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Il rapporto degli over 65 con la pandemia fotografato da una ricerca di Senior Italia FederAnziani

Ottobre 21
12:14 2020

Il rapporto degli over 65 con la pandemia fotografato da una ricerca di Senior Italia FederAnziani
Coronavirus: anziani terrorizzati.
Dilagano ansia, insonnia e depressione.
Il 55,7% ha problemi di accesso alle cure
Anziani in auto lockdown. Le più grandi paure? Contagiare o essere
contagiati dai propri cari e morire da soli. Ma il 72,4% ripone fiducia nelle
scelte delle Istituzioni. TV e carta stampata le principali fonti per i
comportamenti da adottare rispetto al Covid, e il 7,9% va a caccia di
informazioni online
Roma, 20 ottobre 2020 – Sono terrorizzati dal Covid al punto da aver
praticamente azzerato la propria vita sociale. Hanno paura di finire in
ospedale, essere intubati e di non avere nessuno accanto al momento del
trapasso, ma la prima preoccupazione è per i propri cari che hanno paura
di poter infettare. Hanno visto le loro vite cambiare radicalmente, ma hanno
imparato a usare tutte le tecnologie disponibili per restare in contatto con
familiari e amici, mentre i due terzi sono in attesa dell’SSN perché non
possono permettersi il privato. Hanno avuto gravi difficoltà ad effettuare le
visite specialistiche in itinere, gli esami diagnostici, gli interventi già
programmati, i controlli oncologici e in un caso su tre sono stati costretti a
ricorrere a strutture private pagando di tasca propria. Si fidano delle
istituzioni e tendenzialmente giudicano corrette e utili le azioni e le strategie
messe in atto negli ultimi mesi dal governo centrale e dalle Regioni. Questo
il quadro che emerge dal sondaggio condotto da Senior Italia FederAnziani
su un campione di 645 over 65 per analizzare le paure e le difficoltà che la
popolazione anziana sta incontrando in questo lungo periodo di pandemia,
e il livello di fiducia nei decisori politici.
Più dell’80% del campione è terrorizzato dal Covid, di cui un intervistato su
quattro teme di poter morire (19,8%). La paura più diffusa è quella di
infettare le persone care o essere infettati dai propri familiari (38,6% del
campione), seguita dalla paura di essere intubato (36,4%), di finire in
ospedale (34,7%), mentre la possibilità di morire da solo senza i propri
familiari accanto spaventa un terzo degli intervistati (30,1%). Uno su cinque

