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Lazio dilaniato tra piccoli e grandi reati, al secondo posto nel rapporto ecomafie

Giugno 05
10:46 2010

Lazio dilaniato tra piccoli e grandi reati, al secondo posto nel rapporto ecomafie 2010 di legambiente.
Resta grave la situazione per i reati nel ciclo del cemento
Crescono gli illeciti sulla fauna e i furti di opere d’arte
Stabile su rifiuti, migliora lotta incendi grazie all’azione di contrasto. Allarmante la situazione del Sud Pontino: la Provincia di Latina è al terzo posto in Italia per le illegalità nel Ciclo del Cemento e le Agromafie spadroneggiano al Mercato ortofrutticolo di Fondi.

A rischio prescrizione il processo di Viterbo per traffico illecito di rifiuti nelle cave di Cinelli (Vetralla), Capranica e Castel S. Elia. A fine giugno si dovrebbe aprire il processo per i reati nella Valle del Sacco.

 

Il Lazio scala la triste classifica delle illegalità ambientali di ben tre posizioni e sale sul podio passando dal quinto al secondo posto: è questo il dato eclatante del Rapporto Ecomafie 2010 di Legambiente redatto come ogni anno elaborando i dati riferiti al prezioso lavoro delle forze dell’ordine. Nel corso del 2009 nella nostra regione sono state accertate infatti 3.469 infrazioni (1.383 in più rispetto al 2008), pari al 12,1% del totale di quelle accertate su scala nazionale: qualcosa come 9,5 illegalità al giorno. In crescita anche il numero delle persone denunciate, salito a 2.248, così come quello dei sequestri che nel 2009 è arrivato a 919. A tirare la volata negativa del Lazio nella classifica delle illegalità ambientali sono stati nel 2009 anche il forte aumento degli accertamenti di illeciti amministrativi in campo faunistico operati soprattutto dalla Polizia Provinciale di Roma, con ben 1.411 infrazioni, e l’allarmante peggioramento del primato storico della Capitale nelle Archeomafie, con i furti d’arte passati da 158 a 227 (pari al 20,8% del totale nazionale).

Inquietante il piazzamento del territorio di Latina al terzo posto in Italia per i reati legati al ciclo del cemento con 329 reati (seguita al quarto posto dalla Provincia di Roma, con 282 reati), mentre le indagini della Direzione nazionale antimafia evidenziano il crescente peso delle infiltrazioni nel comparto agricolo con il caso-simbolo del Mercato ortofrutticolo di Fondi.

“Il Lazio è dilaniato tra piccoli e grandi reati, si rischia una crescita delle illegalità diffuse, mentre continua la pericolosa ascesa della criminalità organizzata -ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. L’Ecomafia nel Lazio ha una doppia faccia, da un lato quello dell’illegalità ambientale diffusa, che va sempre più denunciata e repressa, dall’altro quella della criminalità organizzata e delle mafie che si conferma ben oltre i livelli di guardia nel Sud Pontino. Per il contrasto agli illeciti ambientali non c’è più tempo per gli indugi, è scandalosa l’ipotesi di eliminare le intercettazioni, ma il buon lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalle Procure deve essere affiancato da norme più severe, con l’inserimento di tutti i gravi reati ambientali nel Codice penale. Senza queste norme i problemi sono evidenti: in questi giorni il processo per traffico illecito di rifiuti nelle cave del viterbese rischia di essere prescritto buttando anni di lavoro, mentre tra poco si dovrebbe aprire quello per i reati della Valle del Sacco che non vorremmo facesse la stessa fine. I numeri rimangono inquietanti, ma va detto che dove si interviene con decisione i risultati si raggiungono, come nel caso della lotta agli incendi boschivi col catasto e l’inasprimento delle sanzioni coinvolgendo i Comuni. È questa la strada da percorrere, in particolare su cemento e rifiuti, dove la Regione deve dare un forte impulso alle Amministrazioni locali con una nuova stagione per la gestione dei rifiuti, che incrementi riduzione e raccolta differenziata, settori a basso livello di illegalità e infiltrazione, facilitando sul fronte del cemento abusivo il riavvio delle ruspe per gli abbattimenti.”

