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L’erba sotto l’asfalto

Giugno 28
11:55 2011

Ancora una volta Maria Lanciotti è riuscita a stupirci.
Come con il suo Campo di grano ci parla del Paese della speranza, la Ciampino degli anni a cavallo tra la guerra ed il dopoguerra, così con il suo appena uscito L’erba sotto l’asfalto ci parla del Paese dove non c’erano i vecchi, facendoci tuffare in un viaggio a ritroso nelle storie della Ciampino tra il ’55 ed il ’75.
Due espressioni poetiche, veri e propri sottotitoli -non detti- dei suoi ultimi due lavori, che ci descrivono più di documentati saggi di storia o di sociologia, le due Ciampino di quei due differenti periodi.
È questa sua sensibilità che sprigiona il nostro stupore.

L’erba sotto l’asfalto ci racconta anche con splendide immagini fotografiche, come i giovani di quel paesone senza vecchi ben presto lasciano la balera della “Piana dei Castelli”. Giovani inquieti che vogliono godersi la vita nelle balere, nelle gite al mare, ma anche essere protagonisti, non solo tifando per la loro squadra, ma anche organizzando una propria squadra; non solo ballando al suono di orchestrine dal vivo, ma anche “mettendo su” la propria orchestrina dai nomi improbabili: “I Boia”, “Gli Eros 23”, “I Draghi”, “Le Ore”. È con lo stesso spirito che «tanti giovani di belle speranze passano per la redazione di Anni Nuovi» o si ritrovano sul finire di quella metà degli anni ’70 intorno «…a quei lunghi tavoli» delle feste dell’Unità dove «si ballava e cantava e sulle tovaglie di carta bianca si tracciavano le scalette per il governo di quel Comune che a breve sarebbe stato autonomo da Marino».
Con questo suo nuovo lavoro Maria è riuscita a coinvolgere decine e decine di Ciampinesi che hanno fatto a gara per mettergli a disposizione le loro foto, i racconti dei frammenti dei loro ricordi, tanto da fargli scrivere a conclusione del suo lavoro: “realizzo con senso di stupore che a Ciampino vivono e operano tante persone innamorate di questa terra”. E sembra quasi fare appello a rimboccarsi le maniche per far ripartire “un cuore che non pompa”. Il suo sguardo all’indietro è in realtà un invito a guardare avanti: a ritrovare significati nuovi proprio in quei simboli concreti come quell’IGDO “che più di altro mostra l’abbandono senza ritorno, la fine di qualcosa che fu l’orgoglio di una Ciampino non ancora nata e che non ha più senso nella Ciampino odierna”.
Ancora una volta Maria Lanciotti ci ha regalato un’opera poetica, ma al contempo nella nostra libreria possiamo ora disporre di un nuovo scrigno di documenti storici, di un vero e proprio manuale dal quale chiunque vorrà scrivere di questa nostra città non potrà che attingere.
Le verità che la sua sensibilità le fa percepire dagli aneddoti che racconta, dai ricordi che le affiorano, sono a tutti gli effetti documentabili con i più distaccati strumenti della storiografia e con gli “aridi” numeri della statistica: in quegli anni ad esempio (ma non credo proprio che la fonte di Maria siano stati dati Istat!) a Ciampino ogni 100 bambini c’erano soltanto 25 vecchi contro i 117 ultra sessantacinquenni presenti oggi tra la popolazione di Ciampino, che si sta ormai velocemente e tristemente allineando agli indici della nostra vecchia Italia.
Di diverso c’è… che le sue parole entrano in una vera e propria osmosi con la nostra pelle. E di quella del migliaio di ciampinesi che si riconosceranno nelle oltre 260 foto del suo bel libro.

Luigi Zuzzi 14 gennaio 2008  da www.ciampinonet.it

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