Notizie in Controluce

 Ultime Notizie

Intervista ad Aldo Onorati

Intervista ad Aldo Onorati
Aprile 14
18:49 2017

A cura di Armando Guidoni, in occasione della pubblicazione del libro “L’amore è cieco… da un occhio solo”

D.- Oggi, tempo di romanzi a tutti i costi, perché ti esprimi sempre più col racconto?

R.- Perché la nostra tradizione iniziata egregiamente col Maestro dell’Europa letteraria, Boccaccio, è novellistica. Tranne qualche vero romanzo, assai raro, i sette-otto secoli della nostra storia letteraria sono costellati da immensi capolavori formati da racconti. Lo stesso Moravia, ritenuto un vero romanziere, ha il suo libro migliore in “Racconti romani”, cosa che ormai si dice pure di Pirandello, la cui grandezza sta più nelle pagine brevi che nel teatro. Ma gli editori oggi rifiutano a priori il racconto, costringendo gli scrittori a diluire una novella fino a portarla a trecento pagine per scrivere in copertina “romanzo”. Invece il racconto è la misura naturale del narrare, in quanto ti dà la possibilità di passare da un argomento all’altro senza costringerti a cavilli di trama, e ti fornisce il mezzo per guardare a 360 gradi la realtà variando di tema per ogni racconto. Maupassant e Cechov hanno descritto il mondo meglio di tutti i romanzi editi dal 1950 a oggi.

D.- Bene. Ciò spiegato, quale idea hai voluto sviluppare e indirizzare al lettore con questa raccolta sulle donne?

R.- Ho voluto divertirmi sui casi della vita, la quale ne sa sempre una più di noi e del diavolo stesso. Non ce l’ho con le donne: sia chiaro subito. Piuttosto, alcuni racconti vanno letti come descrizione dei pregiudizi ancora esistenti sul gentil sesso. Non ci facciamo illusioni: la cultura millenaria è stata maschilista. La donna ha impersonato il peccato, specie nella religione.

Ho usato il sarcasmo e il paradosso per sottolineare certe storture ancora a carico delle nostre compagne. Insomma, per farla corta: stimo a tal punto la “nostra metà” che ho scritto un libro dal titolo “Lettera al Papa per il sacerdozio della donna”, che stava per uscire con Armando Armando nel 1995, ma l’ho fermato in seguito alla dichiarazione di un prete amico: “È una questione teologica: la donna sacerdote non rientra nel disegno di Dio”. Combattere contro i mulini a vento l’ho ritenuto inutile.

D.- Di questo non ero a conoscenza… Ma scusa l’interruzione… Dicevi?

R.- Quando chiesero al dottor Samuel Johnson, nel Settecento, chi fosse più intelligente, l’uomo o la donna, rispose: “Quale uomo, quale donna?”. Ecco, io sono d’accordo con lui. Non è il genere (maschile e femminile) che distingue le persone, ma la singolarità irripetibile della loro essenza. I due sessi sono differenti in molte cose, ma né superiori né inferiori l’uno all’altro; semmai, bisogna distinguere in base all’individuo. Ti porto un esempio: dire che l’uomo è superiore alla donna solo perché è Uomo, è come affermare che tutti i maschi sono uguali e tutte le femmine uguali, cioè in blocco un genere è migliore e in blocco l’altro è peggiore: nulla di più blasfemo. In fondo, noi italiani siamo manicheisti: tutto il bene è da una parte e tutto il male è dall’altra. Ma la storia mostra il contrario. Mi riferisco alla mia attività di critico letterario: ci sono autrici che danno le mele ai maschi. Solo i retrogradi mettono la donna al posto delle oche. Però, quello che mi sgomenta, è la sua sudditanza “accettata”, in qualche modo, in molte località del pianeta e, in parte, nella nostra stessa Penisola…

D.- L’emergere del gentil sesso in ogni campo non è gradito molto dagli uomini…

R.- È vero, ma dagli uomini insicuri e mediocri. Quelli che dicono “a casa mia comando io” e bastonano le mogli. Quelli sono spesso dei poveretti che, non stando all’altezza delle loro compagne, le picchiano sapendo che i muscoli, di cui la donna sembra quasi priva, incutono terrore e mettono a tacere l’intelligenza, l’acume che lei possiede e che talvolta le permette di vedere assai più lontano del partner.

