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La principessa dagli occhi di “cristallo”

La principessa dagli occhi di “cristallo”
Dicembre 15
17:04 2018

Tanto Tempo fa viveva una principessa in un castello posto nelle terre fredde del nord. Se ne stava tutto il giorno “rinchiusa” nella sua torre a fantasticare di una possibile storia d’amore. Il re suo padre, questa situazione lo faceva soffrire. «Mia figlia! La principessa triste! Non riesce a trovare il suo principe! Bah!» Così si sfogava con la regina. «Vedrai che alla fine lo trova! Tranquillo!» Gli rispondeva la consorte. «Si! Certo! Ha rifiutato tutti i principi corsi al suo cospetto. E chi si prende? Un “faccendiere?” Magari glielo “dono” per Natale…» In effetti, era quasi Natale e tutto il regno si prestava addobbato. Tutte le lanterne, i lampadari, i candelabri e le stelle nel ciel splendevano tranne lei. I suoi occhi non brillavano più. I suoi occhi cristallizzavano il suo stato d’animo malinconico. Ogni tanto, il re andava in scandescenza: «Io sono il re! È chiaro? Ci pensa papà a trovarti il fidanzato! Ora indico l’ennesimo ballo e vedrai…» gli disse il re un giorno mentre pranzavano. «Si Padre» gli rispose la principessa. Indetto il ballo per le feste natalizie, ciò che rimaneva era la speranza. Ora, indipendentemente dal giorno fissato per l’evento, c’era un giovanotto che, non essendo niente, se non un piccolo faccendiere, pensava di essere un tutto! Infatti, tutto il giorno fantasticava di grandiose gesta e prodezze. Un bel giorno fu mandato in quel regno per alcune questioni di natura politica. Sorte volle che arrivasse in quel regno proprio il giorno fissato per il ballo. «Siete sicuri che mi devo recare in quel regno? Non Parlo neanche quella lingua!» disse il giovanotto-faccendiere al suo “re”. «Vai, Vai! Non ti preoccupare! Saprai come adattarti e farti capire! Cerca di instaurare buone relazioni diplomatiche o almeno un inizio di collaborazione! Che la provvidenza sia con te.» gli rispose il suo “re”. «Si “sire!” Basta che non ne scaturisca una guerra per via dell’incomprensione…» gli rispose il giovanotto-faccendiere. «Non scherzare… Preparati e vai!» lo rassicurò il suo “re”. Sembrava quasi volesse toglierselo di torno… Arrivato il giorno della partenza, il giovanotto-faccendiere, tutto in blu e con una piuma bianca sproporzionata sul cappello, salì in groppa al suo destriero nero e si avviò. Uscì dal suo regno con un atteggiamento al galoppo sinuoso da far pensare chissà che ma quell’atteggiamento era semplicemente un modo per prendere in giro i suoi cittadini. Quasi erano contenti che si allontanasse. Troppo ingombrante? O erano tristi e non lo davano a vedere? Sicuramente una bella recita di gruppo.
C’era chi lo imitava per schernirlo. Il giovanotto-faccendiere spronò il cavallo al galoppo e uscì dalle mura impugnando la spada sguainata e scintillante. «Al galoppo! Alla conquista del regno!» gridò.
L’immaginazione a volte aiuta… Ci vollero diversi giorni per raggiungere il castello. Nel frattempo, il re comprava ogni sorta di vestito alla figlia per renderla felice. «Guarda papà che ti ha fatto realizzare! Solo per te!» gli disse il re entrando nelle stanze della principessa con dieci-dodici vestiti sulle braccia. «Basta padre con questi regali! Avete trasformato le mie stanze in una sartoria!» gli rispose la figlia bloccandolo sull’uscio. «Sono il re!» gli urlò il padre con spirito di fierezza. «Si padre!» gli rispose la principessa che aggiunse: «Ma non mi servono tutti questi abiti! Ho deciso di indossare l’abito blu…» Il