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La Buchmesse e l’editoria italiana

La Buchmesse e l’editoria italiana
Novembre 17
14:38 2013

buchmesseAdottiamo un libro.
Settemilatrecento espositori provenienti dai cinque continenti, oltre tremila gli eventi che hanno coinvolto circa millecinquecento autori, quasi trecentomila i visitatori: questi gli impressionanti numeri della Buchmesse, la Fiera del libro di Francoforte. Fondata nel 1949 dall’associazione dei librai, è oggi la più importante e prestigiosa d’Europa, tanto che, ha dichiarato il direttore Jüergen Boos, «sta crescendo l’importanza della Fiera come meeting internazionale.»

L’edizione 2013 si è svolta dal nove al tredici ottobre, aperta per i primi tre giorni ai soli operatori del settore e studenti, poi a tutto il pubblico. Come ogni anno si è scelto di approfondire la letteratura e la cultura di un paese in particolare e l’ultimo invitato d’onore è stato il Brasile, la terra del futuro. I dati presentati a Francoforte, però, parlano di un mondo, quello del libro, in crisi dove diminuisce il numero dei lettori, calano i fatturati, cambia l’assetto dei canali di vendita. La conferma di queste difficoltà arriva inoltre dal numero degli editori italiani presenti a Francoforte: per la prima volta diminuiscono del 7 per cento rispetto ai 250 del 2012 e sul Corriere della Sera Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il libro e la lettura, ha ribadito: «Nei corridoi semivuoti della Fiera di Francoforte il declino italiano diventa palpabile.» La Buchmesse è stata anche un’occasione di analisi e riflessione sullo stato di salute dell’editoria italiana con la presentazione del rapporto annuale dell’Associazione Italiana Editori (AIE): il risultato è che in due anni il fatturato è calato del 14%. Marco Polillo, presidente dell’AIE ha espresso la sua disapprovazione: «ogni giorno abbiamo notizie di librerie che chiudono, la crisi di liquidità si aggrava, si vanno rideterminando gli equilibri competitivi nei canali commerciali del libro, anche l’export cala. Serve un dialogo serio, diretto, subito. Siamo a Francoforte, in un contesto internazionale, ed è naturale fare dei confronti.» Infatti, a voler fare paragoni, in Germania la situazione è differente: nel 2012 il fatturato del mercato del libro è stato di nove miliardi e mezzo con un calo dello 0,8%. Nonostante la perdita non sia stata molto consistente, l’editoria tedesca ha reagito con politiche di azione rivolte in primo luogo all’infanzia e ai giovani. La vera differenza, però, ha origine da un’importante questione: gli italiani leggono poco, o nulla. Ancora Marco Polillo si è rivolto direttamente al premier «Letta che dice che “istruzione e cultura sono al centro dello sviluppo economico e sociale” per sapere quale sia il ruolo del libro» in vista di questi obiettivi, chiedendo «una politica per il futuro che passi per una vera promozione del libro e della lettura.» Nell’ormai lunga attesa di una politica di supporto e regolamentazione del mercato del libro, in favore dell’innovazione e della promozione culturale, come recita lo slogan della Buchmesse, «Dai uno shock ai tuoi genitori. Leggi un libro.»

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