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Inno all’anoressia

Dicembre 16
23:23 2011

Rapporto malato con il cibo per circa 3 milioni di italiani, il 5% degli abitanti della Penisola. Anoressia e bulimia sono i disturbi alimentari più frequenti: un problema che prende sempre più spazio nella nostra società e che col tempo rischia di trasformarsi, in una vera e propria epidemia. Un disa­gio fisico sintomo di un problema ben più profondo, che colpisce soprattutto il sesso femminile (95% dei pazienti che chiedono aiuto) e la fascia d’età 12-25 anni (fra le under 25 le malate arrivano al 10%), ma che sempre più spesso ‘contagia’ anche donne quarantenni e uomini. E i primi segnali del disagio davanti allo specchio, tecnicamente definito dismorfofobia, possono comparire già nei bimbi minori di 10 anni. Lo stesso ‘target’ al quale è rivolto un libro per bimbi over 6 che sta suscitando non poche polemiche online, ‘Maggie goes on a diet’ (Maggie si mette a dieta), 44 pagine scritte in versi, firmato da Paul M. Kramer, un papà americano che vive alle Hawaii ed è già autore di altri libri sull’infanzia. Il libro uscirà in libreria negli Usa da ottobre, ma già è commercializzato via internet da Barnes & Nobles e da Amazon. Il testo ha per protagonista Maggie, una ragazzina di 14 anni, in evidente sovrappeso, che si mette a dieta e dimagrendo si trasforma da adolescente insicura e per questo piena di complessi, a star della squadra di calcio della scuola. La copertina ritrae la piccola protagonista davanti allo specchio, mentre finge di provarsi un vezzoso abitino rosa nettamente più smilzo di lei, e sorridendo vede l’immagine di sé, drasticamente più magra e pronta a indossare il vestitino dei sogni. Una proiezione dei suoi desideri, di quello che sarà dopo la dieta. Genitori ed esperti ovviamente non hanno apprezzato favorevolmente l’uscita di questo libro, definendolo a tutti gli effetti un inno all’anoressia, un incitamento alla magrezza patologica come obiettivo da inseguire ad ogni costo fin da bambini. Non si può far leggere con tanta facilità un testo così forte per contenuto a soggetti che per età sono ancora troppo fragili e sensibili per poter capire il vero intento dell’autore. “Con il tempo, grazie all’esercizio e a un duro lavoro – recita il sommario pubblicato su Amazon – Maggie si fa via via più sicura di sé e guadagna autostima”. E proprio perché diventa la metà di com’era, si trasforma in un’eroina per i compagni di scuola. L’autore spiega che il suo obiettivo vuole essere quello di facilitare la lotta contro l’obesità infantile, che soprattutto negli Stati Uniti ha raggiunto un numero di casi talmente elevato da non poter essere più trascurato. Ma questo non gli ha evitato di far finire sotto accusa il suo li­bro, perché non rispecchierebbe «quello che succede nella vita reale dei ragazzi», secondo Joanne Ikeda, nutrizionista dell’Università Berkeley della California.L’insoddisfazione per il proprio corpo è uno dei rischi maggiori di disordini alimentari che i ragazzi possono portarsi avanti fino all’età adulta», ha detto Ikeda, citata dall’ Abc. Inoltre modelli come quello di Maggie, ha aggiunto, possono perpetuare l’idea che «se non sei come Cenerentola, sei una fallita». «Non vorrei che un bambino leggesse questo libro, perché potrebbe provare a seguirlo e fallire. Cosa ne sarebbe poi della sua autostima?», ha aggiunto. Secondo l’autorità sanitaria della Gran Bretagna ad esempio, negli ultimi tre anni ben 98 bambini di età com­presa tra i cinque e i sette anni sono stati ospedalizzati per disturbi alimentari, alcuni talmente gravi da met­tere in pericolo la loro vita. 99 i piccoli pazienti fra gli otto e i nove anni ricoverati, 1500 quelli compresi nella fascia che va dai tredici ai quindici anni. A impressionare è la velocità con cui aumentano i disturbi in età sempre più precoce: i piccoli pazienti sotto nove anni, infatti, l’anno scorso sono raddoppiati. Senza conside­rare, avvisano gli esperti, tutti i bambini che in ospedale non arrivano perché in condizioni meno gravi. Se­condo molti specialisti, giovanissimi e bambini sviluppano sempre più relazioni insane con il cibo, usano il proprio corpo come metro di paragone con gli amici e con il mondo esterno, e già alle scuole elementari considerano i personaggi famosi come modelli da raggiungere, a ogni costo. Chissà quale de­stino e quale conseguenze effettive conoscerà tale libro una volta distribuito nelle librerie americane prima e del resto del mondo poi! Quello che è certo è che nel bene come nel male, l’importante è parlare, discutere dei problemi che affliggono la nostra società. In questo caso di un disturbo alimentare che non accenna a diminuire la sua forza di adesione .Perché è soltanto dal con­fronto, soprattutto di esperti nel settore e persone che l’hanno vissuto sulla propria pelle direttamente o per riflesso, che si può riuscire a trovare il punto di vista concreto da cui ricercare una, se non addirittura le soluzioni, perché quello che era un problema diventi un ricordo, una delle tante ma ahimè, tristi e buie esperienze di vita da cui si può uscire più forti se si vuole. Un’occasione per recuperare la capacità di riflettere intensamente, per non cadere nella banalità della superficialità.

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