Forzati e contenti
Ci deve essere un ufficio, nelle sedi dei Partiti, molto ambito. Si può immaginare a metà tra una fureria, di soldatesca memoria, ed un moderno ufficio del personale (trattandosi di politica ci solletica l’accostamento con la fureria, e l’invenzione di una etimologia, in realtà inesatta, fûr, fûris, in latino = ladro). In questo ufficio si stabiliscono gli ‘ordini di servizio’, i ‘turni’ dei politici (ci sarà anche un albo con graduatoria, di telegenia, efficacia ecc …?) comandati a rappresentare il partito nei vari talk-show e programmi diversamente giornalistici. Infatti sono sempre gli stessi, escono da uno studio ed entrano in un altro, finiscono la serata a Linea notte e riattaccano la mattina ad Omnibus e via così. È un po’ pesante, ma è facile: basta dire sempre le stesse cose; anzi c’è uno speciale ‘gobbo’ di partito che viene distribuito sempre aggiornato. Così in programmi diversi, politici diversi, ma dello stesso partito, danno spiegazioni, giustificazioni ed interpretazioni assolutamente identiche, corredandole, senza rossore, di eguali metafore, battute, richiami, eccetera, eccetera, eccetera, in una continua recita della Vispa Teresa. La tragedia irrompe se un notista politico, ce n’è qualcuno bravo nel giro, esce fuori dal coro (scaletta?) e si avventura in una analisi originale e approfondita. Si percepisce lo sbiancamento, la risposta fischi per fiaschi diventa una penosa necessità, e la salvezza, come da istruzioni supponiamo, è aggrappata all’aggressione furibonda del compartecipante di segno opposto. Ma questa tattica non è più alla moda. Le ultime collezioni hanno decretato la linea, diciamo ‘pastello’, leggera, dialogante, perfino comprensiva. Ed ecco che Di Pietro diventa un agnellino e Berlusconi, col cuore in mano, chiede collaborazione (ma, via, ci sarà qualcuno che farà una telefonata per salvarlo!). Qualche sera fa Travaglio e Sgarbi, pur su fronti diversi e tra stoccate decise, hanno civilmente convenuto, riconosciuto, contribuito … Questa volta però siamo portati a pensare, contrariamente ai rumori di corridoio, che si sia trattato di un raro esercizio di intelligenze che si rispettano. Resta il fatto che ora paga il politico tranquillo, meglio se leggermente autocritico e collaborativo. Contrordine onorevoli: facite ‘a faccia e’ fessi. Almeno sarà in linea con lo sciapo delle argomentazioni.
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