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Identikit di un innamorato

Novembre 21
07:39 2010

Io l’avevo avvisata. Quante volte l’avevo avvisata? E lei niente, come se parlassi al vento.

Che bella che era. Proprio bella no, voglio dire non era il tipo che fa girare la gente mentre passa. Ma era il mio tipo, manco un capello di lei avrei cambiato.

Glielo dicevo: guarda che qui finisce male, guarda che qui finiamo sul giornale.

E lei? Una sfinge. Con quella faccetta angelica e lo sguardo d’una vipera. Mai capito quello che le passava per quella testolina sempre dritta, pronta allo scatto.

Non è che lei facesse la misteriosa, anzi; le cose me le sbatteva in faccia con un coraggio da leone, io l’ammiravo per questo. Ma si capisce che quella bocca io glielo dovevo chiudere, quando mi sbatteva tutte quelle cose in faccia, mica sono uno stinco di santo, e nemmeno un fesso. Mi diceva pure – pensate un po’ – che mi comportavo come uno schizofrenico.

Glielo dicevo: sta’ attenta, che qui finisce in tragedia. E lei niente, manco a parlare fosse l’ultimo dei babbuassi; lei niente, non le faceva paura niente.

Paura di chi, di me? E certo, di chi sennò? Io a quella lì ero legato a doppio filo, ma che dico, a triplo giro di corda, una treccia di corde, un groviglio di corde, tutte piene di nodi che mi si ficcavano nella carne e più tiravo e più mi segavano, ma io tiravo e tiravo perché lei mi rimanesse attaccata addosso e non potesse muovere nemmeno il mignolo senza il mio consenso.

Consensi lei non me ne ha mai chiesti, che se ne poteva fare lei del mio consenso, lei che ha sempre fatto di testa sua, libera come una rondine, inafferrabile se vogliamo proprio come una rondine, ma io l’avevo afferrata e me la tenevo stretta in pugno e il cielo la bella rondinella se lo poteva scordare, almeno finché campavo io.

“Finché morte non vi separi”, aveva detto il prete quando ci aveva uniti in matrimonio – lei bella come la stella mattutina e io basito come un ciuccio di fronte a tanta grazia – e questa cosa qui gliela ricordavo spesso, era scritta pure sul contratto e lei lo doveva rispettare.

Non si scappa piccola, le dicevo, la pena te la devi scontare tutta finché morte non ci separi, la mia o la tua cosa importa, non è questo che conta, ma fino a quel momento

siamo una carne sola, un pensiero solo – il mio, sai che io penso per me e per te, fidati e non avrai a pentirtene –, e lei non faceva una piega e sembrava che ci stesse, ma poi non ci stava e io ricominciavo da capo a schiarirle le idee. Ma lei non voleva proprio capire.

Perché parlo di lei al passato? Ah, sto parlando di lei al passato? Come se lei fosse morta? Macché, lei sta bene, benone, cento volte meglio di me.

Eppure io l’avevo avvisata tante volte: se cerchi di scappare io ti stritolo, parola mia.

Mai ho mancato di parola, sono un uomo d’onore io, se dico una cosa è quella, mica sono Pulcinella.

Se lei voleva scappare? E perché?

Chiedetelo a lei, io non l’ho mai saputo. Mi pareva, questo sì, che lei volesse scappare, ma per quale motivo proprio non lo saprei dire… era più che altro una sensazione, ma una sensazione forte, come un prurito alla base del collo, una fiamma allo stomaco, una debolezza alle gambe, un tremito per tutto il corpo, un sapore di cistifellea in bocca…

No, non sono mai andato a dirlo a nessuno, ma quale amici, ma quali conoscenti, ma quale dottore, io non ho mai avuto una linea di febbre in tutta la vita, appena qualche raffreddore da fieno, ma passava insieme alla stagione…

Se dormo bene? Beh, dormivo bene, prima, quando non avevo questo chiodo fisso; adesso dormo bene solo quando sono su di giri per qualche bicchierino o perché fuori c’è la bufera e lei sta fra le mie braccia e la porta è sprangata e nessuno può entrare o uscire senza farla franca. Cose così, ogni tanto dormo bene, sì.

Quale chiodo fisso? Ma non si è capito? Quella mi sta puntata qui, proprio qui, ecco qui, e come punge…

Ah, qui c’è il fegato? Ecco perché sento in bocca il sapore di bile, ecco perché quando mi guardo allo specchio mi vedo verde come un limone verde… un limone spremuto, coccia e semi, uno scarto d’uomo, e perché poi? Ma chi sbaglia paga, e non si scappa…

Perché mi sento così avvelenato? E chi l’ha detto, che mi sento avvelenato? Perché ho nominato la bile? e chi non soffre di fegato di questi tempi? qui siamo tutti lividi di bile, tutti pronti a farsi montare il sangue alla testa, ci si ammazza per un nulla, siamo tutti al limite.

Ecco, glielo dicevo spesso: guarda che sono al limite, io reggo reggo ma poi arriva il momento che faccio il matto, tu cerca di capirlo e così non finiamo sul giornale. I giornali non dicono mai la verità, e come fanno a sapere la verità? Loro, quelli che scrivono sul giornale, arrivano sempre dopo i fatti e tirano le somme, ma la somma di che? di quello che manca?

