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Italia: pensioni d’anzianità addio!

Agosto 09
13:14 2010

Dopo aver generato progetti, critiche e discussioni, la manovra correttiva è infine divenuta legge, venendo pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale (legge 122/2010).

Tra le varie misure previste dal testo, una in particolare riguarderà quanti hanno iniziato e inizieranno a lavorare dopo aver compiuto i 30 anni: per loro, infatti, la pensione di anzianità resterà un sogno e l’unica possibile rimarrà quella di vecchiaia.

 

Anzianità addio

Il nuovo meccanismo pensionistico, infatti, rende impossibile raggiungere la pensione di anzianità a quanti non abbiano iniziato a lavorare prima di aver compiuto 30 anni. Rimane un’unica eccezione, dopo l’emendamento voluto dall’Unione Europea che ha equiparato uomini e donne del pubblico impiego: le lavoratrici del settore privato. Loro, che rappresentano complessivamente il 24,6 % degli occupati e maturano il diritto alla pensione a 60 anni con finestra d’uscita a 61, devono aver iniziato a versare i contributi prima dei 24 anni per poter contare sulla pensione di anzianità.

Novità della manovra

Tra le principali novità introdotte dalla manovra correttiva in ambito pensionistico, rientrano sicuramente le modifiche apportate al meccanismo delle finestre d’uscita. Una volta raggiunti i requisiti validi per la pensione, dall’anno prossimo prima dell’uscita definitiva dal lavoro si dovranno attendere 12 mesi (per gli autonomi i mesi sono 18). Facendo un esempio concreto, un lavoratore nato nel marzo 1950 e assunto a 26 anni raggiunge quota 96 (quella valida per la pensione, 61 anni di età + 36 di anzianità) nel 2011, ma prima di lasciare il lavoro dovrà aspettare aprile 2012. Da questo meccanismo sono esclusi i lavoratori della scuola e gli iscritti a casse di previdenza private.

La novità della speranza di vita

Nel gioco delle pensioni, in seguito alla manovra, entrerà anche la speranza di vita. A partire dal 2015, infatti, il tempo da trascorrere al lavoro si modificherà in proporzione alla speranza di vita della popolazione. Gli aggiornamenti già previsti in calendario sono per il 2015, il 2019 e dunque ogni tre anni.

La liquidazione è a rate

Un’altra novità per i dipendenti del settore pubblico riguarda la dilazione delle liquidazioni “alte”, che sarà pagata in rate annuali. Per le uscite dal lavoro successive al 3 novembre, la prima rata non potrà superare i 90mila euro, la seconda sarà al massimo 60mila e le eventuali quote aggiuntive saranno rimandate al terzo anno. Le anzianità maturate dall’anno prossimo, dunque, vedranno entrare in vigore le stesse regole di calcolo utilizzate per i dipendenti privati.

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