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“Democrazia fragile, politica malata”.

Marzo 22
22:20 2018
La situazione che si è creata con le elezioni politiche del 4 marzo appare attraversata
da un crescente stato di confusione e incertezze. E questo è molto grave poiché i
politici sono destinati -afferma il professor Guido Brunetti in questa intervista- a
“condizionare e modificare i comportamenti e il destino di milioni di persone, le
strategie che governano i cittadini, le istituzioni e la stessa società”.
“La natura estremamente incerta, conflittuale e lacerata della società
contemporanea può costituire un ulteriore rischio nel sottoporre le capacità mentali,
di analisi e sintesi di questi politici a stress prolungati, con l’incognita di operare
scelte irrazionali, sintomi cioè di stati fortemente emotivi che, talvolta, come
l’esperienza e la storia insegnano, assumono contorni patologici. La politica è
espressione del comportamento umano, dunque del cervello e della mente
dell’uomo”.
Questo significa che occorre conoscere chi è il politico
?
“E’ un requisito fondamentale conoscere anzitutto i tratti della personalità del
politico, le sue qualità mentali, intellettuali e morali, insieme con i dati tratti
dall’esame delle dinamiche interpersonali e sociali. E sempre tenendo presente la
concezione di Platone, Aristotele e Hobbes della politica come dottrina della morale e
del diritto, ai fini di conseguire il maggior benessere possibile per l’individuo e la
società. Si tratta quindi di individuare i meccanismi del cervello umano e le regole
che governano i comportamenti. Ma questo purtroppo è estraneo alla realtà odierna.
Quasi sempre i candidati, insieme con le decisioni politiche, vengono nominati su
base emozionale, calcoli politici o a caso. Insomma, è come accettare, ad esempio,
l’uso di farmaci senza
trials
clinici. E’ una ipotesi assurda. Perché allora, come
concorda il neuroscienziato Oullier, tollerare che lo si faccia in politica?”.
Q
ual è il quadro della situazione?
”Un clima rancoroso di incertezze, disillusione, apatia, disaffezione, rabbia, senza
sogni. ideali, visioni, speranze. Un Io scisso. Una società scissa. Con un’Europa che
si mostra sempre più debole, anchilosata, depressa. La democrazia appare fragile, sta
degenerando e negandosi, come già avvertiva Thomas Mann, e la politica è malata.
Entrambe attraversate da un vuoto e da un evidente immeschinimento e
impoverimento culturale, morale e spirituale. I giovani sono frustati, esasperati e
indignati, privi di prospettive certe e di sicuri punti di riferimento, un futuro buio.
Fatto che porta tra l’altro al crollo della partecipazione e ad accrescere la distanza tra
Paese reale e Paese legale”.
“Se la società globale- ha scritto il neuroscienziato Noam Chomsy nel suo nuovo
libro
Le dieci leggi del potere
(Ponte alle Grazie)- ‘ruota attorno al potere esercitato
dalla ricchezza, dall’egoismo, dall’avidità del guadagno, dall’individualismo, allora
essa punta dritto verso la distruzione’ e aggiungiamo noi verso l’autodistruzione. Una
pulsione che da sempre si aggira nella storia dell’umanità. Per questa via- precisa il
nostro maggior linguista vivente- ‘si va verso la catastrofe ambientale e la guerra
nucleare globale’. E’ il
Requiem
per il sogno dell’uomo”.
“La democrazia deve perciò affermarsi come ‘capacità poetica’ di ascoltare e far
parlare l’altro, gli altri (T.Mann); e la cultura deve dispiegarsi quale senso profondo e
totale della vita. Sorrette dalla letteratura e dall’arte, le quali hanno il mandato di
calarsi nella realtà, nella mente e nel cuore degli altri per vivificarne anima e spirito”.
Cosa affiora, professor Brunetti, da questo panorama?
Emerge un modello prometeico di dominio con il conseguente deteriorarsi delle
antiche solidarietà e degli antichi principi, con lo sviluppo dell’edonismo, della
solitudine interiore, dell’angoscia e delle ‘intossicazioni consumiste’ (E.Morin).
Contro il progredire del ‘mal-essere’ c’è l’esigenza di promuovere uno stato di
‘ben-essere’, di armonica relazione corpo-mente-anima. Questo anche per contrastare
la parte buia e irrazionale dell’
Homo sapiens-demens.
Risalta un quadro che ci porta alle radici del male nella vita, ai tramonti di civiltà, ai
crepuscoli degli dei, ai comportamenti di ‘dimissioni’ della ragione, dell’ethos e della
latitanza di Socrate. L’universalismo morale è allora ‘quali beni e quale contributo
possa portare al mondo, io?’ Quando difetta questa istanza etica, questa esigenza di
rigenerazione, l’individuo, la società, le istituzioni, il mondo vanno in rovina. Tutto
ciò che non si rigenera è destinato a degenerarsi”.
Che cosa manca?
Un tempo, pensiamo alla Grande depressione, c’era- spiega Brunetti- un’epoca
oscura, peggiore di quella attuale. E tuttavia c’era la speranza per ‘un futuro
migliore’. ‘In qualche modo ce la faremo’.
Oggi, il sentimento dominante, come concorda Chomsky, è che ‘tutto è finito’. Il
sogno americano -‘nasci povero, lavori sodo, diventi ricco’- si è eclissato, infranto.
Fra tutti- afferma Aristotele- il sistema migliore è la democrazia. Ma la democrazia
non è amata perché affida il potere nelle mani del popolo, sottraendolo ai potenti e ai
privilegiati, i quali da sempre, come osservava il filosofo Adam Smith, sono ‘i
principali architetti della politica’ insieme con gli istituti finanziari e le
multinazionali.
Attraverso la teoria ‘dell’ingegneria del consenso’ vengono condizionati i
comportamenti e le opinioni dei cittadini, ‘fabbricando consumatori’, fabbricando
cioè i loro bisogni verso ‘cose superficiali’, come i consumi alla moda. Di qui,
l’esplosione del consumismo, che ha creato una diade: tu e il tuo televisore, tu e il tuo

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