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Il trono della conoscenza

Settembre 22
23:00 2007

Un giorno entrai in un bosco ed iniziai ad avanzare al suo interno.
Lo feci senza chiedermi cosa fosse a spingermi al suo interno ma solo per il piacere di farlo; era un bosco che non conoscevo e quindi non sapevo cosa ci fosse al suo interno che sembrava chiamarmi, eppure era come camminare spinto da una mano invisibile ma gentile che mi premeva alle spalle.
Non ebbi paura anche se mi trovavo in una terra nuova, anzi più avanzavo e più la spinta soffice di quella mano gentile sembrava svanire. Avanzavo spinto dalla mia voglia di proseguire. E così ai passi si aggiunsero altri passi e il percorso divenne lungo…
All’interno del bosco gli alberi erano fitti e dai rami bassi, e a terra foglie gialle e umide chiedevano continuamente la mia attenzione che altrimenti sarebbe stato fin troppo facile scivolare a terra o battere la testa contro un ramo, ma con gli occhi sempre aperti e rivolti avanti mi accorgevo prima dei pericoli e a calibrar le mie mosse li evitavo.
E piano piano avanzavo in questa fitta boscaglia e ogni tanto da lontano qualche strano verso di chissà quale animale ne annunciava la presenza. Magari poi non era così lontano, e nascosto dietro qualche cespuglio oscuro era lì che mi osservava, anch’egli sorpreso dal fatto di vedermi lì e indeciso se correre via o restare ad osservarmi.
Sempre più avanti, e sempre attento ad osservare ciò che precedeva il mio cammino, continuavo a camminare accelerando anche un poco il passo preso dalla curiosità di scoprir oltre…
Il tempo… Il tempo era come se non esistesse, chi può dire da quanto stavo camminando, forse minuti o forse ore, ma che importanza aveva? L’importante era avanzare e ad ogni passo scoprire cose nuove; cose che sebbene da sempre fossero lì non avevo mai nemmeno presupposto che potessero esistere. Già, uno come fa a presupporre ciò che non conosce?
Ad un certo punto i rami divennero più radi e la boscaglia si apriva in un’assolata radura con a terra un’erba verdissima e soffice. Bellissima… una dimensione nuova all’interno di ciò che gia da solo costituiva un’area fuori dal mondo!!!!
A terra l’erba era così fresca che pareva che nessun piede umano l’avesse mai calpestata, ed io forse ero il primo… il primo a penetrar una terra così sconosciuta, selvaggia e nuova.
E al centro della radura vidi un trono d’oro lucente, su un alto piedistallo quadrato con tre scalini di marmo bianco per ogni lato.
Il contrasto tra il verde acceso dell’erba, il bianco lucido del marmo e il giallo caldo del trono fu come una folgorazione e per un momento dovetti socchiudere gli occhi che troppa luce era a colpirli. Ma poi dopo un po’ li riaprii e curioso mi avvicinai…
Salii gli scalini lentamente e giunto in cima, dopo un attimo di esitazione, mi sedetti su quel regale sedile… Il trono era rivolto verso il proseguir del cammino con alle spalle l’ingresso del bosco che chissà da quanto tempo mi ero lasciato dietro. E da quella posizione il panorama si mostrava in tutta la sua infinitezza; altri alberi fitti prendevano il posto della radura, altri sentieri tortuosi che a seguirli l’occhio si perdeva. Eppure non avvertivo inquietudine nell’immaginar il lungo cammino che ancora mi attendeva, perché tanta era la strada fin qui percorsa e il resto non sarebbe stato altro che ancora strada… già tanta la strada fin qui percorsa… Non mi accorsi che nel pensare a questo il trono si era girato verso l’ingresso del bosco, ed ora lo spettacolo che mi si presentava di fronte era fatto dal percorso che finora avevo compiuto, certo anch’esso fatto di bosco e sentieri incerti ma comunque conosciuto. Mi sembrava di poter immaginare ogni passo compiuto all’interno di quel dedalo di rami, i momenti di indecisione… i momenti di fatica… tutto a me di nuovo si ripresentava, e più assistevo a questo spettacolo, più diventava chiaro e particolareggiato…
E che belle emozioni nel riveder tutto… era come esser cullato da un vento soffice e caldo dal quale non volevo più uscire… e stetti lì seduto sul morbido trono in balia di quella gentile brezza…
