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Grottaferrata, Consiglio comunale in due tempi: viste cose umanamente inimmaginabili.

Maggio 19
06:53 2020

Il Consiglio comunale, andato a stento in onda martedì e sabato scorsi, ha toccato il punto di caduta più basso della Giunta finto-civica. Sotto molteplici aspetti, specie di natura etico-morale.

L’ultima comparsata dei “civici” politicamente sottomessi (quasi tutti “a costo zero”, tranne “uno”), ha smascherato, una volta per tutte, l’avvilente gioco delle parti che si trascinava dal 15 luglio 2017, data del primo Consiglio comunale E.A. (Era Andreotti).

Il manipolo più agitato della falange andreottiana si è ripetutamente scagliato contro il Consigliere Garavini, “reo”, tra le altre accuse, di aver chiesto chiarimenti sulle modalità di gestione degli aiuti alle persone disagiate, attivati dall’Amministrazione comunale a seguito dell’emergenza sanitaria epidemiologica.

Tra galantuomini, “domandare è lecito, rispondere è cortesia”. Ad un Consigliere comunale, oltre che per garbo e rispetto dei Cittadini che rappresenta, la risposta è dovuta per legge.

Consuetudini e norme che, tuttavia, sono sconosciute a Palazzo Consoli, specie da quando si è insediata l’attuale Giunta, visto “l’oblio” in cui versa la doverosa, oltre che legittima attività di indirizzo e di sindacato ispettivo (Mozioni, Interpellanze, Interrogazioni, ecc.), esercitata da taluni Consiglieri.

L’insofferenza verso chi non rispetta la consegna dell’omertà, ha toccato il picco massimo nelle due giornate di Consiglio. Il Sindaco ed i suoi pretoriani hanno sciorinato di tutto, inclusi inqualificabili riferimenti all’altrui “spessore politico” ed isteriche quanto violente intimazioni al silenzio, senza peraltro che il Presidente del Consiglio operasse la dovuta censura ed il richiamo a modi e toni consoni ai lavori d’Aula.

Ma tant’è. Era già accaduto alla Consigliera Pavani, anch’essa colpevole di “lesa maestà” per aver esercitato le prerogative di legge. Ora purtroppo è toccato al Consigliere Garavini.

L’esecrabile atteggiamento della “maggioranza”, ad ogni modo, segna l’irreversibile spartiacque di una fase nuova in cui i due Consiglieri “attenzionati”, indisponibili a firmare deleghe in bianco al Sindaco, chiedono conto delle continue decisioni assunte in solitaria, oltre a portare all’attenzione del Consiglio tematiche d’interesse per la Città.

E ciò, seppur scontato in una normale dialettica tra l’Organo esecutivo (la Giunta) e quello di indirizzo e controllo (il Consiglio comunale), nonché tra maggioranza e minoranza, scuote (e non poco), la narcosi scientificamente alimentata sin dall’avvio della consiliatura. Difficile prevedere le conseguenze di questo “terremoto” politico, anche perché l’effetto del dissenso incarnato dai Consiglieri Pavani e Garavini, è vanificato dall’atteggiamento dell’opposizione. In particolare, l’esponente di “Italia Viva” (astenuto) e quello della Lista civica “Un’Alleanza Cittadina” (voto favorevole), sono risultati determinanti ai fini dell’approvazione del Bilancio, scongiurando la fine anticipata della Giunta Andreotti.

Ma non è tutto. L’astensione di Italia Viva e l’assenso della Lista civica su un atto fondamentale di governo, quale il Bilancio di previsione, oltre a mantenere inalterati gli “equilibri” seppur con un sostanziale cambio di maggioranza, ha consentito al resto dei Consiglieri di minoranza di esprimere, in modo “indolore”, voto contrario.

Sarebbe stato interessante vedere l’atteggiamento del Consigliere M5S, delle due Consigliere de “La Città al Governo” e della Consigliera PD, qualora il Consigliere di Italia Viva e quello civico avessero votato contro il Bilancio. A quel punto, i potenziali 6 voti contrari della minoranza, sommati al diniego espresso da Pavani e Garavini, avrebbero prodotto un “pareggio” (8 Consiglieri favorevoli, 8 contrari) che avrebbe reso ininfluente il voto del Sindaco, decretando il possibile scioglimento del Consiglio comunale (come accadde nel giugno 2004 alla Giunta Viticchiè).

Una (concertata?) “boccata d’ossigeno” per il Sindaco ma anche e soprattutto per quella parte di minoranza che vorrebbe continuare a fingersi tale. Al punto che, “scampato il pericolo” di mandare a casa l’Amministrazione in carica, la Consigliera PD e quello Cinque Stelle hanno ripreso il consueto “gioco di sponda” (per non essere da meno?), dimettendosi da componenti della 1^ Commissione consiliare Finanze e Patrimonio. Le futili ed inconsistenti motivazioni addotte dai due Consiglieri non coprono l’evidente finalità del gesto, palesemente funzionale a far decadere la Commissione presieduta, neanche a dirlo, dal reprobo Consigliere Garavini, in modo da rieleggerla con un Presidente gradito al “manovratore”.

Lo sciagurato scenario uscito dalle amministrative 2017, purtroppo, sembra destinato a continuare, benché non più nel colpevole silenzio che ha contraddistinto la prima fase della Giunta Andreotti. Ciononostante, l’ostilità del Sindaco verso ogni (reale) forma di dialettica e confronto, supportata da chi ancora lo sostiene contro ogni evidenza, dovrebbe indurre a riflettere le forze, politiche o civiche, i movimenti, le associazioni, i gruppi di opinione e quanti altri hanno davvero a cuore le sorti di Grottaferrata, sulla necessità di condividere un progetto di “salute pubblica”, in grado di superare le sterili contrapposizioni ed il radicalismo dell’appartenenza tout court, capace di riportare la Comunità criptense ai livelli che le competono. Una classe dirigente individuata in base alle capacità e al merito, un gruppo umano che abbia davvero a cuore quel BENE COMUNE di cui spesso ridondano i programmi elettorali, ma che raramente orienta il successivo agire politico-amministrativo.

Gli argomenti da cui iniziare, se lo si vuole, non mancano, a partire dalla RIGENERAZIONE URBANA che avanza silenziosamente, come abitudine di quest’Amministrazione, e che se non attentamente valutata e compresa, eventualmente indirizzandola ai reali bisogni di Grottaferrata e dei Cittadini, potrebbe rappresentare il de profundis per la Città.

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