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La poesia e i suoi percorsi

La poesia e i suoi percorsi
Agosto 12
09:46 2011

angeletti-La-poesiaLa poesia è una forma di espressione letteraria che sorse nell’antichità, simultaneamente alla musica, la danza e il teatro. Da qui, molti furono i tentativi di definirla, scriverla e intenderla. Per Platone la poesia, come l’arte in generale, era una minaccia epistemologica etica e sociale; l’artista era per lui come un fabbricante di fantasia che allontanava le persone dalla verità ideale (l’arte era mimesi, pura e semplice imitazione del reale). Oltre a questo, stimolava le passioni, gli affetti e le emozioni che, non controllate, potevano condurre alla guerra e alla catastrofe. A causa di questo rischio, l’arte poteva esser praticata solo dai bambini, dai pazzi, dalle donne e dagli schiavi. La buona convivenza nella società dipendeva da una certa apatia (assenza di emozioni). Per questo ne La Repubblica (dialogo sulla perfetta comunità politica e sociale) Platone afferma che gli artisti devono essere espulsi dalla città, affinché questa sia giusta e felice. L’arte è distorsione e non può influenzare il cittadino compromesso con la verità. Aristotele intendeva invece mostrare che l’arte era veritiera, non era solo riproduzione ma reinvenzione del reale, che la poesia universale era più seria e filosofica della storia e vedeva in essa la funzione catartica: le attribuiva un effetto purificatore, benefico. L’armonia della città non dimora nell’apatia, ma nel buon mezzo della ragione e dell’affetto. Oltre a trasmettere il sapere, l’arte passò a esser vista come edificante e pedagogica. Fu nel V secolo che apparse la designazione di poeta, fino allora descritto come cantore degli alti eventi tra uomini e dei. Con il passar del tempo, le esperienze estetiche legate alla poesia furono molte. Nel Trovadorismo (movimento letterario di lingua portoghese), la poesia era legata alla musica e riceveva il nome di cantico. Il cantico d’amore aveva come io lirico l’uomo e quello di amico aveva come io lirico la donna. Nell’Umanesimo, oltre alla rinascita delle canzoni che ricordavano le gesta francesi per l’ispirazione delle novelle di cavalleria, si praticò la poesia di palazzo, fatta per esser recitata nelle feste, una poesia di lode. Il Classicismo, nel secolo XV, prese la magnificenza dei Camei e dei sonetti d’amore moldavi in forma classica. Nel secolo XX la poesia perse tutta questa pomposità. I versi liberi dei modernisti e gli inserimenti del quotidiano come tema poetico hanno aperto uno spazio in cui il poeta si muove liberamente dentro le parole. Molte le esperienze: i concretisti abolirono il verso, il neoconcretismo si caricò dell’impegno nelle questioni politiche e sociali, il tropicalismo riaccese il dialogo dentro la poesia e la musica, i poeti marginali esprimevano la loro irriverenza. Oggi, che cosa resta di tutto questo? Che funzione ha la poesia? La poesia crea un altro mondo, più bello, più intenso, più ordinato dell’immediata realtà. Questa è la possibilità di esprimersi attraverso le parole: è come una luce che s’intravede in risalita dopo un tuffo in acqua. Chi fa poesia ha la capacità di trasfigurare il reale, di ricrearlo. Chi legge poesia è più leggero per sopportare il peso dell’esistenza, perché è qualcosa che si differenzia dall’ordinario e dal comune, configura le menti per lanciarsi sopra nuovi sguardi, mostrando quello che non si vede a occhio nudo e fissando sentimenti e persone che il tempo porta via.

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