuni elementi astrologici della Divina Commedia,il nostro dantista Onorati preferisce attingere ai dati storici, inerenti la vita del Poeta. Non essendo certa nè la data di nascita nè la data di morte dell’illustre fiorentino, Onorati indica come unica data certa il 26 marzo.

Ma perchè? Cito Onorati : ” Da quanto Dante scrive riferendosi al segno zodiacale sotto il quale vide la luce, dovrebbe essere tra il 14 maggio e il 13 giugno (la costellazione dei Gemelli) del 1265. Alcuni propendono per la fine di maggio, ma non sappiamo altro. In quanto alla morte, il Villani afferma essere avvenuta il luglio del 1321, ma Boccaccio, molto più preciso, data il 14 settembre (“Nel dì che la esaltazione della Santa Croce si celebra dalla Chiesa”); però gli epitaffi di Menghino Mezzanti e Giovanni del Virgilio danno il 13 settembre. Insomma tutti riferimenti incerti. Ma – guarda caso! – una sicura c’è!!!  E’ la data del battesimo: 26 marzo 1266, Sabato santo. Si chiederà: come mai tanto tempo dopo la nascita? Perché era uso a Firenze, in quei secoli, di recare al fonte battesimale, in pubblica cerimonia, i bambini nati entro l’ultimo anno. Ripeto: unica data sicura! ”

Il ragionamento, diremmo noi profani, non fa una piega. Eppure la scelta è caduta sul 25 marzo, supposta come la data di inizio del viaggio. Perchè  allora proprio il 25?  Proviamo a spiegarlo, sempre citando Onorati :

Dunque, la collocazione dell’inizio del viaggio profetico è stata sempre motivo di dibattito, perché – e lo hanno ammesso pure coloro i quali hanno vinto nell’imporre questa data – nessuno è sicuro né del giorno, né del mese, né dell’anno. Infatti, le ipotesi sono due. Vediamole.
La prima (dal 25 al 31 marzo 1301), nel plenilunio (cfr. Inferno, XX canto, v. 127-129: “e già ier notte fu la luna tonda: / ben ten de’ ricordar, ché non ti nocque/ alcuna volta per la selva fonda”: chi parla è Virgilio, il quale rammenta al Pellegrino che la notte precedente, nella selva, c’era la luna piena dell’equinozio di primavera, circa, appunto, il 25 marzo del 1301), quando il Sole stava nella costellazione dell’Ariete (cfr. Inferno, primo canto, v. 38-40: “e ‘l sol montava su con quelle stelle/ ch’eran con lui quando l’amor divino/ mosse di prima quelle cose belle”: nel Medioevo era opinione comune che il mondo-universo fosse stato fatto in primavera, quando il Sole è in congiunzione con la costellazione dell’Ariete). Tale ipotesi è in base ai riferimenti astronomici, e quindi – se ci fosse solo questa – andrebbe bene; ripeto: 25 marzo 1301. Ma esistono riferimenti storici inoppugnabili dentro la “Commedia”, che anticipano di un anno (1300) il viaggio provvidenziale, e precisamente al 7 aprile, giovedì della Settimana santa dell’anno giubilare. Ecco i punti di indicazione “storici” (e più credibili proprio perché coincidenti con l’Anno santo indetto da Bonifacio VIII). Siamo alla seconda ipotesi: Inferno, canto X, v. 60-72. Cavalcante Cavalcanti chiede a Dante perché il figlio Guido non è con l’Alighieri in questo viaggio “commissionato per altezza d’ingegno”, e il Poeta risponde che forse Guido “ebbe” a disdegno la teologia. Allora il vecchio, piangendo, rivolge accorata la domanda se il figlio è morto, poiché Dante ha usato il passato remoto. E il Pellegrino ritarda la risposta perché si chiede come mai solo quel dannato non conosca il futuro. Il silenzio è preso da Cavalcante come un assenso: cade svenuto nella tomba e non riappare più. Ma poi Dante spiega il suo titubare a Farinata degli Uberti, dicendogli che Guido è vivo. Se il viaggio fosse stato fatto secondo la data “ormai ufficiale del Dante-dì”, cioè nel 1301, l’Alighieri avrebbe dovuto dire al vecchio che il figlio era morto. Ancora: Farinata profetizza l’esilio al Pellegrino: una data esatta (v. 79-81, X canto: “Ma non cinquanta volte fia raccesa/ la faccia de la donna che qui regge, / che tu saprai quanto quell’arte pesa”, cioè: “Non passeranno cinquanta mesi lunari da oggi, che tu proverai cosa significa stare in esilio”; 50 mesi lunari corrispondono a circa 4 anni. Infatti, il fallito tentativo della Lastra – 20 luglio 1304 – costrinse Dante ad allontanarsi dai compagni d’esilio e a “far parte per se stesso”). Ancora: in Inferno, canto XVIII, v. 28-33, Dante descrive il doppio senso di marcia, inventato dal papa, su Ponte Castel Sant’Angelo l’anno giubilare: “come i Roman, per l’essercito molto, / l’anno del giubileo, su per lo ponte / hanno a passar la gente modo colto, /che da l’un lato tutti hanno la fronte/ verso ‘l Castello e vanno a santo Pietro, /da l’altra sponda vanno verso il monte”.

Quindi come vedete, la questione “tecnica” e’ assai complessa e spinosa. Ma quello che resta della questione e che più ci interessa alla fine come cittadini, è il valore simbolico di questa Festa, il DANTE-dì, che al di là della data corretta o meno, contiene in sè una carica sentimentale fondamentale  per ricordarci chi siamo, da dove veniamo e sopratutto che dobbiamo restare uniti.

l’intero articolo è pubblicato sulla pagina facebook di “Leggere tutti”.

 

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