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La Chiesa del Nome di Gesù

La Chiesa del Nome di Gesù
Luglio 11
02:00 2007

Frutto di un progetto di Giovanni De Rosis del 1597 è la prima chiesa dei Gesuiti che nasce dall’ampliamento di un edificio chiesastico già esistente e di un oratorio poi assorbito dalla stessa Compagnia. Il risultato è una piccola aula che si apre in due cappelle sull’asse trasversale, già presenti al completamento dei lavori del 1636.
Nel 1666 i Gesuiti chiudono l’insediamento religioso, ma già nel 1694, grazie ad una eredità ricevuta, vengono avviati i lavori di una nuova chiesa su progetto di Carlo Fontana e con l’approvazione del Generale dell’Ordine dei Gesuiti. La pianificazione proposta e realizzata prevede un’aula rettangolare abbastanza ampia a diedri concavi su cui si aprono due cappelle non troppo profonde. Un’interruzione dei lavori risalente al 1696 determina un passaggio di testimone nel la direzione dei lavori da Carlo Fontana a Gregorio Castricchi che termina la fabbrica integrando la vecchia chiesa di De Rosis con un transetto absidato. Probabilmente in tale fase ha svolto un ruolo importante Andrea Pozzo che con il suo allievo Antonio Colli realizza la decorazione pittorica. Quest’ultima ha un ruolo assolutamente non marginale nello sviluppo architettonico della chiesa. Basti pensare che pilastri angolari smussati vengono dipinti con una finta cupola che ricorda l’esperimento tentato nella chiesa di Sant’Ignazio a Roma. La volta a crociera, realizzata dal Castrichini, si dilata illusionisticamente grazie alla decorazione absidale che prevede un tabernacolo con colonne tortili architravate terminante in una cupola fittizia di cui si può vedere solo il tamburo.
Difficile attribuire la realizzazione della facciata da molti assegnata a Pietro da Cortona. Nei documenti risalenti alla fine del Seicento non si riscontra alcuna menzione al compimento della facciata probabilmente realizzata entro il 1636. Alcuni elementi decorativi risalgono invece al XVIII secolo quando la chiesa viene consacrata dal cardinale Enrico Benedetto Stuart, duca di York. Le caratteristiche decorative rispecchiano quelle dei tipici edifici romani della fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento in cui le forme architettoniche della città eterna vengono ad adattarsi quasi a forza alla fabbrica frascatana. Ciò è evidente in una certa debolezza delle membrature, e nella soluzione un po’troppo scontata delle paraste esterne che si mostrano leggermente arretrate rispetto al corpo principale.

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