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Il governo italiano vara un’altra legge razziale

Febbraio 06
10:52 2010

Accordo per l’integrazione: il governo italiano vara un’altra legge razziale

Dopo la legge xenofoba per la sicurezza e i regolamenti etnici nei campi Rom, il governo si appresta a istituire il “permesso di soggiorno a punti”. Sono gravi violazioni dei Diriti Umani che vanno stigmatizzate e corrette con urgenza nelle sedi politiche e giudiziarie internazionali Roma, 6 febbraio 2010. Le alchimie con cui il centro-destra in Italia mantiene la facoltà di governare il Paese sono alla base di un’aberrazione politica, civile e legislativa. L’attuale maggioranza per sopravvivere ha bisogno del sostegno della Lega Nord, partito anti-immigrazione, anti-minoranze, antimeridionalista e antieuropeo. In questa situazione malata, che vede sempre più ignorata qualsiasi norma democratica e qualsiasi diritto umano o civile, la Lega Nord formula decreti, leggi e provvedimenti sull’immigrazione, che automaticamente, nonostante il dissenso della società civile, vengono approvati, senza che si entri più nel loro merito costituzionale. Ricordiamo che la Lega Nord è protagonista da anni di campagne xenofobe e antizigane, che ben trentasei dei suoi militanti, fra cui il sindaco di Treviso, sono stati recentemente rinviati a giudizio dal Gup di Verona per “costituzione di banda armata”, che gli indagati per lo stesso reato rappresentano i vertici del movimento: Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli. Ricordiamo che esponenti della Lega Nord, come il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, sono stati condannati per razzismo o violenza. Di Borghezio e della sua condanna per “incendio aggravato con finalità di discriminazione” non parliamone neppure. Ricordiamo inoltre che bande di razzisti e violenti agiscono in Italia utilizzando il nome e i proclami della Lega Nord: anche i nostri attivisti per i Diritti Umani hanno ricevuto minacce di morte da uno di tali gruppi. All’inizio di ottobre 2008 il senatore Bodega, portavoce della Lega Nord, annunciò a mezzo stampa che il suo partito avrebbe proposto al governo l’approvazione di un “permesso di soggiorno a punti” riservato agli stranieri, prevedendo una serie di obiettivi – in primis, casa e lavoro – che permetteranno agli immigrati di rimanere in Italia. Quando, il 23 e il 24 marzo 2009, i leader del Gruppo EveryOne hanno incontrato a Roma il Presidente della Camera Gianfranco Fini e il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, hanno ricevuto dai due esponenti delle Istituzioni la promessa che mai e poi mai in Italia sarebbe stato approvato ed emanato quel provvedimento di natura antidemocratica. Neanche un anno dopo, il governo si appresta a varare un decreto per sancire l’istituzione proprio del “permesso di soggiorno a punti”, che si chiamerà “accordo di integrazione”. Ieri, i ministri dell’Interno e del Welfare hanno annunciato l’imminente via libera a questa nuova norma anti-stranieri. Roberto Maroni e Maurizio Sacconi presenteranno entro la prossima settimana in Consiglio dei Ministri il decreto in base al quale i nuovi richiedenti di permesso di soggiorno dovranno sottoscrivere l’accodo, con una serie di doveri da adempiere, tra i quali – oltre all’obbligo di avere sempre una casa con requisiti quasi impossibili e un lavoro anche in questo periodo in cui perdono il posto migliaia di italiani qualificati – la conoscenza della lingua italiana, l’iscrizione al servizio sanitario nazionale, la conoscenza della Costituzione. “Proprio oggi,” ha illustrato Maroni, “abbiamo discusso del regolamento che prevede la stipula dell’accordo di integrazione al momento del rilascio del permesso di soggiorno. È la legge sulla sicurezza che parla di specifici obiettivi da raggiungere nel giro di due anni con una valutazione da parte degli Sportelli unici per l’immigrazione. Se gli obiettivi sono stati raggiunti verrà concesso il permesso di soggiorno, altrimenti ci sarà l’espulsione. Così garantiremo l’integrazione: io ti