Il Covid, secondo il professor Crisanti, una lunga convivenza che richiederà accortezze con fragili e anziani

Nell’informazione sulla pandemia, perchè aiuti a restare ancorati alla realtà, occorre leggere fra le righe e ‘mediare’ quanto appare sui mezzi di comunicazione. Nel rispetto delle posizioni, al netto di false notizie e radicalismi, sarebbe buona prassi ascoltare molte voci e confrontarle. L’informazione, quando è veicolata fuori dalla logica della notizia immediata, può contribuire al formarsi di un atteggiamento ‘sano’ nei confronti dell’emergenza.
Le dichiarazioni rilasciate dal professor Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di microbiologia molecolare all’università di Padova, diffuse da Agenzia Ansa il 28 marzo 2022 dopo la sua partecipazione alla trasmissione Agorà su Rai 3 (qui nell’articolo pubblicato da Tiscali.it), lanciano un allarme, ma prendono in considerazione aspetti del virus e del contagio per una nuova fase di convivenza col covid. Una fra le preoccupazioni maggiori di Crisanti è rappresentata dalla tutela dei ‘fragili’ e degli anziani, o anziani fragili.
“Coronavirus, l’allarme di Andrea Crisanti: «Di questo passo ci saranno 60mila decessi all’anno».
I morti «non sono giovani non vaccinati, ma in prevalenza anziani su cui il vaccino non ha avuto efficacia». Il buono tamponi per chi è a contatto stretto con loro.
Andrea Crisanti lancia l’allarme: «Se continuiamo con circa 100-150 morti al giorno, arriveremo in un anno a 60.000 decessi, collocando il Covid come prima causa di morte in Italia”. E questi morti “non sono giovani non vaccinati, ma per lo più anziani su cui il vaccino non ha avuto efficacia».
Quindi possiamo ridurlo «solo proteggendo i fragili dal contagio», ha detto il microbiologo dell’Università di Padova, ad Agorà, su Rai 3 che invita a prevedere “un buono tamponi” per testare chi è a contatto stretto con loro.
«Proteggere i fragili» – Il vaccino, ha precisato, «ha diminuito la probabilità che un anziano sviluppasse una forma grave ma permette una copertura contro la trasmissione molto bassa, che dopo tre mesi cala al 30%, anche se prosegue per le complicanze di malattia. Nel frattempo, però, abbiamo un virus che ha un indice di trasmissione altissimo, pari al morbillo, con il quale tutte le misure di distanziamento sociale non funzionano». Questo significa che «bisogna proteggere i fragili dal contagio», perché «i 120-150 morti al giorno non sono no vax ma, nel 95% dei casi, sono fragili e vaccinati, questo significa che l’obiettivo è diminuire le possibilità di contagio di queste persone, innanzitutto facendo la quarta dose. Ma questa non deve essere un alibi, perché gli immuno-compromessi possono non reagire neanche a 7 dosi».
«Prevedere dei buoni» – Quindi, ha concluso Crisanti, «se un fragile lavora, deve avere lo smartworking e revocarlo per tutti è sbagliato». Se il fragile è un anziano e sta a casa, «si infetta quando parenti e badanti vanno da lui», quindi per incentivare queste persone a testarsi, «bisognerebbe prevedere dei buoni per fare un tampone molecolare».”
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