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Fondazione Carriero presenta Fasi Lunari

Fondazione Carriero  presenta  Fasi Lunari
Ottobre 27
09:40 2016

Fondazione Carriero

presenta

Fasi Lunari

Albert Oehlen con Peppi Bottrop, Andreas Breunig,
Max Frintrop, Fabian Ginsberg, Yuji Nagai, David Ostrowski

A cura di Albert Oehlen e Francesco Stocchi

giovedì 27 ottobre 2016 – sabato 4 febbraio 2017

Milano, via Cino del Duca 4

3 – Installation view, first floor, Fasi Lunari, Fondazione Carriero.
Left – Max Frintrop – Amon Düül, 2016, Courtesy l’artista
Middle – Peppi Bottrop – … of election, 2016, Courtesy Jan Kaps
Right – Albert Oehlen – FM 58, 2011, Collezione privata | Ph. Agostino Osio

Milano – La Fondazione Carriero è lieta di presentare, da giovedì 27 ottobre 2016 sino a sabato 4 febbraio 2017, una nuova esposizione prodotta e organizzata dalla Fondazione per gli spazi di Casa Parravicini.

La mostra FASI LUNARI raccoglie i lavori dell’artista Albert Oehlen (Krefeld, 1954) e di sei giovani artisti, suoi ex alunni, Peppi Bottrop, Andreas Breunig, Max Frintrop, Fabian Ginsberg, Yuji Nagai e David Ostrowski, ed è curata da Francesco Stocchi con Albert Oehlen stesso.

Con la presentazione di 23 opere, tra cui un lavoro appositamente concepito da Oehlen per lo spazio di Casa Parravicini, l’esposizione esplora i tratti distintivi propri della pittura dell’artista tedesco, sovrapponendola a opere dei suoi studenti.
La mostra è un excursus pittorico costruito quasi come il racconto di un intenso scambio creativo nato alla Kunstakademie di Düsseldorf, dove l’artista ha insegnato dal 2000 al 2009. Gli allievi sono stati seguiti negli anni da Oehlen che anche al di là della sua carica di professore, ha continuato a supportarli nella loro crescita artistica, prolungando la frequentazione oltre i muri dell’accademia.

L’esposizione è una ricognizione sullo stato della pittura oggi in tutte le sue declinazioni e si sviluppa in un percorso all’interno delle qualità fondanti la rappresentazione pittorica. Il titolo FASI LUNARI racconta il continuo divenire della mostra, la varietà di chiaroscuri nata dal confronto tra le opere e ottenuta anche attraverso l’allestimento, grazie all’interpretazione critica dello spazio.

Installation view, ground floor, Fasi Lunari, Fondazione Carriero.
Left – Max Frintrop – No problem, 2015, Courtesy l’artista | The artist
Middle – Andreas Breunig – Corrupted data: more intense II, 2016, Courtesy Warhus Rittershaus
Right – Yuji Nagai – Valley, 2016, Courtesy Warhus Rittershaus
Ph. Agostino Osio

Il percorso espositivo inizia e finisce con un’opera di Oehlen e si snoda lungo due piani della Fondazione, ognuno dei quali ospita un lavoro dell’artista tedesco in dialogo con le opere dei suoi allievi, a ribadire la sua appartenenza al gruppo e l’anima collettiva dell’esposizione.

Per la prima volta, artista e allievi si ritrovano per dare vita a un confronto creativo in una mostra non piramidale ma che tratta in modo equidistante l’opera di Oehlen e quella dei giovani artisti, restituendo senza sfumature paternalistiche l’energia creativa che si produce da questo scambio.

FASI LUNARI mette in scena una sorta di favola, la risultanza e il superamento stesso del rapporto discepolo-maestro, allievo-professore: il percorso espositivo guida il visitatore verso una duplice esplorazione, da una parte il lavoro di uno dei maggiori artisti tedeschi contemporanei che mette in perenne discussione la propria cifra stilistica; dall’altra le opere degli allievi che insieme danno vita a un dialogo tra il risultato del loro percorso formativo e l’arte del loro insegnante.

