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Il futuro sta arrivando, ma la speranza viene ricacciata nell’angolo; almeno per quanto riguarda le cose laiche. Le dimissioni del Papa sembra che abbiano portato in breve ad una svolta, nuova certamente nei propositi, nei risultati si vedrà. Invece per quanto riguarda l’assetto politico, le elezioni ci hanno consegnato una situazione traballante e deprimente.

Siamo stretti, senza apparente via d’uscita, tra l’incudine degli oltranzisti del Movimento 5 Stelle ed il martello degli arruffoni di destra e di sinistra. Ne discende la destabilizzazione totale. Pare che nessuno sappia, o abbia imparato, la lezione: né i professori del precedente governo interinale, che alla fin fine hanno fatto una figura barbina; né il professor Grillo, che cocciutamente rifiuta l’idea stessa di politica che significa confronto, mediazione e accordo; né gli alunni Berlusconi e Bersani, che beatamente proseguono a ritenersi il centro del mondo e avanzano profferte interessate e pelose o dinieghi supponenti e tardivi. Da queste votazioni, a causa della non modificata legge elettorale, non ci si aspettavano grandi svolte, ma neppure lo sfacelo che poi è accaduto. Eppure un esame consapevole e onesto dei risultati, sorprendenti in diversa misura per tutti i contendenti, questa volta avrebbe potuto portare grandi benefici.
Bastava leggere i segnali, dal voto di protesta ai temi trattati nei diversi programmi. Infatti le tre forze principali hanno ricevuto un consenso quasi equivalente; questo significa semplicemente e sicuramente che è necessario tenere conto delle istanze di tutti, prendendo da ciascuno quanto c’è di positivo e di non contrastante. C’è spazio per riduzione di tasse e riforma della giustizia, per l’attenzione ai temi del lavoro e del sociale, per le esigenze di legalità, ecologia e risparmio. Si potrebbe fare, perché le forze sono tante e le soluzioni possibili in buona parte condivise. Però nessuno ci vuole stare (nel senso del detto parasportivo “e nun ce vonno stà”, non vogliono accettare l’evidenza) e scatta una assurda coazione a distruggere, uno spirito di contraddizione da ‘nuora a suocera’ o viceversa. Si aggiunge pure il solito calcolo da bottega: che mi conviene di più, accordarmi o andare al voto, stare alla finestra o sporcarmi le mani? Così, tra dispetti e dispettucci, lo stallo è di piombo e imbarazzante per la stupidità che denota. A questi egregi operatori politici piace molto l’arte del bilancino, mentre disdegnano il semplice rimboccarsi le maniche. In questo sono favoriti dal fatto che tra l’incudine ed il martello, sopra citati, ci si trovano solo i poveri elettori, soprattutto quelli più deboli, mentre le varie caste, nonostante tutto, resistono e se la cavano (bene).
E purtroppo dobbiamo notare che il nuovo movimento di Grillo, sicuramente nuovo in idee e persone, che avanza, lo fa con passo vecchio, a base di diktat, muro contro muro e disprezzo generalizzato. In questo modo non si aiuta il Paese secondo le intenzioni dichiarate, ma si mettono volgarmente all’incasso facili cambiali mediatiche, né più né meno di quanto faceva la vituperata vecchia politica parassitaria. Mentre scriviamo sono in corso le consultazioni del presidente incaricato (con ‘paletti’) Bersani. Speriamo vivamente che, dalla sera alla mattina, si verifichi un miracolo, e possa formarsi un governo che dia stabilità ed un po’ di sollievo a tutti; almeno a livello psicologico è importante. Saremmo felici di aver scritto a vuoto cose sconfessate nei fatti; ma sarebbe anche bello, magari troppo bello per essere vero. Aspettiamo.