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Iridologia – 3

Iridologia – 3
Febbraio 17
20:03 2012

iridologia2Nei numeri precedenti si sono fornite la definizione di iridologia, della funzione dell’iride e le informazioni che potremmo ottenere con l’ausilio dell’iridologo; in questo numero invece, affronteremo la diagnosi clinica. Quello che osserviamo nell’iride è il risultato della capacità posseduta dal nostro organismo, come sistema dinamico, di tenere conto dei risultati del sistema stesso per modificare le caratteristiche distribuite nei microsistemi che lo costituiscono e lo rappresentano. È attraverso questo meccanismo di feedback o retroazione che in iridologia classica si può valutare il livello di salute di un organo; al tempo stesso non è possibile differenziare il tipo di malattia clinica. Per ottenere una diagnosi clinica occorre pertanto un esame clinico diretto e specifico, il quale con l’assistenza di un medico possa accertare la malattia.

In alcune situazioni può accadere che le indagini cliniche abbiano una certa difficoltà ad individuare la radice primaria di una serie lunghissima di sintomatologie. Allora, in questi casi, dall’iride è possibile, con uno sguardo più omnicomprensivo, risalire ad una dipendenza primaria e mirare le analisi cliniche verso la causa principale. Pertanto, nella clinica, il ruolo dell’iridologia resta complementare alle analisi di laboratorio o tecniche diagnostiche come Tac, risonanze magnetiche, ecografie, etc. Nell’iride non esistono segni di esclusiva rilevanza clinica rispetto al soggetto osservato. Quando sentiamo un iridologo parlare di segni riconducibili al diabete, ad esempio, ciò non corrisponde all’innalzamento degli zuccheri nel sangue rilevabile con le analisi cliniche della persona osservata, ma alla probabilità che questo possa avvenire o che sia avvenuto nelle generazioni precedenti. L’iride parla un linguaggio più ampio, che comprende informazioni a largo spettro che vanno interpretate nella giusta maniera. In questo caso potrebbe trattarsi di un diabete che un familiare ha avuto e di cui il soggetto osservato porta la memoria genetica senza subirne le conseguenze. È una legge di natura: quando un segno iridologico viene interpretato fisiologicamente è in termini di predisposizione. (Continua)

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