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Il dilemma – Fase 2

Marzo 25
12:08 2013

Il risultato elettorale ha destato sorpresa ai tanti politici e politicanti italiani che sono ai vertici dei partiti e partitini che erano in bella mostra sulle caleidoscopiche schede elettorali.

A onor del vero debbo dire che ho dovuto fare fatica a trovare il simbolo del mio partito, la cosa mi ha fatto riflettere pensando a chi per l’età o per le precarie condizioni visive abbia veramente azzeccato ad esprimere il proprio voto. Speriamo che la prossima tornata, con l’esperienza, possa essere più semplice. A bocce ferme i capi rimangono esterrefatti, il che non desta sorpresa in noi poveri esseri ma a loro, se non fosse altro per il fatto che i nostri votati si considerano statisti, economisti, politologi e quant’altro. Per amor di patria molti farebbero bene a starsene a casa.
Oggi si fa un che dire dell’ingovernabilità dell’Italia ma, secondo me, non si rimarca a modo di chi è la colpa; ossia qualcuno lo dice, sempre di Berlusconi alias ‘il pifferaio’, ma in effetti non mi pare sia proprio così. Penso di non sbagliare nel dire che la colpa forse va ricercata altrove ossia fra chi di politica non ne sa molta, perché scendere o salire in politica con una “lista civica per Monti” è significato incrementare il numero dei partitini e allungare la scheda elettorale con il sacrificio chissà di quanti nostri alberi. Forse il ‘pastore’ pensava che il gregge italiano di destra e di sinistra rinnegasse le proprie idee e la propria personalità per seguire in massa la lista civica. Meglio avrebbe fatto il professore a riflettere sul suggerimento del ‘pifferaio’ che facendo un passo indietro gli offriva il posto a capo del suo gregge. Analoga determinazione, però, poteva valere per lo schieramento dell’altro gregge; (per la cronaca…) detta soluzione era già stata prospettata dal sottoscritto nel precedente numero di questo periodico. I risultati confermano il mio dire perché se l’ 8/10 % dei voti racimolati dalla lista civica li sommiamo a uno o all’altro dei due schieramenti la governabilità sarebbe stata garantita senza cadere nel caos procurato appunto da grandi pseudo statisti; e forse neanche il movimento di Grillo avrebbe raccolto così tanti voti di protesta degli italiani che giustamente si sono stancati di passare lauti stipendi accompagnati da lussuose macchine e prebende varie con l’aggiunta di caffè, brioche e indumenti intimi a sbafo a gente indegna di rappresentare l’Italia. Speriamo che basti.
Il Professore sembra che abbia espresso il desiderio di dar vita ad un partito. Non ci provare. Non è il caso. Meglio di no. Mi sembra un’ambizione piuttosto onirica. A tal proposito mi torna in mente un proverbio che dice: «chi pe’ ‘sti mari va, di questi pesci piglia». Il Professore però ha fatto due cose eclatanti. Una buona: è finalmente riuscito a far fuori definitivamente Fini che con le sue fantasiose giravolte ha distrutto gli ideali di tanti italiani che pensavano fosse un tantino più serio o meglio più furbo magari come quando si è fregato la casa monegasca; e per metà ha decapitato anche Casini il quale ormai raccoglie soltanto i voti dei suoi famigliari (esclusa la moglie che non ha votato), dei suoi raccomandati (la RAI ne è piena) e delle poche ignare Sorelle e Fratelli che ancora vedono in lui il salvatore della cristianità. Per carità di Dio pregate perché possa scomparire dal video per sempre, cambiate cavallo. Una cattiva: è riuscito a incasinare ancor più la nostra mala politica.
Ma bando alle chiacchiere e vediamo cosa fanno o dovrebbero fare i partiti alla luce delle risultanze elettorali considerato che l’elettorato italiano si è diviso in tre parti pressoché uguali e distinte tra loro. La sinistra che ormai dalla nascita dell’Italia Repubblicana non raccoglie più del 20-25% dei voti (compresa la giunta dei catto-comunisti); la destra che è sempre stata maggioritaria e nella tornata attuale si è divisa dando origine alla nascita del “movimento 5 stelle” che raccoglie circa il 25% dei contestatori della mala politica, e il 25% di moderati del Popolo della libertà. Il risultato che ne è uscito, come volevasi dimostrare, è che nessuno dei tre schieramenti in campo ha la maggioranza per poter fare un Governo per l’Italia. Ecco quindi riproporsi il dilemma – fase 2, non degli elettori che già si sono espressi, e direi malamente, ma del capo di quel partito – PD – che dovrebbe capire a chi chiedere la collaborazione per formare una maggioranza significativa o, come si dice, un governo di larghe intese basato su un programma di pochi punti essenziali per poter tirar fuori il Paese dall’impasse in attesa che si chiarisca tutto l’orizzonte a livello europeo.
Il PD però con pochi voti in più non riesce a ciò e si ostina a chiedere la collaborazione al M5S che ha ripetuto, fino alla noia, di non volerla dare, e rifiuta la disponibilità offerta dal PDL per la formazione di un Governo di unità nazionale con un programma che rispecchia la volontà del popolo italiano e sul quale, forse, avrebbe anche il voto favorevole del M5S.
Riflettendo bene poi viene anche il dubbio se il M5S sia legittimato o meno a sedere in Parlamento considerato che l’art 49 della Costituzione prevede l’associazione dei cittadini in partiti e non in movimenti. Sembra certo che il Governo PD-PDL non si possa fare perché c’è l’uomo nero, Berlusconi, vorrei però ricordare che da tempo il signore ha fatto un passo indietro, e il premier per il PDL è il Sig. Alfano che volente o nolente rappresenta il 25% degli italiani, inaccostabili perché hanno forse la peste. Ma qualora si realizzasse l’auspicato connubio direi che non contano più le persone, e quindi neanche Bersani, ma la volontà politica espressa dalla collaborazione di forze politiche responsabili a formare una coesa stabilità di Governo di cui ha bisogno l’Italia come più volte richiesto dal Presidente Napolitano.
Quanto auspicato mi sembra come un discorso fra sordi, è il caso di dire che la buona volontà che tutti dicono di avere “il bene del paese Italia” al di sopra dei partiti è un falso bello e buono. Speriamo che alla fine fra i tanti salvatori della patria prevalga il buon senso. È forse vana speranza.

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