Boh, non so se mi spiego, certo che è complicato, mica è semplice…

Ah, devo restare ai fatti? e che ho fatto fino ad ora?

I fatti. Il fatto è uno solo: lei non c’è più, e il resto che qualcuno per favore me lo spieghi: dove sta lei adesso, quando torna a casa, che succede quando torna, se poi torna… Ma se torna…

Se torna io l’ammazzo. E poi finisco sul giornale e chissenefrega.

L’ultima volta che l’ho vista portava un vestito lungo che sembrava una monaca. Tipo burka ma non era un burka, tipo cafetano ma non era un cafetano, insomma era un vestito lungo e largo, scuro mi pare, sì, di colore scuro… o forse bianco?

Ma come si fa a sapere questa cosa qui, il colore del suo vestito quando l’ho vista l’ultima volta, un vestito mai visto prima, mai messo prima, lei di solito portava vestiti corti a colori vivaci, che ci faceva con quel vestito da monaca, e…

Eh? che portava ai piedi? Le scarpe portava ai piedi, che poteva portare ai piedi, i guanti? Un momento… ai piedi non portava niente, andava in giro scalza, sono sicuro, l’ho visto bene quando si è messa a correre…

Perché correva? Già… perchè correva?

Correva, è vero, e io le correvo dietro per chiederle perché corresse tanto, manco avesse il diavolo alle calcagna, manco fossi lo stupratore del momento, il serial killer del giorno… Manco fossi quel camionista di Latina che chiede la castrazione chimica, manco fossi quello lì… come si chiama, Bianchini, Luca Bianchini, lo stupratore seriale di Roma, militante del Pd – e ti credo che i compagni sono sconvolti! –, manco fossi Roman Polanski ai tempi belli…

Lei correva e io correvo e noi correvamo e poi lei è scomparsa dietro un angolo e da quel momento non l’ho più vista, non l’ho più vista né sentita, sparita nel nulla… Ma io glielo dicevo sempre che non c’era altro posto per lei in questo mondo, solo le mie braccia, solo queste braccia di carne e acciaio, ma io non la lascio andare, io me la vado a riprendere dovunque si trovi e me la riporto a casa, e la incateno al muro, e sbarro porte e finestre, e le monto la guardia ventiquattro su ventiquattro, notte e giorno giorno e notte, chiessenefrega del lavoro chissenefrega di tutto, solo lei conta, io senza di lei chi sono? chi sono io senza di lei, qualcuno me lo sa dire?

… Se riconosco questo vestito da monaca? e questo braccialetto d’argento? e questo anello d’oro?… se riconosco questa sacca di camoscio, e questa…

Sì, è lei. Questa sottoveste è sua. Gialla macchiata di rosso. E con questo buco sotto la bretella sinistra…

Che peccato, era così bella!

L’avevo scelta on line tra le migliori marche, seta 100%, taglia S/40, 54 euro, prezzo offerta in Intimo donna… un pomeriggio intero ero stato a navigare per decidere che regalino farle per il nostro anniversario di matrimonio, qualcosa di bello volevo che si mettesse addosso per me… e gliela avevo infilata di prepotenza quella sottana, e di prepotenza gliela volevo togliere, così, tanto per gioco, tanto per movimentare la scena, e quella si era messa a strillare e si era ricoperta con quel cencio da turca e voleva scappare, ma io glielo avevo detto e ridetto che da me non si scappa… a meno che…

Ma sì, se n’è andata? E allora? Ma m’avete visto? M’avete guardato bene? Avete presente er mejo fico der bigoncio? beh, lasciateme anda’e vi fo vedere io quanto ci metto a rimpiazzare la mia bella… anzi, me la potete dare quella sottoveste? Molto sexy, con quel buco sotto la mammella, e quel color ruggine che risalta sul giallo… Tenetevi pure tutto il resto, braccialetto, anello, borsa… quel cavolo di saio informe, e pure le scarpe se le trovate. Io alle mie donne faccio sempre regali nuovi, trovo tutto su internet, basta sapere come cercare…

Sì, finché morte non vi separi, al terzo matrimonio mi veniva da ridere a sentire sempre quelle parole, pure il prete s’era stufato di ripeterle… c’è pure un film che s’intitola così, “Finché morte non vi separi”, un thriller, tutta una storia complicata di vendetta che non mi ricordo come andò a finire, il film l’ho visto anni fa al Corso Multisala di Latina, c’ero andato con la mia prima moglie, ma a lei il film non era piaciuto…

Hei hei, piano con quei flash, fatemi dare almeno un’aggiustatina al collo della camicia, una lavata di faccia… ma da quanto tempo sono qui, si potrebbe avere un caffè – macchiato per favore, col latte caldo, schiumoso – una brioche…

…In che senso mi sentivo al limite? Ma come, ancora non s’è capito? Eppure l’ho detto e ripetuto, che glielo dicevo sempre a quella lì di stare attenta…di non mandarmi su di giri, di non mandarmi in paranoia, ma lei no, lei non mi ha dato retta e adesso finiamo sul giornale. A proposito, potrei avere un parrucchiere, magari un truccatore? e una camicia jeans Armani pulita? Ne ho una mezza dozzina nel mio armadio, nello sportello di sinistra… qualcuno vuole essere così cortese da andarmela a prendere? Eh, per favore?

Maria Lanciotti

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