Il Lazio finisce per “accogliere” perfino rifiuti pericolosi e cancerogeni come l’amianto provenienti dalla Sicilia, come è avvenuto nella discarica di Pomezia, ma si è trovato al centro di inquietanti rivelazioni di pentiti di camorra e di mafia che indicano la provincia di Latina come sversatoio di rifiuti pericolosi e addirittura radioattivi, ma anche di traffico di rifiuti provenienti dalle centrali nucleari. Sempre il Lazio è teatro del disastro della Valle del Fiume Sacco. Roma e il Lazio partecipano anche alla guerra in atto nel racket dei rifiuti. Uno stillicidio di atti intimidatori, un’escalation di episodi di cronaca nera che ha visto ben quattro incendi tra Setteville di Guidonia, Vermicino e i quartieri Appio-Tuscolano, Appio Latino, Pietralata, Centocelle e Foro Italico, prova del racket nel settore. La Regione Lazio è stata anche ribattezzata la “lavanderia del mattone”, metafora efficace per definire la speculazione edilizia che in tutto il paese e in particolare nel Lazio ripulisce il denaro proveniente dalle attività illegali delle mafie. I proventi dei traffici vengono reinvestiti in mega-alberghi, centri commerciali, residence e simili: le lobby del mattone, con la complicità di tecnici e funzionari pubblici e la copertura della politica, mirano alle varianti dei Piani regolatori e alla cementificazione di aree in precedenza destinate ad altri usi. È il caso di Sabaudia (Lt), dove sono finiti sotto sequestro 285 villini; di Pomezia (Rm), dove hanno sequestrato 421 unità immobiliari, degli scandali legati ai mondiali di nuoto nella capitale, con 33 indagati, piuttosto che della SAFAB in Provincia di Rieti per i lavori di adeguamento della Salaria.

“I casi legati alla presenza delle Ecomafie, in particolare nel delicato settore del Ciclo del Cemento, fanno ormai purtroppo parte della quotidianità delle cronache laziali e rischiano di vedere un’escalation con il nuovo sciagurato condono delle case fantasma che va stoppato subito -ha dichiarato Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio-. L’illegalità ambientale è un’illegalità che lede i nostri diritti. Quel che colpisce nelle cronache del cemento abusivo della nostra regione è il persistere di episodi nei quali l’abusivismo si esprime nelle pieghe dell’urbanistica ‘ufficiale’: i grandi sequestri riguardano troppo spesso lottizzazioni nate legali e divenute nella loro attuazione abusive. Per questo servono più controlli da parte dei Comuni sulla congruità di quanto viene realizzato rispetto a quanto concesso. Al di là di una risposta di tipo normativo -ha proseguito Cristiana Avenali- è necessario agire sul piano educativo, favorendo il diffondersi di una cultura della legalità, forte deterrente contro il dilagare delle Ecomafie. In questo senso vanno le nostre molteplici iniziative dedicate alle nuove generazioni e alle scuole, affiancate dal positivo lavoro svolto grazie all’Osservatorio Ambiente e Legalità al numero verde 800-911856, che gestiamo con l’Assessorato regionale all’Ambiente e che nel 2009 ha raccolto e vagliato migliaia di segnalazioni giunte direttamente dai cittadini del Lazio. Ad esempio sul caso amianto, dove ci sono decine di discariche abusive, che nascondono serie illegalità che vanno contrastate con il censimento dei siti a rischio.”
Roma, 4 giugno 2010

L’Ufficio Stampa

Rapporto Ecomafie 2010 – Dossier Lazio

I NUMERI DELLA CRIMINALITÀ AMBIENTALE NELLA REGIONE LAZIO

 

1 – QUADRO GENERALE ILLECITI AMBIENTALI NEL 2009

Nel 2009 nello scenario nazionale crescono i reati ambientali accertati dalle forze dell’ordine, pari a 28.586, con un incremento che sfiora l’11% (nel 2008 erano stati 25.766). In questo contesto il Lazio scala la classifica nazionale delle illegalità ambientali e sale sul podio passando dal quinto posto del 2008 al secondo posto. Sono le infrazioni legate alle illegalità in campo faunistico e all’arte rubata a far impennare i numeri: nel corso del 2009, infatti, nel Lazio sono state accertate 3.469 infrazioni, che rappresentano il 12,1% del totale di quelle accertate sull’intero sul territorio nazionale, ossia 9,5 illegalità al giorno per un totale complessivo di 1.383 infrazioni accertate in più rispetto al 2008. Di queste ben 1.411 infrazioni sono legate agli illeciti sulla fauna. Cresce, di poco, anche il numero delle persone denunciate, che sale a 2.248, così come il numero dei sequestri che arriva a 919, quattro in più rispetto allo scorso anno. In aumento anche le persone arrestate, 30 pari al 56% in più rispetto all’anno prima. Inquietante il piazzamento della provincia di Latina al terzo posto in Italia con reati legati al ciclo del cemento.