Albert Oehlen – Untitled (Baum 13), 2014 | Olio su Dibond | 250 x 125 cm
Courtesy l’artista, Ph. Agostino Osio

La volontà di sovvertire le aspettative da sempre spinge Oehlen a mutare il proprio lavoro nell’ottica di una incessante investigazione sulla pittura e sulle sue potenzialità espressive. Le sicurezze precedentemente acquisite, da lui viste come pericolose zone di assestamento, sono – per Oehlen – da eliminare. Il suo processo, in continuo divenire, si interroga sul senso della pittura contemporanea, nella volontà di oltrepassarne i limiti.

La sua ricerca è stata costantemente accompagnata dalla volontà di sfidare se stesso attraverso una serie di regole autoimposte – limitazioni strutturali e cromatiche o il deliberato rallentamento del suo ritmo di lavoro – volte a stimolare l’estro dell’artista, guidandolo verso soluzioni creative inattese.

“È stato molto interessante lavorare con l’artista sulle tracce di una esperienza più che di un corpus di opere – dice Francesco Stocchi, giunto alla sua terza curatela per la Fondazione Carriero –, ha rappresentato una modalità inedita di lavorare con i giovani artisti senza però costruire una mostra di giovani. Le opere di Oehlen e dei suoi ex studenti sono lavori che rifiutano la produzione di significato e per contrapposizione stuzzicano la nostra umana necessità di etichettare ogni cosa.”

Olimpia Piccolomini, direttrice della Fondazione, aggiunge: “Dopo due mostre dedicate a figure storiche e da riscoprire, abbiamo deciso di dare spazio ai più giovani, attraverso lo sguardo e la guida di un grande maestro come Oehlen. Seguendo coerentemente il percorso iniziato con imaginarii (settembre 2015) e FONTANA • LEONCILLO. Forma della materia (aprile 2016) anche con questa nuova esposizione ricerca e sperimentazione sono i punti cardine intorno a cui ruota tutta la mostra. È un percorso espositivo organico e dinamico, che attraverso il confronto tra diversi stili offre allo spettatore chiavi di lettura inedite sviluppandosi in maniera ‘crescente’ attraverso le diverse sale della Fondazione.”

La mostra sarà accompagnata da un catalogo pubblicato per l’occasione dalla Fondazione Carriero.

Immagini per la stampa
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https://we.tl/mXaKbZ8Ib1

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FASI LUNARI

Albert Oehlen con Peppi Bottrop, Andreas Breunig,
Max Frintrop, Fabian Ginsberg, Yuji Nagai, David Ostrowski

