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Intervista a Ninnij Di Stefano Busà

Giugno 14
22:00 2012

D. In una sua intervista, parafrasando Dostoevskij ha detto: “La poesia non salverà il mondo”, ma “Il mondo salverà la poesia”. Di che cosa ha bisogno oggi la poesia per sopravvivere?
R. La poesia per sopravvivere non ha bisogno di nulla, perché sopravvive da se stessa in quanto è l’anima che parla, semmai è il pensiero che la segue passo passo. Però in questo mondo così effimero, così tormentato, così complesso, quale è diventato oggi il nostro modo di vivere, noi abbiamo bisogno di un ideale e nella poesia spesso questo ideale viene rintracciato. Come dicevo prima, è una vita parallela che ci portiamo dentro, che ci dà una sorta di conforto, di certezza che la prospettiva futura non è veramente distruttiva, invasiva. Noi abbiamo questo bisogno di sognare, così come sentiamo l’esigenza di respirare. Nel sogno, nella sua infinitezza, io rispecchio il mito della vita stessa che si rinnova, che cerca un suo sbocco per poter sopravvivere a questa lordura, a questa combinazione di guai che ci hanno creato attorno.
D. Alcuni giovani oggi scrivono poesie soprattutto nei testi delle loro canzoni. Qual è l’incitamento che può dare a coloro che ‘soffrono’ a leggere poesie solo perché non sono stati educati alla lettura dei versi?
R. Smontiamo subito questa idea che i giovani di oggi non sanno scrivere poesie. Io da un po’ di tempo sono stata coinvolta nelle lezioni nella scuola primaria. Mi hanno dato l’incarico alcuni direttori didattici di fare poesia nelle scuole ed è un bellissimo progetto che porto avanti volentieri perché, secondo me, i giovani hanno bisogno di modelli che non trovano più nella società moderna. Ragion per cui, viene a cadere quella sorta di ideale e rimane solo la contraddizione del vivere. Allora i giovani osservano, sono grandi osservatori di ciò e questa contraddizione li porta a non sperare, ad essere delusi dalla vita. È una cosa pessima che i giovani di oggi rintraccino questa poca speranza attraverso un mondo che gli si rivela contro, quindi è un paradosso, ma purtroppo dobbiamo insegnare ai ragazzi a prediligere la poesia, perché amandola, ritrovano il bene verso se stessi e il mondo. Potrebbe essere una sorta di retorica, ma non lo è, perché vedo che questi bambini di otto, dieci anni mi aspettano con ansia e per me è una grande soddisfazione. Non avevo mai insegnato la poesia nella scuola primaria e devo dire che è stata una combinazione vincente, perché i bambini ascoltano attentamente, perché sentono, in quanto piccoli, di avere un sostegno morale, un arricchimento interiore. Ho insegnato Letteratura e Storia della Poetica all’Università della Terza Età per diversi anni, ma non avevo mai portato la poesia a livelli molto elementari per farmi comprendere da loro, ci sono riuscita e ciò mi ha dato soddisfazione.
D. Lei si interessa anche di Scienza dell’Alimentazione, quanto l’arte della cucina si combina con quella letteraria, ci sono affinità tra loro?
R. Sono convita che non è solo il corpo che si deve nutrire è soprattutto l’anima, il pensiero, l’intelletto. Però le due cose sono parallele, complementari. Quando si riesce ad alimentare entrambe, credo che sia la cosa migliore. Se sta bene il corpo sta bene anche la mente e viceversa. Entrambi devono avere un’affinità, perché tutto nella vita è armonia.
D. I latini dicevano “Mens sana in corpore sano“, quanti benefici possiamo trarre da una giusta alimentazione?
R. È anche il mio motto e in realtà si vede, perché amo la buona cucina. Il cibo bisogna amarlo come si apprezza la letteratura, la pittura, l’arte in genere. Non occorre mangiare per sopravvivere, ma mangiare per il gusto di mangiare. Alimentarsi con le cose buone e con le dosi giuste ed ecco perché la Scienza dell’Alimentazione è una disciplina che va di pari passo con quella della letteratura, della filosofia e di altre arti in genere.
Ninnij Di Stefano Busà nata a Partanna (TP), laureata in Lettere, inizia a scrivere all’età di dodici anni, incoraggiata da Salvatore Quasimodo, amico di famiglia e avrebbe avuto l’avallo dello stesso, se di lì a poco non fosse deceduto. Dal 1987 ad oggi, ha pubblicato venti raccolte di versi, quasi tutte premiate. Ricordiamo tra le ultime: Le lune oltre il cancello (1998), Il deserto e il cactus (1998), In altro luogo (2001, Sanremo), Adiacenze e lontananze (2002), L’arto fantasma (2005, Ed. Lineacultura), Tra l’onda e la risacca (2007, Ed Bastogi), L’assoluto perfetto (2010 Kairos), Quella luce che tocca il mondo (2010,Ed. Bastogi) e Nella rosa dei venti (2011, Ed. Ursini). Tra i saggi pubblicati si menzionano: Il valore di un rito onirico (1989, Il Ponte New York) e L’estetica crociana e i problemi dell’arte (1986). L’autrice è Presidente dell’Unione Nazionale Scrittori della Lombardia ed è stata insignita di attestato di Benemerenza per la cultura da parte della Società Argentina degli Scrittori. È inoltre presidente di uno scambio culturale internazionale con Ecuador, con il quale l’Italia vanta rapporti di integrazione ed amicizia attraverso il Consolato e l’Istituto di Cultura.

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