Illegalità ambientale – Prime 5 Regioni italiane
(per numero assoluto di illeciti ambientali 2009)
Regione Infrazioni accertate Percentuale
sul totale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri Effettuati
1° Campania 4.874 17,1 8.400 104 1.828
2° LAZIO 3.469 12,1 2.248 30 919
3° Calabria 2.898 10,1 2.226 42 1.226
4° Puglia 2.674 9,4 2.211 15 1.614
5° Sicilia 2.520 8,8 2.065 10 1.614
Totale naz. 28.586 28.472 316 10.737
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto

Andamento numero assoluto illeciti ambientali 2008/2009 – Regione Lazio
Regione Infrazioni accertate Percentuale sul totale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri Effettuati Posizione
classifica
2009 3.469 12,10% 2.248 30 919 2
2008 2.086 8,10% 2.234 13 915 5
Trend ↑ ↑ ↑ ↑ ↑ ↑

Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto

Analizzando la situazione sotto il profilo di ciò che accade nelle singole province, il quadro che ne emerge vede la preoccupante posizione della Provincia di Roma (con 2.163 infrazioni accertate) posizionarsi al primo posto della classifica provinciale su scala nazionale delle illegalità ambientali commesse nel 2009. La Provincia di Latina si attesta invece all’ottavo posto nazionale con 680 infrazioni, quella di Rieti si posiziona al 34° posto nazionale con 261 illeciti, quella di Frosinone al 40° posto con 216 illegalità, infine quella di Viterbo al 59° posto con 149 illeciti. All’interno del dato regionale delle infrazioni accertate, la Provincia di Roma incide per il 62,3%.

Classifica illegalità ambientale 2009 – Province del Lazio
Posizione classifica naz. Provincia Infrazioni accertate Percentuale sul totale nazionale
1 Roma 2.163 7,6
8 Latina 680 2,4
34 Rieti 261 0,9
40 Frosinone 216 0,8
59 Viterbo 149 0,5
– Totale 3.469 12,1
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto.

Classifica illegalità ambientale 2009 – Prime 5 province italiane
Provincia Infrazioni accertate Percentuale sul totale
1° Roma 2.163 7,6
2° Napoli 1.894 6,6
3° Salerno 1.196 4,2
4° Cosenza 1.052 3,7
5° Bari 902 3,2
Totale naz. 28.586
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto.

 

 

2 – IL CICLO DEI RIFIUTI

Per le illegalità avvenute nel Ciclo dei Rifiuti nel corso del 2009 il Lazio si colloca al 6° posto della classifica nazionale (era al quarto nel 2008). Il numero totale delle infrazioni accertate subisce un calo dello 0,3% passando dalle 291 registrate l’anno precedente a 288.
Lieve diminuzione anche nel numero delle persone denunciate, che passano da 358 a 319, mentre un lieve incremento si registra nel numero delle persone arrestate che salgono a 23 rispetto alle 11 dell’anno precedente e nel numero dei sequestri che arrivano a 180 (erano stati 172 nel 2008).
Segno questo che, se da un lato diminuisce la gravità dei reati, dall’altro aumenta la necessità di dotarsi dell’unica misura cautelare che tuteli i territori mentre sono in corso le indagini, ovvero i sequestri.

Classifica illegalità Ciclo dei Rifiuti 2009 – Prime 6 Regioni
Regione Infrazioni accertate Percentuale sul totale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri Effettuati
1° Campania 810 15,5 1.048 68 366
2° Puglia 735 14,1 583 12 486
3° Calabria 386 7,4 432 25 282
4° Sicilia 364 7 369 0 210
5° Toscana 327 6,3 396 0 130
6° LAZIO 288 5,5 319 23 180
Totale naz. 5.217 6.249 207 2.429
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto.

Andamento numero illeciti Ciclo dei Rifiuti 2008/2009 – Regione Lazio
Regione Infrazioni accertate Percentuale sul totale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri Effettuati Posizione
classifica
2009 288 5,50% 319 23 180 6
2008 291 7,4% 358 11 172 4
Trend ↓ ↓ ↓ ↑ ↑ ↓
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto.

A livello provinciale, il quadro che si delinea evidenzia la Provincia di Roma ancora una volta nei piani alti della classifica (quarto posto), con 152 infrazioni accertate. Nel quadro generale regionale delle illegalità legate al Ciclo dei Rifiuti, la provincia romana incide per il 53 %, quella di Latina per il 18%, il frusinate per l’11 % , le Provincie di Viterbo e Rieti per il 9%.

Ciclo dei Rifiuti nella Regione Lazio 2009 – Classifica provinciale
Provincia Infrazioni accertate Percentuale sul totale nazionale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri Effettuati Posizione classifica
Roma 152 2,9 146 20 97 4
Latina 51 1 83 0 35 37
Frosinone 32 0,6 24 0 16 55
Viterbo 27 0,5 23 3 14 61
Rieti 26 0,5 43 0 18 63
Tot.Lazio 288 5,5 319 23 180
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto.

