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Domenica 9 maggio la beatificazione del giudice martire Rosario Livatino. Due libri e un film

Domenica 9 maggio la beatificazione del giudice martire Rosario Livatino. Due libri e un film
Maggio 08
18:52 2021

 É di Papa Francesco, che domenica 9 maggio lo eleverà all’onore degli altari, la prefazione al libro Rosario Angelo Livatino. Dal “martirio a secco” al martirio di sangue curato dall’arcivescovo di Catanzaro-Squillace Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di beatificazione del “giudice ragazzino” (e di don Pino Puglisi). Edito da Morcelliana il volume riporta saggi rilevanti oltre che di monsignor Bertolone, del biblista Gaetano di Palma, dell’avvocato e giornalista esperto di mafia Gianpaolo Iacobini, dell’attuale presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, già procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, del filosofo Pasquale Giustiniani, del vaticanista Fabio Luca Marchese Ragona.

I loro contributi, oltre ad offrire un profilo nitido del magistrato e martire ora Beato e la storia della causa di canonizzazione, ne affrontano diversi aspetti, la giustizia come traduzione operativa della fede e l’irreligione delle mafie, il contesto siciliano e la forza del laicato nell’isola, sino a scandagliare la figura di Livatino.

«“Picciotti, che cosa vi ho fatto?”, riuscì a domandare, prima che il suo viso da Gesù bambino, come lo definì un suo amico, fosse deturpato dai proiettili» – scrive qui Papa Francesco – «erano le parole di un profeta morente, che dava voce alla lamentazione di un giusto che sapeva di non meritare quella morte ingiusta». «Parole che gridavano contro gli Erodi del nostro tempo, quelli che, non guardando in faccia all’innocenza, arruolano perfino gli adolescenti per farli diventare killer spietati in missioni di morte», continua il pontefice. E ancora «Grido di dolore e al tempo stesso di verità, che con la sua forza annienta gli eserciti mafiosi, svelando delle mafie in ogni forma l’intrinseca negazione del Vangelo, a dispetto della secolare ostentazione di santini, di statue sacre costrette ad inchini irriguardosi, di religiosità sbandierata quanto negata». Papa Francesco auspica che «il buon odore di Cristo che si spande dal corpo martirizzato del giovane giudice diventi allora seme di rinascita – come già avvenuto per alcuni dei suoi sicari e mandanti, oggi sulla via della penitenza e della conversione – per tutti noi, in particolare per coloro che ancora vivono situazioni di violenza, guerre, attentati, persecuzioni per motivi etnici o religiosi, e vari soprusi contro la dignità umana». 

Il giudice ragazzino – È nel 1994 che uno straordinario Giulio Scarpati prestò il suo volto al giudice Rosario Livatino nel film di Alessandro Di Robilant. Il nomignolo irridente che dà il titolo al film lo inventò l’allora presidente della Repubblica Cossiga per sottolineare come certi giovani fossero fin troppo ligi al dovere ma senza alcuna esperienza. Lo stesso Scarpati con voce fuori campo, al termine del film, leggerà uno stralcio dagli scritti di Livatino che qui, prima che esempio cristiano, si conferma esempio civico nella società contemporanea: «Il giudice deve offrire di sé stesso l’immagine di una persona seria, equilibrata, responsabile; l’immagine di un uomo capace di condannare ma anche di capire; solo così egli potrà essere accettato dalla società: questo e solo questo è il giudice di ogni tempo. Se egli rimarrà sempre libero ed indipendente si mostrerà degno della sua funzione, se si manterrà integro ed imparziale non tradirà mai il suo mandato». Il film senza cercare sensazionalismi, seguendo la traccia d’un libro dello scrittore e politico Nando dalla Chiesa, coglie il giudice nella difficile quotidianità del suo mandato e ricostruisce in maniera drammatica e commovente l’attentato che lo portò a morte mentre costretto a fuggire nella campagna vicino la statale dove fu colpito, venne inseguito dall’assassino che lo finì. Viaggiava senza scorta perché, pur conscio dei pericoli, in alcune occasioni dichiarò che in caso di attentato non voleva si perdessero altre giovani vite. Immagine web

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