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Il secolare soggiorno alle pendici del Tuscolo

Febbraio 11
02:00 2007

‘il tuscolano è un colle fertile e ricco di buone acque e in più luoghi ha un dolce pendio che ospita splendide dimore regali.‘ Strabone, Geografia, I secolo a.C.
Percorrendo a piedi l’antica via Latina, a molti nota come via dei Sepolcri, si può giungere alla città che la leggenda vuole fondata nel IX secolo a.C. da Telegono figlio di Ulisse e della Maga Circe: Tusculum. Tale versione, condivisa anche da Ovidio, narra che fu lo stesso fondatore della cittadina a far innalzare le mura di difesa della città che apparvero insormontabili anche allo stesso Annibale. Caduta nelle mani di Roma nel 500 a.C. circa, solo nel 380 a.C. gli esponenti più autorevoli della popolazione romana, attratti dalla piacevolezza e dalla vaghezza del paesaggio, dal clima, dalla copiosità dell’acqua e dalla vicinanza a Roma, vi si insediarono edificando sontuose ville. Tra le dimore delle famiglie patrizie e quelle di Cecilio Metello, Cornelio Silla e Catullo, da non dimenticare è la villa di Cicerone che, come scriveva ad Attico, solo in quel luogo si sentiva felice. La residenza tuscolana divenne la sua prediletta tanto che le dedicò cure maniacali e la innalzò a sito di ambientazione della sua opera filosofica Tusculanae disputationes. Anche il colto Lucullo amava la sua villa sulle colline del Tuscolo, a tal punto che, fuggendo dalla vita politica, vi trovò rifugio dedicandosi alla sua nota biblioteca di testi storici che costituì elemento di richiamo per gli intellettuali romani.
Agli albori dell’Età Imperiale, protetta dall’abbraccio duplice delle mura, Tusculum conduceva tranquilla la sua vita e si ornava di nuovi monumenti quali il teatro e le statue erette all’interno del foro in onore degli eroi della leggenda. Della meraviglia del paesaggio tuscolano godettero le novelle generazioni di proprietari di ville. Tra imperatori, magistrati, poeti e letterati si fecero notare Plinio il Giovane, Silio Italico, Quintiliano e Flavio Clemente che molto probabilmente era un frequentatore della villa dei Flavi sul cui terrazzamento in seguito si eresse il primigenio abitato di Frascati.
Fu nel III secolo che le nobili ville vennero abbandonate probabilmente a causa della scelta di riportare Tusculum alla funzione militare e strategica e per le gravi epidemie che colpirono Roma e l’Impero tutto. Con l’arrivo del periodo medievale, della rigogliosa città non si hanno notizie. Alcune ipotesi sostengono che sia stata distrutta dai Visigoti di Alarico, altre che sia sopravvissuta un’esigua popolazione. In ogni caso nel Medioevo non vi era più alcuna traccia di Tusculum come centro amministrativo precipuamente residenziale. È quindi avvolta da un manto di cupo mistero la Tuscolo alto-medievale, sfiorata solo da riassetti agrari, sociali e territoriali, i cui abitanti probabilmente abbandonarono riversandosi nelle zone adiacenti Frascati. Fu con l’avvento della dominazione spagnola che prestigiose famiglie laziali investirono i propri averi nell’acquisto di terreni di valore. A questo punto gli antichi colli di Tuscolo, ricalcando il periodo d’oro della Tusculum della tarda Repubblica e dell’Impero di Roma, tornarono ad ospitare strabilianti ville simbolo della nuova aristocrazia. L’atmosfera tranquilla ed il profilo ameno che avevano affascinato le antiche famiglie romane continuò ad ammaliare secoli dopo aristocratici e viaggiatori: ‘La regione è molto bella, il paese giace su di un colle, anzi su di un monte e, ad ogni passo, si offrono al disegnatore i più bei soggetti. La vista è amplissima, si vede Roma nella pianura, e, più lontano, il mare;’ scriveva Goethe il 15 Novembre del 1786. Lo scrittore e filosofo tedesco durante il soggiorno italiano del Grand Tour nella cittadina di Frascati ammirò dimore rinascimentali e barocche: ‘Si parla molto di abitazioni, luoghi di gioia e di delizia; basterebbe gettare, di qui, uno sguardo tutto attorno per convincersi che, assai difficilmente, una villa potrebbe trovarsi in una posizione più deliziosa’.
Le dimore cinquecentesche e settecentesche, edificate per volere di illustri personalità del tempo, sorsero sulle antiche rovine delle sontuose ville romane nate, un tempo, sulle pendici delle colline tuscolane, quasi a voler incarnare il principio di continuità che nelle epoche precedenti era prerogativa degli edifici sacri. Villa Mondragone, adornata da eleganti porticati e abbellita da un ninfeo con fontane e giochi d’acqua, fu edificata sui monumentali resti della villa dell’autorevole famiglia romana dei Quintili. Villa Falconieri, la più antica delle residenze tuscolane, è stata eretta anch’essa su i ruderi di una villa romana, come probabilmente è avvenuto per la stessa villa Tuscolana, come testimoniano i reperti archeologici disseminati sul sito. Manieristica e a tratti barocca villa Aldobrandini affascinò Goethe che dalle sue finestre potè godere di ‘una vista magnifica quantunque non inattesa’. La villa con il suo corpo slanciato, i camini a torricella e le fontane a forma di barchetta ‘è stata costruita in una tale posizione che permette di abbracciare, con lo sguardo, la magnificenza delle colline e della pianura’. I secoli, dunque, non hanno scalfito la bellezza del luogo scelto dagli antichi romani e dagli aristocratici di ogni tempo come sito prediletto di rifugio e svago.
‘Le ville sono costruite per un soggiorno piacevole, e come gli antichi romani avevano qui le loro ville, così da più di cento anni, romani ricchi e amanti del nuovo hanno piantato qui, nei posti più belli, le loro ville’.
Goethe, Viaggio in Italia, 1786.

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