suggerisco le cose da fare per integrarti nella comunità. Se le fai ti do il permesso di soggiorno, se non le fai significa che non vuoi integrarti. Lo applicheremo solo ai nuovi permessi di soggiorno. Per i corsi di lingua e cultura non chiederemo soldi agli immigrati, faremo tutto noi, anche per garantire standard uniformi in tutte le province ed avere tutto sotto controllo”. Sacconi ha precisato, poi che “l’accordo sottolinea i diritti ed i doveri dell’immigrato: oltre alla conoscenza della lingua, l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale, 12 anni di educazione di base, trasparenza nei contratti abitativi”.
In due anni la persona immigrata dovrà raggiungere 30 punti che gli saranno assegnati attraverso esami di lingua, di formazione civica, di cultura storica e costituzionale. Se commette reati i punti gli vengono tolti. Se dopo i due anni, non raggiunge i 30 punti, l’immigrato ha un altro anno di tempo per arrivare al punteggio richiesto, quindi se sarà sotto i 30, verrà espulso, anche se ha moglie e bambini o se dal suo lavoro dipendono le vite dei familiari rimasti in patria.
E’ evidente che il nuovo provvedimento xenofobo provocherà nuove condizioni di irregolarità, situazioni gravi di ricatto da parte dei datori di lavoro o di chi affitta casa agli stranieri. Le migliaia di casi di riduzione in schiavitù o di costrizione alla prostituzione già istituzionalizzati in Italia dalla legge sulla sicurezza (94/2009) aumenteranno e si aggraveranno a dismisura.
Non si può che concordare con le parole espresse da Giancarlo Bressa, capogruppo del Pd nella commissione Affari costituzionali della Camera: “Essere straniero in Italia vuol dire essere soggetto ad una scandalosa lotteria sociale i cui giudici imbrogliano in partenza. Siamo il paese più xenofobo d’Europa. Bel risultato, complimenti a Maroni e a Sacconi”.
Sotto l’aspetto della legittimità, il permesso a punti è un provvedimento etnico e dunque rappresenta un altro vulnus al principio del rispetto della dignità umana che la Carta di Nizza (art. 1) e la Dichiarazione universale dei diritti dell”uomo (Preambolo e art. 1) collocano come base dei dei diritti fondamentali. Tutti i cittadini, in una democrazia, devono essere soggetti alle stesse leggi, in quanto esseri umani (l’equiparazione fra cittadino e straniero si fonda su precisi articoli della Costituzione: il 2 (la Repubblica riconosce e garantisce i diritti fondamentali dell”uomo), il 3 (principio di eguaglianza) e il 10 comma 2 (condizione giuridica dello straniero). Creare una legge speciale riguardante il diritto al soggiorno è chiaramente illegittimo, perché i diritti e i doveri della persona, senza distinzioni, sono già sanciti dalle leggi vigenti.
Anche riguardo ai diritti, essi devono essere gli stessi per tutti. L’articolo 2 della Costituzione sancisce che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”, dove il termine “uomo” non può essere inteso soltanto nell’accezione di “cittadino”, perché esistono norme internazionali che disciplinano i diritti dell’uomo e in particolare la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 e la Carta dei diritti fondamentali nell’Unione europea. Anche la Corte costituzionale ha stabilito ripetutamente che gli stranieri sono titolari di diritti fondamentali e che questi diritti riguardano la persona in quanto tale, ancora in base agli articoli citati della Costituzione. L’istituzione di leggi speciali (come il “pacchetto sicurezza”) e di regolamenti etnici, come i “patti di socialità” destinati ai Rom che vivono in una condizione di vero apartheid nei campi-ghetto e i nuovi “accordi di integrazione” rappresentano gravissime violazioni dei diritti umani e civili, che devono essere stigmatizzate sia dall’Alto Commissario Onu per i Diritti umani che dalle Istituzioni Ue e cancellate con estrema urgenza nelle sedi giuridiche nazionali e internazionali.

Contatti:
Gruppo EveryOne
+39 3408135204 :: + 39 3313585406
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com

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