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Il Costume dell’Ottocento

Il Costume dell’Ottocento
Giugno 10
22:00 2010

Il primo periodo dell’Ottocento fu improntato ad uno spirito classico, definito “Impero”. Sparite le sagome ricurve care al Settecento, tutto, dall’architettura all’arredamento al costume, rientra in una linea più severa: è il trionfo dello stile neoclassico. Il mobilio ha ornamenti composti, linee rigide. Ne sono un esempio le spalliere a lira greca, a collo di cigno, al quale somigliano le donne con le spalle scoperte e i capelli raccolti “alla greca” sulla sommità del capo, con morbidi ricci trattenuti da nastri di raso o dorati. Sparite le parrucche incipriate che hanno dominato sulle teste dei nobili del Settecento, i capelli riprendono il loro colore naturale e le gonne, sciolte e morbide, si adattano alla linea della persona: stoffe sostenute per gli abiti da giorno, accompagnati da scialli frangiati o listati di seta, scarpe a pantofola, prive di tacco, che per la sera divengono sandali romani o scarpine scollate. Gli abiti eleganti sono di velo e i loro colori vanno dal rosa al lilla, dal giallo pallido al bianco, che è di gran lunga il colore preferito. Tali abiti, dalla linea difficile da portare e riservati a donne dalla figura armoniosa, rappresentano una rivoluzione nel campo del costume: la vita è portata in alto, sotto il seno, la forma rimanda al peplo geco e spesso ampie ali fluttuanti scendono dalle spalle trattenute da preziose fibbie. Le maniche sono cortissime e le scollature ampie. Queste vesti hanno il merito di attribuire una scioltezza e una grazie naturale senza appesantire il personale di chi le indossa. Per coprire le scollature, diventano di moda i giubbetti “alla Spencer”, di derivazione inglese, di raso o velluto colorato, aventi maniche lunghe o strette, a seconda dei gusti e delle esigenze. In alternativa, si indossano delle sopravvesti foderate di pelo, e, per la sera, provviste di un lungo strascico. L’uomo dell’Ottocento si differenzia da quello del secolo precedente: l’abito è sobrio, in tinta scura, e pian piano si fa strada l’idea che la vera eleganza consista nel passare inosservati tra la folla: si abolisce qualsiasi eccesso nell’abbigliamento. Una novità interessante è costituita dall’uso delle bretelle che sostengono i calzoni, sostituendo il cordone che li fermava alla vita; la linea si allarga al ginocchio e alla caviglia finché, verso la metà del secolo, i pantaloni si fanno più attillati, terminando con la staffa sotto la scarpa. Verso il 1812 sono in voga i colletti inamidati a vela latina, uscenti da destra e a sinistra della cravatta: questa viene anche sostituita dal “plastron”, un lembo di stoffa rinforzato da crini e stecche di balena disposte verticalmente in modo da cingere il collo come un collare. Verso il 1830 la cravatta si porta con un fiocco già pronto, cucito e chiuso dietro da una spilla. Le scarpe degli uomini sono basse e leggere, senza fibbia; nel 1840 viene introdotto lo stivale “alla polacca”, di tipo militare. Il mantello è sempre un indumento necessario e comodo. Nell’Ottocento si porta con le maniche e con più colletti sovrapposti che si chiudono grazie ad una catenella. Tra il 1830 e il 1840 fa la sua comparsa il cappotto con la “pellegrina” (breve mantella), usato anche dalle donne, e il vestito femminile diviene più pesante, tanto che le nostre antenate dovevano portarsi dietro un peso di parecchi chili. La gonna constava, infatti, di numerosi strati; iniziava con una sottana rigida alla quale si sovrapponevano una sottana di flanella, un’altra imbottita di crini (la cosiddetta crinolina), una di percalle con un’armatura di spago e un cerchio di crine compresso nella parte inferiore, una sottoveste di mussola inamidata…e infine l’abito. Tener puliti questi abiti era molto difficile, in quanto raccoglievano il fango e la polvere delle strade a quel tempo non asfaltate. A tale problema si rimediò attraverso “i paggi”, dei cordoncini di gomma che alzavano la gonna ai quattro lati.

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