soffre una generica incertezza riguardo il proprio futuro (21,9%), teme lo
sconvolgimento delle abitudini di vita (21,4%), e per la stessa percentuale
lo spettro peggiore è quello della solitudine.
La vita degli over 65 è drasticamente cambiata dall’inizio della pandemia: il
57% del campione ha finito col vivere questi mesi in un lockdown
permanente, vedendo ridotta o addirittura completamente azzerata la
propria vita sociale nella quotidianità, per il 47,4% una delle più pesanti
limitazioni è rappresentata dal non poter più viaggiare, per il 36,3% ha
pesato soprattutto la difficoltà a contattare i medici e specialisti. Il 28,4%
lamenta la difficoltà a incontrare i propri cari, il 19,7% ha sofferto per la
mancanza di attività fisica, incluso il ballo all’interno del proprio centro
anziani, il 19,4% avuto difficoltà a comunicare con gli uffici pubblici, mentre
solo il 12,9% ha dichiarato di non aver riscontrato grandi cambiamenti nella
propria vita quotidiana.
Nonostante le limitazioni derivanti dalla pandemia gli over 65 non hanno
rinunciato a comunicare con familiari e amici, e lo hanno fatto
prevalentemente attraverso il telefono, fisso e cellulare (70,5%), via
WhatsApp (63,4%), di persona anche se con le necessarie accortezze
(47,9%), tramite video chiamata (44,3%) attraverso i social network
(11,2%) e via mail (10%). Un intervistato su quattro ha qualcuno che si è
ammalato di Covid tra i suoi familiari, parenti o amici (25,27%) e tra questi
uno su cinque ha dichiarato che questo qualcuno è venuto a mancare a
causa del Coronavirus.
Molte delle difficoltà incontrate in questo periodo sono legate alla gestione
della propria salute, con il 6% che ha avuto difficoltà ad “approvvigionarsi”
regolarmente delle medicine, e il 38% che ha incontrato difficoltà a restare
in contatto con il proprio medico di famiglia. Il principale sistema per
comunicare con quest’ultimo è stato il cellulare del medico (47,6%) seguito
dal telefono fisso dello studio (45,3%), dall’uso di Whatsapp (28,1%) e dalla
email (24,7%); uno su tre tuttavia non ha rinunciato a frequentare
fisicamente lo studio medico (29,9%).
Il 65,3% dei rispondenti ha dichiarato di essere affetto da patologie
croniche. Tra queste le più diffuse le patologie cardiovascolari (per il 43,7%
del campione), seguite da quelle reumatologiche (19%), dalle patologie
metaboliche (18,8%), dell’apparato respiratorio (15,7%) e urologiche
(15,4%). A seguire le patologie oculistiche (che interessano il 15,1% del
campione), quelle oncologiche (9,2%), quelle neurologiche (7%).
Solo il 19,5% del campione è riuscito ad effettuare le visite specialistiche e
gli esami diagnostici che aveva programmato da quando è iniziata la
pandemia, mentre il 35,2% è riuscito a effettuare le visite ma con difficoltà
e gravi ritardi, l’11,8% non c’è quasi mai riuscito, l’8,7% sta ancora
aspettando di essere ricontattato. Nel caso di chi è riuscito a eseguire delle
visite nei mesi scorsi queste sono state effettuate presso strutture

pubbliche, ospedali ambulatori nel 43,2% dei casi, presso strutture private
convenzionate nel 23,5% dei casi mentre il 33,3% degli intervistati è stato
costretto a ricorrere a strutture private a pagamento. Assai elevata la
consapevolezza dell’importanza della vaccinazione antinfluenzale e
antipneumococcica per gli over 60 resa ancor più necessaria dalla presenza
del Covid: il 96,9% ha dichiarato di esserne consapevole. Tuttavia il 44,2%
ha dichiarato di non avere ancora ricevuto informazioni in merito e di non
essere stato ancora contattato, mentre il 38,6% ha dichiarato di essere
stato contattato dal medico di famiglia. Solo il 12,7% ha già effettuato il
vaccino. Per quanto riguarda i comportamenti da adottare durante
l’emergenza sanitaria la principale fonte di informazione è rappresentata da
radio, TV e giornali, ai quali fanno affidamento il 44% dei rispondenti. Uno
su quattro (25,8%) fa riferimento soprattutto al proprio medico di famiglia,
il 12,6% allo specialista, il 9% a familiari e amici. Il 7,9% cerca informazioni
sul Covid da Internet.
L’appuntamento delle 17 in tv ogni giorno è il momento più atteso per
conoscere il bollettino dei morti e dei positivi.
Elevata la fiducia nei confronti dei decreti, delle normative, delle azioni e
delle strategie messe in atto negli ultimi mesi dal governo centrale, che
giudica corrette e utili al contenimento della pandemia il 72,4% dei
rispondenti. In particolare il 50,4% giudica tali provvedimenti abbastanza
utili e il 22% molto utili. Solo il 18,9% li ritiene molto poco utili. Altrettanto
elevata la fiducia nei confronti dei decisori regionali, con un 61,9% dei
rispondenti che giudica corrette e utili le normative, le azioni e le strategie
messe in atto dalle istituzioni regionali. La pandemia ha accentuato i
problemi collegati alla paura, all’ansia, all’insonnia e alla depressione di cui
soffre il 42% del campione: uno su cinque ha dichiarato di soffrire più del
solito di uno di questi disturbi. Il 43% ritiene che sarebbe utile poter parlare
con uno psicologo o uno psicoterapeuta e un rispondente su quattro
accoglierebbe con favore l’istituzione di un numero verde dedicato al
supporto psicologico.

 

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