IL DIALETTO E L’IDENTITA’ CULTURALE DEI CASTELLI ROMANI. MERITORIA INIZIATIVA AD ALBANO LAZIALE

Annunciato e illustrato dalla moderatrice Carla Oliva, nella sede dell’Associazione culturale FabricaAlbano, lo scorso sabato 26 novembre è andato in scena Il dialetto, rendendo tangibile ‘a parlatura’ degli amici albanensi con la presenza dei poeti dialettali Mario Tamburri e Armando Sbordoni, introdotti da Giorgio Sirilli, economista e statistico, arbanese doc, nonché organizzatore dell’evento. Entrando nel vivo dell’argomento, Giorgio Sirilli ha voluto illustrare al numeroso pubblico presente le origini e il lessico del vernacolo della sua città con l’ausilio del Vocabolario del Dialetto albanense scritto in collaborazione con Nino Dori, Aldo Onorati e Piero Torregiani: un volume che vanta una prestigiosa prefazione a firma di Tullio De Mauro.
Tra detti e proverbi, racconti brevi e oltre duemila lemmi, l’opera è preziosissima e consultabile dal sito del Comune di Albano Laziale. Contiene saggezza e musicalità d’altri tempi, nonché l’ironia e l’umorismo che ogni campanile tramanda di generazione in generazione. Ma ecco il dialetto che rischia oggi di sparire, fagocitato da tempi di immigrazione e dalla scomparsa, lenta e inesorabile degli anziani, dei nonni. In casa, infatti, si usa l’italiano, e il dialetto sta perdendo la sua peculiare funzione d’ identificazione verbale, come emerge da un lavoro statistico dello stesso Sirilli, pubblicato sul n. 5 del 2017 della storica Rivista Castelli Romani.
Il vivo del dialetto è stato concretizzato quando Armando Sbordoni e Mario Tamurri – Aldo Onorati purtroppo non è potuto essere presente con le sue preziose indicazioni sul vernacolo – hanno letto e presentato alcune loro poesie nelle quali angoli nascosti, figure del passato, usanze, aneddoti, riflessioni si sono succeduti tra un commento e l’altro. Tante le argomentazioni: dalla storia di personaggi del posto, ricordi anche commoventi, affetti sono emersi pian piano dalla nebulosa del tempo.
L’apprezzamento del pubblico presente è stato tangibile e trainante, al punto che ascoltare e sorridere, imitare, tirar fuori aneddoti originali e similitudini con altre calate castellane è diventato un gioco al dialetto. Così anche chi scrive si è trovata immersa nel gioco della lettura e recitazione di sonetti e versi, constatando tutti insieme che le somiglianze, pur nelle diversità sono molto forti. Sorriso e allegria hanno profumato la sala e, al termine dell’evento, tutti abbiamo toccato con mano quanto la poesia e in questo caso anche il dialetto, possano unire e creare curiosità, stimolare la ricerca di similitudini o somiglianze tra i diversi idiomi vernacolari, scoprir vicinanze che fanno della presenza, umana condivisione. Così forastiera, mi sono sentita invece a casa anche nella sala molto accogliente dell’Associazione nella quale sono stata ospite. Amicizia, condivisione, confronto, nuove conoscenze e curiosità… anche questo è dialetto!
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