D.- Perché pensi che il successo della donna nel lavoro, nella carriera, possa mettere in crisi i rapporti di coppia?

R.- Perché la convinzione di millenni non si cancella con un decennio o col Sessantotto. E neppure con la pillola anticoncezionale, alla quale si deve la liberazione della donna dal terrore delle gravidanze “illegali” e la sua parità sessuale con l’uomo. Noi abbiamo avuto l’esempio di una famiglia patriarcale. Come possiamo, in una sola generazione, passare dal giorno alla notte? Ribaltare le cose completamente? Si chiede troppo all’uomo, ma quelli intelligenti comprendono le possibilità immense del partner e si mettono sullo stesso piano, anche se in certi settori la donna, da sempre, ha le chiavi del potere in mano. Inoltre, se c’è una differenza vera e sostanziale, essa consiste nella maternità. Gli animali se ne fregano, perché i cuccioli appena nati già camminano e in pochi mesi sono autosufficienti, per cui il padre ha un ruolo del tutto marginale. Ma il cucciolo di uomo ha bisogno di protezione fino almeno ai diciotto o venti anni (non fosse altro per il mantenimento agli studi), e quindi la società ha inventato la figura paterna, il matrimonio, indissolubile, che però oggi – lavorando la donne e guadagnando – va presto in pezzi ubbidendo alla legge della natura più che alla costruzione sociale-umana a beneficio dei deboli, cioè la prole. Prima la donna subiva: e il matrimonio andava avanti, come che sia… Oggi, la parità dentro le mura domestiche mette in crisi “il capo di casa”, il capo-famiglia, il “pater familias”. Insomma, nelle civiltà matriarcali, tutta la parentela si prendeva cura dei figli, e la coppia non era sola.

D.- Ma alla donna è convenuto questo progresso?

R.- Non lo so. Ora lei ha un doppio ruolo: di madre e di lavoratrice, che spesso la mette in crisi, con sensi di colpa, perché “lei” è principalmente madre, per questo la natura l’ha programmata così. In lei c’è il conflitto interiore, altro che storie! Noi lo sorvoliamo, però anche la donna ha il diritto di affermare la sua personalità oltre la stessa sublime maternità. A scapito di chi? Dei figli, credo, e del marito che deve farsi mammo, lo voglia o no.

D.- Perché si parla di emancipazione della donna e non dell’uomo?

R.- Domanda bellissima! È come dire che il maschio è nato adulto e la femmina bambina, quindi l’uno è stato sempre emancipato e l’altra ha dovuto crescere con tanta fatica. La storia di Adamo ed Eva ha addebitato alla nostra compagna quello che è – lo credo fermamente – un errore di fabbrica dell’essere umano (il peccato originale è l’imperfezione dello stampo da cui l’uomo e la donna sono nati). Le maggiori religioni se la sono presa con “lei”, chissà perché, escludendola dal sacerdozio e la società ha emarginato metà della sua popolazione solo perché non fornita di “pene”. I simboli fallici, rappresentanti la fertilità, si trovano ancora in molti luoghi, anche nella Via Sacra che porta a Monte Cavo, ma non tutte le civiltà l’hanno pensata così. Gli etruschi erano molto emancipati in famiglia: la donna aveva un ruolo preminente in società. Al contrario la Grecia, dove lo stesso amore era più diffuso omosessualmente che eterosessualmente. A Roma le cose stavano in modo diverso, ma il cristianesimo ha identificato la donna col peccato, salvo poi a fare della Madonna la madre di Dio. Gli Ebrei non scherzavano. L’Islam lo vediamo tutti come concepisce la femminilità. L’infibulazione, ancora diffusa nel mondo, la dice lunga sulla crudele distinzione dei sessi.

D.- Ma allora, il matrimonio è eterno o momentaneo?