re, sentendo ciò, buttò i vestiti all’aria e urlò: «Bene!» e si dileguò. La principessa chiamò la damigella e le disse di regalare quei vestiti a chi ne avesse bisogno una volta tolto tutto ciò che era in eccesso. «Uno posso prenderlo per me?» gli domandò la damigella. «Non ne hai abbastanza?» gli rispose la principessa. «Si principessa» gli rispose la damigella. «E va bene. È quasi Natale. Scegline uno come tuo regalo!» aggiunse la principessa. La damigella tutta felice fece come disposto. Durante il percorso, il giovanotto-faccendiere la sera prima di arrivare a destinazione la passò in una locanda nei pressi del bosco. Il cavallo fu rifocillato e messo a riposare nella stalla. La locanda era piccola, tutta addobbata a festa natalizia, poche stanze al piano superiore e un grande camino con pochi tavoli al piano terra. Si mise seduto e consumò la sua cena a base di minestra e formaggio. Un buon bicchiere di vino completava il tutto. Dopo cena, scambiò due parole con il locandiere. «Dov’è diretto?» gli domandò il locandiere. «Al regno prossimo, devo discutere di alcune questioni diplomatiche…» gli rispose il giovanotto-faccendiere. «Un gran re! Soprattutto se si valuta in base alle volte che si cita!» gli disse il locandiere scherzando e aggiunse: «Ha un patema d’animo! Non riesce a trovare un principe per sua figlia, la principessa e futura regina.» Il giovanotto-faccendiere gli disse: «È un tiranno? Bè, se si accontenta, il principe posso farlo io!» Al che il locandiere gli rispose: «No! Non è un tiranno!» e poi gli domandò: «Lei è un principe?» Come risposta ottenne dal ragazzotto-faccendiere: «Perché? Non lo sembro?» e si fecero delle grosse e grasse risate. La mattina seguente, il giovanotto-faccendiere fece colazione e salutò il locandiere. Arrivato al castello, notò all’ingresso il grande abete addobbato per la festa del Natale, si presentò e chiese che era a disposizione del re. «Sono io il re!» Così sentì dirsi il giovanotto-faccendiere da una voce proveniente alle sue spalle. Giratosi, si trovò il re faccia a faccia. Lo salutò come da circostanza e si presentò. «Bene! Questa sera ho dato un ballo! Dovete esserci! Mi raccomando!» gli disse il re. «Quello che vostra maestà desidera…» gli rispose il giovanotto-faccendiere. Il re trovò simpatico e educato quel giovanotto-faccendiere. Era contento della sua presenza. «Principessa? Un giovanotto è arrivato da lontano! Non l’ho mai visto» disse la damigella alla principessa entrando nelle sue stanze. La principessa domandò che tipo era. «Potrebbe essere di suo gradimento!» gli rispose la damigella. La principessa si destò dal suo stato malinconico e iniziò a prepararsi per la sera. Dopo la cena che richiedeva la festa, iniziò il ballo e bastò uno sguardo tra i due per farli innamorare per sempre. Il giovanotto-faccendiere e la principessa, entrambi in blu, ballarono per tutta la serata. La principessa aveva gli occhi che brillavano come stelle… Due principi pretendenti, capita la situazione e i certi sviluppi, si scambiarono due battute: «Certo che il re ha fatto proprio un bel regalo alla principessa!» disse uno e l’altro gli rispose: «Certo che il giovanotto-faccendiere si è fatto proprio un bel regalo quest’anno! Si è regalato un regno!» Ad un certo punto, il re prima pensò: «Re si nasce, non si diventa! Ero il re!» e poi, alzandosi in piedi dal suo trono con il mantello rosso sulle spalle e “coronato” da una folta barba bianca, con il calice in pugno si rivolse ai presenti e disse: «Buon Natale! Ho, ho, ho!»

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