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L’Europa prende tempo

L’Europa prende tempo
Dicembre 28
19:52 2014

22-JunckerA fine novembre la Commissione Europea ha dato una sorta di ‘via libera’ provvisorio, di natura tutta politica, alla legge di stabilità italiana, rimandando a marzo del 2015 il vero e proprio esame tecnico del bilancio, con conseguenti sanzioni e richieste di modifiche qualora i livelli prefissati della riduzione del deficit e dell’abbattimento del debito pubblico non venissero raggiunti.

«La nostra priorità non è quella di comminare sanzioni» hanno detto all’unisono Jean Claude Junker, Presidente della Commissione, e Valdis Dombrovskis, Vicepresidente responsabile per le questioni monetarie e gli affari sociali, ma «ascoltare con attenzione e rispetto gli impegni presi dal Governo italiano» per l’adozione di modifiche strutturali capaci di conseguire gli obiettivi. Una posizione analoga a quella espressa anche nei confronti di Francia e Belgio, che come l’Italia non riescono a rispettare i parametri economici stabiliti.
Ora, poiché è difficile pensare che tutto ciò che non si è riusciti a fare nell’arco di diversi anni diventi possibile nel breve volgere di 120 giorni, la domanda è: possono esserci anche altri motivi, dietro questa decisione di Junker? Tra le varie possibilità, due sembrano le più plausibili. La prima è la consapevolezza che il vento di crisi economica, di crescita e di occupazione che spira in Italia soffia in realtà in tutta l’Europa: e ad affrontarlo sarà d’ora in avanti proprio la Commissione Junker. Per quest’ultima sarebbe decisamente inopportuno dimostrarsi molto rigorosa con altri, fintanto che non avrà superato essa stessa con successo la prova. L’altra è legata alle vicende personali di Junker, sotto attacco mediatico per la politica finanziaria attuata nella sua precedente incarnazione di primo ministro lussemburghese. Non gli conviene alienarsi i favori di Paesi europei importanti, dal momento che dovrà contare sui voti dei loro europarlamentari quando dovrà adottare le sue ‘ricette’ per l’Unione.
Se le cose stanno (più o meno) così, allora c’è da chiedersi quanto possiamo essere soddisfatti nell’aver superato l’esame della Commissione Europea, se ciò è stato determinato non solo e non tanto dai nostri meriti quanto dai demeriti altrui. 

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