R.- Prima era per tutta la vita in quanto la sposa viveva sottomessa. Non aveva potere né di voto né di denaro. Doveva solo partorire, allattare e lavorare in casa, quando non pure nei campi per aiutare il marito. Ora che si è liberata dei tabù, del carcere della gravidanza non voluta, della dipendenza economica dal marito, ha ridotto a un momento qualsiasi dell’esistenza il matrimonio forse come lo stesso uomo. Tant’è vero che la maggior parte degli uxoricidi avviene perché il maschio non sopporta l’abbandono. Il vedovo spesso si rifà una compagna; la vedova può fare a meno del maschio e viversi la vita con disinvoltura. Non significa nulla tutto ciò?

D.- Cosa pensi dell’amore?

R.- Quale amore? Ci sono tanti aspetti di esso. Intendi quello tra uomo e donna? Se è così, sono in accordo con Schopenhauer e con le moderne neuroscienze: l’amore è cieca attrazione sessuale finalizzata alla procreazione, alla continuazione della specie, per cui la passione irrazionale comanda, ma, dopo tre anni, quando il cervello smette di mandare dopamina e serotonina in dosi massicce alla coppia, escono fuori i difetti che prima non si vedevano, e tutto si rompe. A ogni modo, non sempre è così. Nonostante questa verità scientifica, storica e filosofica, non sono rari gli amori che si evolvono in amore-amicizia, rallentando la passione dei sensi ma aumentando la tenerezza, la collaborazione, l’impossibilità di vivere l’uno senza l’altro. È sempre un fatto personale. Ci sono gli individui, non la massa donne e la massa uomini.

D.- Chi tradisce di più dei due?

R.- Le statistiche danno il 55% degli uomini, contro il 45% delle donne. D’altronde, se l’uomo va con un’altra donna, per forza questa va con un altro uomo. Altrimenti i conti non tornano.

Io, però, forse per la mia formazione socio-culturale e l’età, sono sempre convinto che il maschio sia meno fedele della femmina, anche per motivi prettamente fisici e naturali. Una dimostrazione inattaccabile è questa: gli omosessuali (maschi per intenderci) tradiscono, si lasciano, hanno relazioni multiple, discontinue. Le lesbiche sono unite per tutta la vita, in quanto donne, sebbene omosessuali. Dice la scienza che la donna ha il senso del nido, l’uomo del vagabondo seminatore. Io credo che da questa differenza fondamentale nasca ogni problema della coppia eterosessuale.

D.- Torniamo ai tuoi racconti. Li possiamo definire satirici o che altro?

R.- Veristi, con aggiunta di momenti grotteschi e paradossali per sottolineare qualche problema non risolto nemmeno dall’emancipazione. Io li definirei scherzosi ma non troppo.

Sembrerà strano, ma sono un femminista. Non nel senso esasperato della parola, ma nel significato concreto di uguaglianza dei sessi nonostante le diversità biologiche e psicologiche. Per questo siamo complementari. Il mito della mezza mela non è tanto astrazione quanto verità. È che non sempre le due mezze mele sono quelle giuste, appartenenti cioè al frutto originario diviso in due. Ma quando si incontrano i due spicchi autentici, è il paradiso.

Oggi la situazione socio-familiare è profondamente cambiata, e ciò mette in crisi certi valori, alcune certezze, le abitudini e i pregiudizi che sono duri a morire. Prima la verginità era tutto; a distanza di 40 anni è nulla. Prima per la donna dirsi sposata rappresentava uno status symbol invidiabile; oggi si parla di “compagno o compagna”. Insomma, se tutto cambia, non vedo perché l’assetto famigliare non debba risentire del mutamento globale nel mondo (escluse le nazioni rimaste al neolitico).

D.- Ti riferisci alla famiglia aperta?

R.- La famiglia oggi è chiusa, altro che! È nucleare: la donna è impegnata a svolgere due ruoli, se la deve vedere da sola. Se un’apertura c’è, questa è data dagli elettrodomestici, non dall’avere più figli da più partner… È una fuga che non conclude niente, in quanto la tecnica si ripete, perché ogni individuo porta con sé, dopo l’accecamento della passione, qualche difetto. Prima sì che la famiglia era aperta: nonni, zie nubili, cugini: la donna aveva aiuti che oggi devono darglieli l’asilo-nido, il doposcuola, i servizi sociali, il “mammo”. Prima c’era la strada: io sono cresciuto in mezzo alla via, la quale mi ha fatto da Maestra insuperabile. Oggi la strada e le piazze sono proprietà delle macchine.

