Dolenti i rossi di Vincenzo Sciamè
Punti fermi di questa ricerca: la figura, il simbolo, il colore. Il colore sarà soprattutto il rosso, brillante e simbolico di per sé, ma tremendamente difficile da gestire senza scadere nel chiasso e nel vacuo effetto. Sciamè è riuscito nell’impresa di diventare il cantore del rosso e di entrare per questa via all’interno del senso delle cose con una potenza espressiva “sottile e calma”, come avevamo detto in occasione di una delle innumerevoli sue mostre. Ora tanti che gli corrispondevano, in primo luogo i famigliari, poi tutti gli amici e gli allievi (ha insegnato per trent’anni presso l’Istituto d’Arte), sentiranno la mancanza dell’uomo semplice e profondo, chiaro e privo di invidie, forse cosciente della propria unicità.
Ma l’artista di caratura internazionale rimane, e ci piace ricordarlo facendo nostre le parole del critico Franco Campegiani: «E i rossi, colori proverbiali dell’amore, diventano i simboli di quel fuoco che anima il mondo, ma che sa anche sottrarsene perché è un fuoco in sé, prima di essere fuori di sé. Un fuoco immortale, divino.»
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