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Io, le tasse, il condono

Novembre 10
23:00 2009

Terminate le scuole, il servizio militare, ci si trova a scegliere: “Cosa farò da grande?“. La scelta di seguire un’attività indipendente è maturata in pochi mesi. In un tempo breve mi iscrivo all’artigianato, ed avvio un’attività. Non credo di aver fatto nulla di speciale nel porre la mia attività in regola, una normale condizione in una normale nazione. Il convincimento che servizio, qualità e professionalità sono gli elementi di trazione per avviare un’attività artigianale. Gli anni trascorrono e, se pur con qualche pecca, cerchi di produrre nel massimo nella legalità fiscale. La nostra è una nazione dove il delinquere assume un’icona di benessere sociale. Lusso, impunità, controllo del territorio, rispetto omertoso, sono il biglietto da visita di mafia, camorra, n’drangheta, sacra corona unita e chi più ne ha più ne metta. Chi denuncia è infame, lasciato solo da uno stato colluso per il controllo politico territoriale. Se non si è coinvolti, si finge, con impotenza, di contrastare. Quarant’anni di connivenza che elevano sempre più il delinquere ad imprenditoria. Una cultura dell’illegale, dello Stato padrone presente solo in Italia. Gomorra, di Roberto Saviano, non è che la punta dell’iceberg dell’illegalità.
In una situazione sociale già compromessa cosa fa lo Stato? Impossibilitato a promulgare leggi (considerato l’alto intreccio tra politica ed associazioni a delinquere), debole contro l’illegalità, promuove continui decreti di condono. Dall’edilizia, al fiscale. Reati come falso in bilancio, bancarotta fraudolenta, omessa dichiarazione alle fatture false, sono depenalizzati, ovvero “punibili con rimprovero non pubblico”. Coloro che hanno impostato le loro attività, occultato i guadagni delle aziende in fondi neri o all’estero, possono continuare l’arricchimento rendendo legali le truffe attuate versando un irrisorio 5%. In cambio legalità e anonimato. Chiacchiere a parte mi chiedo: chi nell’illegalità ha fondato un’impresa, rimpatria capitali eludendo il fisco italiano per la seconda volta, dei guadagni provenienti da questi capitali, cosa ne farà? Investimenti nell’azienda! Opere sociali! Nuove evasioni nei paradisi fiscali! Ad ognuno di voi la risposta.
Quali banche, gestori del rientro, chiederanno il “pedigree” della provenienza di tanta liquidità? Associazioni a delinquere, fondi occulti, evasione fiscale, il colore dei soldi resta, in ogni caso, eversivo. Inoltre questa lodevole operazione non mira a risolvere il problema “evasione nei paradisi fiscali”, bensì, primariamente, al rientro di un terzo dei capitali. Stimati per 300 milioni di Euro (sicuramente per difetto), si attendono 100 milioni in entrata, che rendendo il 5% (invece che del legale 47% senza parlare di mora per l’evasione, provate a pagare una multa o una tassa in ritardo di un giorno), sono un misero 25 % di una finanziaria, necessari per comperare caffè e sigarette per gli Italiani. Il 67% è previsto che resti nei paradisi, in attesa di…..
Il problema vero, quello della cultura della legalità fiscale, quello che rende impossibile a governi come quelli di Francia o Germania solo proporre il rientro di capitali con un’aliquota bassa e un condono sul passato, in Italia non è considerato tale. Di condoni e capitali all’estero, in fondo, siamo i campioni. Ad oltre 30 anni d’inizio della mia attività, mi trovo a rincorrere banche e saldi lavoro. Come tutti gli artigiani o piccola impresa, impegno le mie proprietà a garanzia di prestiti per investire nell’azienda. Come tutti gli imprenditori attivi regolarmente nella società, si è partecipi, così come tutti i cittadini con un impiego a tempo indeterminato, al sostegno fiscale dello stato.
Allo sviluppo dei fatti, dopo 33 anni di lavoro (ritengo di tutti i cittadini onesti), sento doveroso chiedere a questo Stato: il rimborso di tutti i versamenti effettuati superiori al 5% della tariffa valutata per la regolarizzazione fiscale. Mi ritengo legalmente autorizzato ad iniziare un contesto di evasione fiscale, nella considerazione della legalità riconosciuta al falso in bilancio o evasione fiscale. Resto in attesa di un conto-risarcimento da parte dell’attuale Governo italiano.

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