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Frascati scrive una pagina buia della sua storia, STS Azienda Speciale messa alla porta

Frascati scrive una pagina buia della sua storia, STS Azienda Speciale messa alla porta
Novembre 19
21:16 2019

I lavoratori si sono trasformati in “un di più”, qualsiasi osservazione che non siano i conti alla mano è demagogica per la maggioranza, rifiutate per principio le proposte fatte dai dipendenti stessi. Uno striscione ideato da una parte dei lavoratori costituitisi in comitato che ieri hanno sfilato in corteo da Piazza San Pietro e poi sono confluiti in assemblea con tutti gli altri sotto la casa Comunale nella quale si svolgeva il Consiglio, faceva il verso alla campagna elettorale con un amaro e chiaro «Volate altrove». Attorno ai lavoratori in protesta quasi il vuoto: poca solidarietà ‘colpa’, forse, dei tempi bui per troppi lavoratori. È una buona idea, oggi, disfarsi di posti di lavoro nella propria provincia? E politici meno provinciali di questi cosa ne direbbero?

Frascati – La politica frascatana nel Consiglio comunale di ieri 18 novembre l’ha messa giù dura con i conti comunali: facendo intendere che la cameriera, quando spazzava per terra, buttava, in realtà, tutto sotto al tappeto; ha voluto rappresentare una situazione economica ereditata dalle precedenti amministrazioni (e che te lo dico a fare!) a dire poco catastrofica. Messa giù così, consiglieri di maggioranza e minoranza cui era stata consegnata la documentazione relativa al disastro (udite! udite!) quattro giorni prima del fatidico Consiglio, non potevano che: la maggioranza votare a favore, per restare in piedi,  la minoranza contro, da mestiere. Primi effetti d’un piano di risanamento definito ‘lacrime e sangue’ mandare a casa i lavoratori ASP STS: prima i contratti stabilizzati nel 2015, a dire della maggioranza irregolari, poi gli altri. I presenti si sono sdilinquiti nello scusarsi degli errori politici loro e dei predecessori, a dire quanto fossero dispiaciuti per i lavoratori; una sola consigliera invece, in vena di ‘complimenti’, ha dato ai lavoratori dei ‘mantenuti’ con assegno mensile non dovuto (lei si sarebbe resa complice di mantenere al lavoro i ‘contratti irregolari’ dimenticandosi di dire, però, che  buona parte di questi lavoratori, a fronte di poco più di mille euro al mese, lavoravano) e ha concluso tacciandoli anche di essersi ‘allargati’ con altri trattamenti, per esempio l’orario ridotto, che spettano solo al pubblico impiego.

Un signore degli anelli, però, s’è pensato, in tutta questa faccenda deve esistere. Ovvero, uno o due signori, forse, che sanno quanto l’allarme disastro economico sia sovradimensionato e alquanto artefatto, ma utile a far fare a tutti (stavolta pare di capire hanno incastrato anche qualche navigato politicante – vedi dimissioni presidente del consiglio comunale), esattamente quel che parte di questa maggioranza vuole. Si chiama strategia della tensione.

«STS s’ha da chiudere» hanno detto questi paio di bravi (assertivi al contrario di quelli di don Rodrigo che andavano comandando invece ciò che non si doveva fare), salvo poi un domani richiamare il procurato allarme perché nel frattempo l’azienda sarà stata smembrata e venduta all’asta al peggior offerente e i soldini tutti saranno recuperati per altre mirabolanti imprese o per compensare quelle già avvenute. A pensare il peggio non si sbaglia mai. Amaro dirlo ma così dev’essere, soprattutto quando la realtà la si dipinge tanto nera ma le informazioni si dosano col contagocce e quando infine le si danno arrivano all’ultimo momento ingenerando confusione più che chiarezza. Questo ad ascoltare gli interventi ma anche a parlare con la minoranza e pure con qualcuno della maggioranza.

La figuraccia del disastro dei lavoratori STS è stata accollata ad almeno tre sindaci precedenti e, silentemente, anche ai dirigenti che di quelli si sarebbero fatti braccio ma questo è rimasto fra le righe per tutti tranne, forse, che per qualche movimentista 5S. Ciò che qui è in forma di parodia si potrà evincere dai verbali del Consiglio comunale. Il sapore di farsa, però, pur richiamandosi alla realtà di oltre cento famiglie che potrebbero restare senza una entrata o addirittura senza la loro entrata principale, è stato forte in molti interventi. Soprattutto in quelli che, consapevoli o no, si sono fatti portavoce d’una denuncia di sfacelo che non sembra trovare riscontro nei fatti. Qui è questione di volontà politica, di mantenere il lavoro sul territorio della provincia di Roma: investire nelle farmacie comunali portatrici di entrate quotidiane, investire sui parcheggi a pagamento con i quali Frascati riscuote buone entrate da tutti quelli che arrivano nella cittadina e che si avvalgono dei parcheggi blu per conformazione stessa del territorio e dislocazione delle attività produttive. Si è preferito invece riportare ‘la crisi’ entro le sole mura cittadine dando scarso ascolto ai commercianti e imponendo il balzello della tassa turistica che si rifà ad una cartolina d’una Frascati turistica di almeno una decina di lustri fa. Le buone pratiche di queste ‘massaie comunali’ (che magari lo fossero, con buona pace delle massaie vere che nemmeno esistono più), si rifanno ad una impostazione da battiamoci il petto e cerchiamo di rimediare ‘in casa’ anche quando, invocando soluzioni  diverse dagli altri rappresentanti politici, non le hanno neanche volute ascoltare. C’è un che di protervo e arido nei paio di signori degli anelli che stanno muovendo i fili di tutta la faccenda. Il solo timore è che ‘l’odore’ del disastro che andranno a provocare (anche sociale perché una parte di coloro che si vedranno messi per strada ricorreranno ad ammortizzatori sociali anche comunali, molti lavoratori abitano a Frascati) gli resti attaccato addosso. Temono per la loro rielezione futura, per la loro reputazione politica. E fanno bene, è indubbio. Probabilmente saranno ricordati come politici senza coraggio, senza orizzonte se non quello del ‘salvadanaio ventennale’. Il salvadanaio è senza meno una bella abitudine da recuperare, ma risparmiare su un disastro peggiore di quello trovato (disastro sempre a detta della maggioranza), edificare su progetti spezzati che non potranno costituire la base per altri progetti, collegherà sempre i nomi di questa maggioranza, per quanti benefici se ne trarranno, all’amarezza d’una sconfitta, alla pagina buia della storia frascatana scritta il 18 novembre 2019.

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