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La ricetta del Brunetta

Gennaio 22
23:00 2009

Vorrei sommessamente esprimere un breve commento sulla ormai famosa ricetta del ministro Brunetta c.d. «anti-fannulloni». Posso usare un garbato eufemismo? È una buffonata: i clown del Circo Medrano sono sicuramente più comici. Purtroppo, però, tra la farsa e la tragedia esiste solo un sottile diaframma. Alla base del risibile provvedimento risiede un colossale abbaglio: il recupero delle presenze (o anche del “presidio”, come si dice nel gergo burocratico) comporterebbe in pari misura un recupero di produttività. Niente di più erroneo e completamente destituito di fondamento. Cominciamo col dire che gli assenteisti cronici – ma parlo solo di quelli che lo sono per scelta – sono in genere persone scarsamente responsabilizzate e che quindi hanno ben poco da fare, o perché strutturalmente incapaci o perché considerate destabilizzanti per l’ambiente per motivi caratteriali o perché, più semplicemente, le loro mansioni sono del tutto ultronee: in altre parole, inutili, e quindi il peso operativo della loro assenza in realtà non è avvertita da nessun utente, salvo ovviamente dall’Amministrazione che corrisponde lo stipendio. Sono però persone che hanno pure un superiore che li dovrebbe vigilare e indirizzare, ma intanto sorvoliamo su questo aspetto, tanto fondamentale…….da essere quasi ignorato dal ministro. Detto questo, il “recupero” economico di tali forze diventa assolutamente superfluo: chi prima nulla faceva assentandosi, nulla continuerà a fare restando forzatamente incatenato a presidiare una scrivania su cui nessuno poserà mai una pratica. Titoli a tutta pagina sui giornali “Nella pubblica amministrazione recuperato il 70% di produttività!!”: baggianata imperiale, a meno che non si sostituisca l’ultimo termine con “presenza”, la quale come già detto è ben altra cosa. Vorrei poi richiamare l’attenzione del cortese lettore su un fatto oggettivo. Prendete un qualunque C.C.N.L. del pubblico impiego e vi troverete decine, dico “decine”, di pagine fittamente e puntigliosamente dedicate alla pura gestione della presenza: marcatura delle entrate e delle uscite, tesserini di riconoscimento, lettori di badge, forma e funzione dei tornelli, rilevazioni elettroniche, elaborazioni di ore e minuti, ecc. Andate poi a vedere “cosa” materialmente deve svolgere il personale, a seconda della qualifica rivestita: una manciata di righe generiche, buone per dire tutto e niente nel contempo. Lo Stato che dedica un’attenzione quasi maniacale alla quantità, poco o nulla si cura della qualità. Ennesima confusione, quindi, tra “essere” e “apparire”. Il famoso recupero, dunque, è virtualmente inutile già in partenza. Altro motivo di spreco, poi, è dato dall’incremento esponenziale delle spese per le visite del medico fiscale, ora obbligatorie anche per un solo giorno di assenza mentre prima erano solo a campione o a richiesta dell’ufficio. Prendiamo ad esempio il settore scuola, che da solo conta circa un milione di addetti. Ammettiamo una soglia minima del 5% (ritenuta fisiologica dagli stessi esperti) di assenti ogni anno ed abbiamo 50.000 persone; ognuno può, ragionevolmente, essere assente per malattia un giorno al mese escluse le ferie, diciamo quindi 10 giorni l’anno non consecutivi. Da ciò si desume che i 50.000 addetti producono 500.000 giornate di malattia da verificare. Atteso che un medico fiscale parcella circa 30 euro a visita, abbiamo una spesa annua di circa 15 milioni di euro. E siamo andati a spanne, per enorme difetto. Di converso, l’assenza per malattia costa all’individuo circa 10 euro al giorno per trattenute varie, quindi abbiamo un recupero di 5 milioni: sempre pochini, visto che ne abbiamo comunque persi seccamente almeno dieci. Per che cosa? Per costringere qualcuno ad essere presente (che, ripeto, non vuol dire produttivo) seduto ad un tavolo: un bel guadagno, non c’è che dire! E abbiamo parlato solo della soglia fisiologica in un settore, pensate se la moltiplicate ancora per tutti i dipendenti pubblici in Italia. Miliardi di euro in controlli, certificati, barriere, cancelli e manette virtuali, in cambio di tonnellate di aria fritta! La vera ricetta sarebbe tutt’altra, ma essendo troppo intelligente, razionale e a costo zero non può – evidentemente – essere accettata. Ne riparleremo in altra occasione.