Di Francesco Stocchi

Il problema dello spazio è il primo che si manifesta davanti a una tela bianca. Se infinite opportunità possono equivalere a nessuna, si ricorre a soluzioni che possono offrire limiti a una libertà paralizzante.
Materiali, amici, figure di riferimento, tecnologia, desideri reconditi, Albert Oehlen è sempre in cerca di una dialettica con qualcuno, un motivo per reagire a qualcosa come fonte fecondante di una pittura vitale, accuratamente indisciplinata, sorprendente agli occhi dell’autore stesso. Energia dei contrasti fatti di richiami, errori, ritorni, in un’apparente caos visivo, origine e specchio di azioni, e parole, che richiedono una reazione. Una dialettica vivace e onesta, come su di un ring oppure giocando a scacchi, dove le regole non anestetizzano, ma nobilitano l’energia in gioco. Dal suo professore di accademia Sigmar Polke, emulato e poi contraddetto, a Martin Kippenberger, amico e confidente senza filtri, per rispecchiarsi, provare insieme, e sottolineare le distanze.
Con l’arrivo della tecnologia digitale, Oehlen inizia a dialogarci a tu per tu, a giocare con essa, imparando a conoscerla e a contraddirla, o per lo meno correggerla. Strutturalmente ribelle, cerca di dare un certo grado di ordine al caos al servizio di una creatività come prodotto di relativismi, dove integrità e controllo si mescolano alla flessibilità e apertura verso la sorpresa.
Un dialogo che esula dal proprio spazio ed epoca, attento all’azione cruda e ribelle di De Kooning e che sembra ricordare il monito di Goya: “Il sonno della ragione produce mostri”. Uno sguardo da Giano Bifronte, che trova nuove ragioni e stimoli dialettici presso la Kunstacademie di Düsseldorf, dove insegna dal 2000 al 2009: che cosa può trasmettere un artista in perenne fuga da ogni identità stilistica? Che non si affida a un processo o una modalità acquisita? Albert Oehlen ha sempre cercato di sorprendere se stesso, sedotto dall’onda emotiva dell’imprevedibile. Una nuova serie rimette in discussione la precedente, sovvertendone i tratti distintivi, eliminando le sicurezze (forse) acquisite, percepite come pericolose zone di assestamento, giocando con la paura dell’aspettativa. Procedere in bilico tra eccesso e disciplina richiede sia energia che umiltà, quando si tratta di un esercizio individuale, ma cosa accade quando si è immersi in contraddizioni irrisolvibili, in cerca di insicurezza? Insegnare la rivoluzione vorrebbe dire contraddire i principi della rivoluzione stessa. Oehlen mostra quindi un senso di libertà di azione, più che di ribellione verso qualcosa. Una libertà figlia forse dello scetticismo, che consente di aprire decine, migliaia di porte, per poi sbatterle in faccia. E vedere.
Questa mostra vuol mettere in luce questo rapporto che prosegue oltre le mura dell’accademia, un lungo dialogo che ha rimescolato il classico dualismo professore-studente basato su un dialogo univoco, verticale, tendente all’emulazione. Peppi Bottrop, Andreas Brewing, Max Frintrop, Fabian Ginsberg, Yuji Nagai e David Ostrowski, sei artisti che presentano stili e motivazioni dissimili, individuali e indipendenti, portatori di vedute aperte, frutto di quella dialettica umile e sincera che segna un equilibrio tra il gruppo e l’individuo. Se accomunati, queste differenze si iscrivono in un movimento di crescita (o decrescita, a seconda dei punti di vista), di intensità spaziali e tonali, dal novilunio, al plenilunio. Otto stili (ai sette artisti in mostra, si aggiunge il testo di Clemens Rathe che estende il progetto di mostra nel catalogo, oltre lo spazio finisco della Fondazione) corrispondenti alle otto fasi della luna che, alzando lo sguardo osserviamo e non smette di stupirci.

BIOGRAFIE

Albert Oehlen (Krefeld, 1954) nasce come decoratore e si laurea all’Hochschule für bildende Künste di Amburgo nel 1978. Influenzato da artisti tedeschi come Baselitz, Polke e Richter, il suo lavoro s’interroga sul processo stesso di pittura. Si forma nella scena artistica di Colonia, vicino al movimento Junge Wilde – espressione tedesca della Transavanguardia – che si ribellava all’autorità dell’arte minimale e concettuale attraverso l’utilizzo di colori brillanti e ampie, rapide pennellate.
A partire dagli anni ’80 comincia un percorso di fervida sperimentazione e la sua ricerca artistica è costantemente accompagnata dalla volontà di sfidare se stesso.
Astrattismo e figurazione convivono nelle sue opere che non hanno limiti di tecnica o stile, passando dall’utilizzo della pittura a olio, ai collage, alla stampa inkjet della cartellonistica pubblicitaria fino all’utilizzo di immagini computerizzate. Dal 2000 sino al 2009 insegna presso la Kunstakademie di Düsseldorf.
Tra le sue mostre più recenti: Gagosian Gallery, Grosvenor Hill, Londra (2016); Albert Oehlen / Wolfgang Voigt: Baum 3, Jablonka Galerie, Böhm Chapel, Hürth (2015); Home and Garden, New Museum, New York (2015); An Old Painting In Spirit, Kunsthalle Zürich, Zurigo (2015); Fabric Paintings, Skarstedt, New York (2014).

Francesco Stocchi (Roma, 1975) è curatore di Arte Moderna e Contemporanea presso il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam dal 2012.
Ha curato mostre in diverse parti d’Europa e negli Stati Uniti. Pubblica e tiene regolarmente lectures sull’arte e sulla cultura visuale.

La Fondazione Carriero

La Fondazione Carriero ha aperto le sue porte il 15 settembre 2015, essa nasce dalla grande passione del suo fondatore Giorgio Carriero per l’arte, e dal suo desiderio di condividere questa passione con il pubblico. È un ente non profit che affianca le attività di ricerca alla commissione di nuove opere per mostre tematiche, personali e collettive.