D.- Nei tuoi racconti io noto una spiccata sottolineatura della furbizia della donna…

R.- Certo: è più furba perché è finalizzata a scopi che vanno oltre il sesso, anche se oggi, grazie alla pillola, lo sta vivendo al modo dei maschi. Noi siamo cresciuti con l’educazione fallica, per cui la maschilità si dimostrava soprattutto con l’erezione e la fissa dell’uomo era unicamente la bellezza fisica della donna. Per lei, invece, il sesso è molto più complicato (Wagner sosteneva che l’emancipazione femminile si otteneva con il suo orgasmo), selettivo (il maschio va tutt’ora a puttane, come prima al casino), finalizzato. L’eros femminile possiede sfumature che a noi sfuggono, fissati come siamo alla penetrazione. Il piacere nella donna è più sottile e diffuso: inizia già dall’ascolto della parola del partner, dal suo coraggio e gentilezza, da mille qualità che noi non cerchiamo in lei, mirati solo a una cosa per la quale siamo disposti a dare tutto (non che alle donne dispiaccia il “superdotato” – la natura ha i suoi diritti –, ma non le basta quel solo pregio di ordine fisico). Sottovalutiamo la nostra “metà”, la sua intuizione, la sua dominanza, la sua assoluta indipendenza rispetto alla nostra necessità di averla accanto. Ed ecco la sua supremazia, che il maschio oggi non sopporta, reagendo con la violenza, stoltamente.

D.- Hai iniziato a tirar fuori delle differenze di “genere”…

R.- Sicuramente: lei è più complessa e complicata di noi. L’uomo è prevedibile; la donna molto meno. Inoltre, l’intuito femminile è terribilmente più sviluppato di quello maschile. Ella inquadra al primo sguardo una persona. D’altronde, è lei che ha selezionato la nostra specie, scegliendo, nei tempi che abbiamo alle spalle, il partner più forte per avere da lui dei figli sani e robusti (cosa che accade anche fra gli animali), per essere protetta. Oggi la forza fisica non è più al centro della selezione, ma è la potenza del denaro che dà sicurezza, stabilità, aperture per il futuro della prole stessa…

D.- Allora, va tutto bene?

R.- In che senso?

D.- Nell’istituzione matrimoniale?

R.- Il matrimonio è un’invenzione necessaria della società per difendere i deboli, i piccoli. Può divenire un sacrificio per entrambi i partner…

D.- Per chi di più?

R.- Io credo per la donna, che oggi ha due ruoli: lavoratrice e madre, e sposa. Ma la libertà viene ristretta per entrambi, sempre che la libertà esista. Io non credo a essa: tutti siamo condizionati in un modo o nell’altro. Mia madre diceva: “Chi moglie non ha, moglie governa”, cioè: il maschio che non si sposa, spesso poi vive o con la mamma, o con la sorella, o deve pagarsi una collaboratrice domestica… mentre la donna dimostra che può vivere benissimo da sola, anche in tarda età.

D.- Era meglio prima o adesso?

R.- Vedi, oggi si fugge, in vari modi. Illudendosi di risolvere i problemi. Insopportabilità da entrambe le parti, nevrosi, accuse all’altro del proprio malessere etc. Due persone si amano se si comprendono, si perdonano, si aiutano, se hanno complicità, interessi anche materiali comuni. Insomma, Gesù aveva ragione quando diceva che moglie e marito saranno una sola carne, una cosa sola…

Articoli Simili

0 Commenti

Non ci sono commenti

Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?

Scrivi un commento

Scrivi un commento

MONOLITE e “Frammenti di visioni”

Categorie

Calendario – Articoli pubblicati nel giorno…

Aprile 2024
L M M G V S D
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
2930  

Presentazione del libro “Noi nel tempo”

Gocce di emozioni. Parole, musica e immagini

Edizioni Controluce

I libri delle “Edizioni Controluce”