Da tutto questo processo, che colpisce indistintamente sia i perditempo che le persone davvero bisognose, si ricava però un modesto principio che – sempre molto sommessamente – puzza del più bieco razzismo, un’eco della hitleriana selezione della razza. Messa ormai in soffitta la famosa presunzione d’innocenza fino a prova contraria (che retaggio medievale!), il ministro ha varato il principio cardine della Nuova Era Impiegatizia Ariana: tutti, ma proprio tutti coloro che accusano malattie sono in realtà sani come pesci e giocano a fregare l’Amministrazione……sempre fino a prova contraria (alla quale, comunque, il sig. Ministro non crederà mai). Da ciò il teorema: essere malato è una grave colpa, da punire sia con sanzioni disciplinari che economiche; essere malato è un peso per la Produttività Nazionale, che è invece l’esigenza primaria ed esclusiva dell’Amministrazione; chi dice di essere malato andrebbe quindi soppresso magari col colpo alla nuca, nell’interesse supremo dello Stato, ma – purtroppo per Sua Eccellenza – leggi troppo buoniste ancora lo vietano. “Sano”, invece, è cosa buona e giusta; chi è sano verrà premiato e sarà innalzato alla destra del Direttore; basta sedersi davanti ad una scrivania vuota e per virtù dello Spirito Santo si diventa “efficienti e produttivi” (ma i rispettivi dirigenti dove sono?). Se poi oltre ad essere sani, si è anche tutti forti, alti, biondi e con gli occhi azzurri….tanto meglio, così si andrà incontro ad una nuova Razza Superiore di impiegati che non si ammalerà mai, non farà un giorno di ferie, non avrà bisogno di inutili e costosi permessi e – cosa più importante – oltre ad una miseria di stipendio non costituirà alcun costo aggiuntivo per l’Amministrazione. E la pensione? Mah, la vita media si è molto allungata, quindi (sempre per risparmiare su quell’inutile fardello di bilancio chiamato “pensione”) si può andare in quiescenza anche a 65, 90, 100 anni. Anzi, eccolo già pronto il provvedimento ideale, a cui il molto onorevole Ministro Brunetta sta già lavorando: “Art. 1. L’età della pensione si raggiunge solo al momento esatto della morte dell’individuo. È esclusa ogni forma di reversibilità”. Sembra che l’aureo principio stia per essere copiato anche dal sig. Ministro della Salute (!!) per risolvere il problema degli ospedali che costano troppo………
Tornando a noi, molto diverso, invece, è il discorso per chi non bara sulle assenze e purtroppo ha seri problemi di salute. Insomma, è un essere umano come tutti e non un androide inossidabile. Ma qui il discorso diverrebbe davvero troppo lungo oltre che penoso, per non dire oltraggioso per la dignità delle persone. Oltre ai ragionamenti più scontati che ognuno di noi può fare alla luce di quanto detto fin qui, faccio solo un esempio. Il signor Rossi ha bisogno di una TAC urgente, una indagine assai costosa, ma il SSN ti fissa un appuntamento tra un anno, ossia quando probabilmente più che una radiografia servirà una lapide di marmo. Il signor Rossi, dunque, per necessità deve dolorosamente pagare di tasca propria e dopo appena un giorno (ovviamente!) riesce a sottoporsi all’esame. Risultato: il SSN non solo risparmia il pingue costo di una TAC ma per giunta deruba il malato (sottolineo “deruba il malato”) di una manciata di euro perché, in quanto dipendente pubblico, egli ha avuto colpevolmente bisogno di un giorno d’assenza per malattia. Stesso discorso, poi, per le visite specialistiche e quant’altro rimanga comunque a carico del soggetto. Permettete il solito eufemismo? È semplicemente vergognoso per un Paese civile. Eppure un popolo di beoti, che non sa nemmeno cosa significhi veramente Pubblica Amministrazione, sente vaneggiare genericamente di “fannulloni” e ridendo applaude ottusamente, proprio come un tempo facevano migliaia di persone assiepate per udire i discorsi di Hitler. Già, che strano, è la seconda volta che mi estirpano dalla penna lo “zio Adolfo”. Che ci sia un nesso con Brunetta? Ma no, sono solo un pessimista. Allora sono un malato e se sono malato……..povero me!

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