E fu in quel momento che una potente e fredda ventata mi colpì alle spalle… un brivido di gelo percorse la mia schiena e più la percorreva più il gelo si impadroniva del mio corpo, come se una cascata di cristalli freddi e appuntiti lo invadessero da dentro…
Cosa era stato a colpirmi così alla sprovvista? Cosa di quel panorama che prima osservavo placidamente ora diventava ostile? E perché proprio ora che tranquillo godevo di tutto il percorso fatto fin qui?
E ormai la sensazione che a me tornava dall’osservare il cammino fatto finora non era più la stessa; non più tranquilla soddisfazione ma inquieta insicurezza, come se tutto quello che finora dava certezza ora non bastasse più…
Il freddo veniva dalle mie spalle, dunque dalla parte del bosco ancora sconosciuta, e nel diffondersi nell’aria raggiungeva anche la parte già conosciuta che mai finora era stata percorsa da un simile freddo.
E ancora mi chiesi da dove provenisse quella inaspettata brezza…
E ancora senza che me ne accorgessi il trono si era voltato ed ora guardava verso la direzione di origine del vento; e subito fu quiete… di nuovo caldo sole e tranquillo domandarmi il perché di quella strana magia…
Tutto era tornato calmo e pronto a ricevermi come quando ignaro ero penetrato nel bosco… Ma nel pensar al mio ingresso in quella terra nuova il trono di nuovo si era voltato verso il cammino che fin ora avevo compiuto, e subito fu freddo alle spalle, e il pensiero che forse non avrei più trovato la via per uscire da quel bosco maligno presto si tramutò in una mano potente che stringeva da dentro implacabile le viscere mie… Anzi oramai ne ero certo: mai più sarei uscito da quella selva, che la strada che finora era sembrata certa e sicura ora a me appariva scomparsa, e al suo posto solo un’impenetrabile ragnatela dove certamente mi sarei perso…
L’unica possibilità che rimaneva era avanzare ancora verso l’interno, attento ad ogni passo e con gli occhi aperti verso l’avanti; e nel pensar così il trono di nuovo ruotò verso l’interno del bosco mostrandomi ancora una volta la strada che portava oltre la radura; era lì calma ed assolata pronta ad accogliere ancora i passi miei verso lo sconosciuto…
E dunque scesi dal trono e mi incamminai verso quel nuovo sentiero riscaldato dal sole, e iniziai il nuovo viaggio verso l’oltre… non portai con me la voglia di uscire finalmente dal bosco ma solo il desiderio di scoprire ciò che ancora si celava al suo interno. E con gli occhi aperti e attenti il cammino divenne sicuro, perché anche al ripensar alla fredda brezza che pure da quella parte era provenuta, ora ero lì ad attenderla e con gli occhi ben fermi avanti l’avrei di certo avvertita prima, e pronto avrei cercato un riparo sicuro.
E così fu… la sentii da lontano che agitava le foglie di alberi distanti ma sempre più vicini… ma quando fu nei pressi miei trovai riparo in una grotta, e al suo interno l’attesi.
Attesi e attesi ancora ma nulla da fuori la grotta annunciò il passaggio del freddo vento, e tutto rimase caldo e tranquillo; uscii allo scoperto e sorpreso vidi che nulla era stato toccato dal passar del vento… le foglie a terra erano sempre lì con i rami secchi sopra, fermi e immutabili da sempre.
La fredda e potente brezza si era dunque dissolta nel momento stesso in cui io invece di correre lontano ero rimasto lì pronto ad affrontar il passaggio…
Gli occhi verso l’oltre… e gli occhi verso il già visto… ecco cosa faceva ruotare il trono nella radura ed ecco cosa originava il freddo vento…
Si può presupporre ciò che ancora non si conosce? No, ma si può presupporre che certamente esiste anche se sconosciuto; con gli occhi verso l’oltre posso scoprire ciò che oggi non so ma che domani conoscerò e saprò utilizzare; con gli occhi verso il già visto, solo a goder di quanto già fatto, non avrò mai a disposizione l’oltre e tutto ciò che da esso proviene mi coglierà sempre impreparato…

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