Con la creazione di uno spazio gratuito accessibile a tutti, la Fondazione si propone di promuovere, valorizzare e divulgare l’arte e la cultura moderna e contemporanea, agendo come polo culturale in collaborazione con gli artisti contemporanei più affermati e innovativi, dedicando spazio anche agli artisti emergenti e ai nomi degni di riscoperta della migliore tradizione storica. In un’ottica che combina riscoperta e sperimentazione, la ricerca di ogni forma d’espressione intellettuale si accompagna con la commissione di nuove opere.
La proposta espositiva è affiancata da attività di approfondimento (conferenze, incontri con artisti, curatori e critici, presentazioni di libri) e correlata da pubblicazioni (cataloghi di mostre, interviste con gli artisti), con l’obiettivo di rendere lo spazio dinamico e sempre vivo.

Casa Parravicini è uno spazio di eccellenza, immerso in un contesto storico, una casa-museo intima e privata dove il pubblico può scoprire e conoscere il mondo dell’arte contemporanea in tutte le sue espressioni: dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alla performance.
Le tematiche trattate sono approfondite in attività collaterali quali incontri con artisti e curatori, conferenze e presentazioni di libri.

Ennio Brion, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione – che con Giorgio Carriero ha partecipato sin dall’inizio al progetto – sottolinea la grande tradizione milanese che anima la nascita di questa nuova istituzione culturale: “Con la Fondazione una passione e una dimora privata trovano una dimensione di apertura al pubblico e alla città, ricalcando la purezza dello spirito di questa grande città: ci auguriamo che Milano, città dove oggi si respira una sensazione di rinascita, sappia cogliere dalla sua migliore tradizione l’energia per immaginare e costruire il proprio futuro”.

Casa Parravicini

La Fondazione Carriero ha sede in via Cino del Duca 4, nella zona centrale di San Babila, all’interno di Casa Parravicini, uno dei pochi edifici privati di Milano risalenti al Quattrocento.
Commissionato dalla famiglia Parravicini, da cui prende il nome, l’edificio è una residenza gotica interamente costruita in mattoni di cotto, con un portale d’ingresso a tutto sesto poggiato su stipiti di pietra e un archivolto decorato con motivi geometrici. La facciata, definita dalla sagoma aggettante del camino e dalle cornici tortili delle finestre, spicca in contrapposizione con l’adiacente Palazzo Visconti di Modrone e il suo stile rococò.

Gli interni sono riadattati da Gae Aulenti nel 1991, quando Casa Parravicini ospita la sede di una banca privata.

Oggi, lo spazio espositivo conta 500 metri quadrati e si compone di sette sale: tre al primo piano, altre tre al secondo e un’unica grande sala all’ultimo piano, che si trova all’interno dell’adiacente Palazzo Visconti, comunicante con Casa Parravicini.

Se le sale dei primi due piani sono ambienti semplici, minimali, impreziositi dal soffitto originale a cassettoni del Quattrocento, il terzo piano contrasta con quelli precedenti per le pareti e i soffitti decorati con affreschi dei primi del Novecento che imitano le decorazioni del diciassetesimo secolo, secondo la moda che si diffuse sul finire dell’Ottocento nei palazzi signorili.

La Fondazione Carriero è una contemporanea casa-museo dove il contesto storico del sito si fonde con l’innovazione rappresentata dall’arte contemporanea.

INFORMAZIONI PRATICHE

Mostra
FASI LUNARI
Opere di Albert Oehlen con Peppi Bottrop, Andreas Breunig,
Max Frintrop, Fabian Ginsberg, Yuji Nagai, David Ostrowski
a cura di Albert Oehlen e Francesco Stocchi
dal 27 ottobre al 4 febbraio 2017

Fondazione Carriero
via Cino del Duca 4 – 20122 Milano
Orario: aperto tutti i giorni su appuntamento
Sabato accesso libero dalle 11:00 alle 18:00
Domenica chiuso

Informazioni e prenotazioni
info@fondazonecarriero.org
+39 02 36747039

PCM STUDIO
Via Goldoni 38 | 20129 Milano
press@paolamanfredi.com

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