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“Donne allo specchio”  di Patrizia Boi

“Donne allo specchio”  di Patrizia Boi
Aprile 08
12:36 2021

Il libro di Patrizia Boi, Donne allo Specchio, è un racconto che pone la donna al centro dell’attenzione, con le diverse esperienze di vita che le possono capitare, con le difficoltà che è tenuta ad affrontare durante la sua esistenza. Storie di donne, storie che difficilmente accadono agli uomini; storie esclusive che spesso si tramandano ripetendosi di madre in figlia, riproponendosi con gli stessi riferimenti culturali alle diverse generazioni. Storie molto simili, storie che non cambiano e che richiederebbero una rivoluzione culturale per modificarne lo status.

Storie viste dagli occhi di una donna come osservatrice, una donna che volge lo sguardo alla realtà italiana, nello specifico quella pugliese, con gli occhi da straniera di nazionalità spagnola. Storie che continuano ad accadere alle donne.

Patrizia Boi è una scrittrice sarda che vive a Roma: è autrice di romanzi, racconti, fiabe, ma pubblica anche biografie, articoli e interviste. Dopo aver partecipato alla coinvolgente presentazione del suo ultimo libro, Mammoy (2019, dei Merangoli Edizioni), ho voluto conoscerla meglio iniziando a leggerla da questo sua prima opera, la cui prima Edizione risale al 2006. È riuscita ad introdurre il libro con un bellissimo incipit. Utilizza infatti il sogno come un percorso, un percorso interiore che la riporta alla realtà, alla vita, forse la sua vita, un percorso di paure, di cadute, di luce, di passaggi, di strade da attraversare e di visioni, da cui nascerà una donna nuova, una donna diversa, più coraggiosa e consapevole di quello che vuole e di quello che fa.

La storia che vive la protagonista dentro una stanza di ospedale è per lei costruttiva, ritrova se stessa, ritrova le relazioni, si confronta con gli altri, conosce le loro storie, si confida, racconta anche della sua vita, delle figure a lei vicine, della sua famiglia; diventa un luogo di crescita, una crescita interiore per la protagonista, che è sempre molto curiosa, pronta a vivere nuove esperienze, si presta a vivere quello che viene, non si sottrae, non si tira indietro, è pronta ad aiutare gli altri nel momento del bisogno e anche a condividerne le gioie, mostrando il suo bel carattere. Non si meraviglia di niente poiché apprezza la vita e sa che tutto quello che avviene ne fa parte, perciò ben venga! Si lascia anche andare un po’ al fato, a quello che la vita le riserva in posizione di attesa: aspetta per vedere cosa accade. Nel frattempo scruta le vite degli altri e le confronta con la sua, però non esprimendo giudizi di valore, con un atteggiamento analitico, costatando le diversità, sia negli stili di vita, sia nei modi di essere. Vive le sue emozioni, ne è consapevole e dà spazio ad esse. Nella sua vita c’è molto spazio per la sfera emotiva. Ci troviamo, quindi, di fronte ad una scrittrice che, attraverso la storia della protagonista, lascia spazio ai sentimenti, li riconosce, li vive, rendendo l’esperienza della lettura in grado di percepire come estremamente umani tutti i personaggi.

Durante lo scorrere del libro lo sguardo femminile si posa sull’uomo. È sempre uno sguardo di chi osserva, di chi cerca di capire, di conoscere vite di uomini, storie di uomini, sentimenti maschili che appaiono così profondamente diversi da quelli femminili, che mostrano spesso una maschera, che sono nascosti, che seguono gli stereotipi. Uomini che vivono perché così hanno un preciso ruolo sociale, lo incarnano e questo ruolo li fa sentire forti, protetti, ma che in realtà nascondono tutte le loro fragilità.  Uomini che vorrebbero essere diversi. Ecco quello che si evince da queste storie: la presenza di uomini condannati dal loro destino di essere maschi, dal loro legame con la figura materna che tanto incide sulle loro vite, uomini che appunto vorrebbero essere liberi ma non possono, perché per il mestiere che svolgono, o per il ruolo sociale che incarnano, sono condizionati nelle loro azioni dagli sguardi degli altri.

Il titolo ci riporta a storie di donne ma abbiamo detto che ci parla anche di storie di uomini, con le loro pulsioni, con i loro errori, i loro drammi e anche i loro limiti, uomini che vengono ridimensionati in una misura profondamente umana, concreta. Questa è una storia di vita che può riguardare la vita di tutti noi. È un libro che fa riflettere. Oserei dire che divide la vita a metà.

La prima parte rappresenta una vita chiusa, così come l’ambientazione del libro all’interno di un ospedale, quindi in un posto chiuso, piena di avvenimenti come quando si è giovani, di storie che si intrecciano, di ascolto e di osservazione. È un’età in cui tutti noi siamo in attesa di qualcosa, di un futuro, facciamo tanti errori, cadiamo, ci rialziamo, non osiamo mai troppo, cerchiamo di sopravvivere a quello che viene, a quello che si presenta sempre come nuovo.

La seconda parte è ambientata per la maggior parte all’aperto e questo ci dà il senso di un’esplosione di vita, che è quella che si è soliti definire come la nostra seconda vita, è la vita dopo una certa età che prende la sua strada, si direziona. Cerchiamo di capire quello che vogliamo e lo capiamo, puntiamo i piedi, ci esprimiamo; fino ad allora abbiamo assimilato come delle spugne, in questa fase ributtiamo fuori, ridoniamo all’esterno una parte di noi, scegliamo relazioni, troviamo rapporti stabili. La seconda parte è la vita in cui si trova il coraggio di fare le cose, di perseguire i propri sogni e di raggiungerli, perché, quando si ha coraggio, le cose, come per una magia, avvengono. C’è molto di fato in questo libro, di sogno, c’è molto anche di fede. Attraverso i personaggi troviamo un po’ tutti gli aspetti della nostra vita. C’è il tema della donna che comunque è forte, con il tema del femminicidio, dell’abuso, della passione che travalica ogni ragione. C’è il tema dei figli, c’è il tema della famiglia e gli uomini in tutto questo sono spesso gli artefici che determinano il destino anche delle donne. E questo è quello che spesso in realtà accade. Ci sono le radici, le radici nostre, delle nostre storie, dei nostri genitori. Non si può fare a meno di non pensare che tutto questo sia molto forte dentro l’autrice, e chissà che non ci sia parte del suo vissuto che generosamente ci dona. Il finale infatti lascia riflettere …

 Il linguaggio è molto ricco, complesso. La trama è piena di intrecci, piena di rimandi, di flashback, addirittura filastrocche in vernacolo … C’è la cultura pugliese. Insomma un bel libro, scorrevole, piacevole, fiabesco. Ci fa sognare con una bellissima storia d’amore, pur facendoci toccare con mano la realtà, per quella che è, anche attraverso descrizioni non artefatte. È quello che può succedere realmente, poiché in fondo la vita è proprio così, un sogno da vivere e interpretare. Si legge molto volentieri.  Complimenti alla scrittrice.

 

 

 

 

 

 

 

  

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