Il Lazio finisce per “accogliere” perfino rifiuti pericolosi e cancerogeni come l’amianto provenienti dalla Sicilia. È accaduto il 7 agosto 2009, quando gli uomini del Noe di Roma hanno eseguito nove misure cautelari personali emesse dal gip del tribunale di Velletri, bloccando un traffico di amianto proveniente soprattutto dal sito di bonifica di interesse nazionale di Milazzo (Messina). Teatro dell’operazione la discarica di Pomezia, idonea a riceve soltanto amianto compatto, mentre vi erano finite circa un milione di tonnellate di fibra friabile provenienti dalla ex Nuova Sacelit di Milazzo. Ma il territorio della regione Lazio si è trovato, nel corso del 2009, anche al centro di inquietanti rivelazioni di pentiti di camorra e di mafia che indicano la provincia di Latina come sversatoio di rifiuti pericolosi e addirittura radioattivi. Nella prima metà del 2009, a maggio, sono tornate in primo piano le dichiarazioni rese nel 1993 dal pentito di camorra Carmine Schiavone, che aveva parlato di fusti tossici interrati dalla criminalità organizzata nella discarica di Borgo Montello, Latina. I magistrati pontini hanno trovato tracce di una notevole quantità di fusti contenenti rifiuti tossici derivanti da scarichi industriali di aziende del Nord Italia, interrati nell’impianto pontino all’inizio degli anni Novanta. A novembre, invece, sono arrivate le rivelazioni del collaboratore di giustizia Francesco Fonti. L’ex ‘ndranghetista, ascoltato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, ha parlato di rifiuti provenienti dalle centrali nucleari, tirando in causa anche Latina e un presunto traffico che partiva dalla centrale nucleare di Borgo Sabotino. Fonti ha affermato, infatti, che il suo coinvolgimento negli smaltimenti illeciti è iniziato nel 1987 con 500 fusti andati in Somalia e 100 interrati in Basilicata. Il Lazio è teatro del disastro della Valle del Fiume Sacco. Il Sacco è avvelenato, colmo di una densa schiuma bianca, e avvelenata è anche la popolazione residente nell’area. L’11 marzo 2005, la situazione esplode e precipita nell’emergenza. I servizi veterinari della Asl di Colleferro pongono sotto sequestro il latte di un’azienda di Gavignano, perché conterrebbe il beta-esaclorocicloesano (β-HCH) che è un prodotto di sintesi del Lindano, un fitofarmaco bandito nel 2001 perché potenzialmente nocivo per la salute umana e animale e altamente inquinante. Il β-HCH ha una vita lunga, è solubile nei grassi e non può essere metabolizzato dal corpo umano. A essere posto sotto accusa è il foraggio irrigato con l’acqua del fiume Sacco, inquinata dagli scarichi della zona industriale di Colleferro. Dopo il sequestro si susseguono controlli dell’Arpa Lazio e dei Carabinieri e dalla fine del mese di marzo vengono bloccate la produzione di latte e la commercializzazione di bestiame provenienti da più di quaranta aziende di nove comuni della Valle del Sacco, nelle province di Roma e Frosinone. A fine giugno si dovrebbe aprire il processo. Roma e il Lazio partecipano anche alla guerra in atto nel racket dei rifiuti. Uno stillicidio di atti intimidatori, dal nord al sud del paese, dove appare fin troppo evidente l’offensiva della criminalità organizzata per accaparrarsi quanti più possibili appalti e subappalti. Un’escalation di episodi di cronaca nera che spesso vede prese di mira aziende che si occupano di autodemolizioni, finite in tutta Italia al centro di numerose inchieste sui traffici illeciti di rifiuti costituiti da parti di autovetture rottamate, come il car-fluff (ciò che rimane delle autovetture dopo la demolizione). Il 12 maggio a Setteville di Guidonia (Roma) viene dato fuoco a tre compattatori nell’area adibita alle attività di raccolta, stoccaggio, selezione e riciclaggio delle cassette di frutta e verdura. Il 25 maggio a Roma, nel quartiere Appio-Tuscolano, viene dato fuoco alla sede della cooperativa sociale Ape Maia. L’incendio, sicuramente doloso (viene trovata una porta aperta e nei pressi una tanica con residui di liquido infiammabile), si è sviluppato nel locale adibito al riciclaggio di abiti usati. È sicuramente doloso l’enorme incendio che il 12 luglio scorso avvolge un autodemolitore a Roma, in via dell’Almone, nel quartiere Appio Latino, sul margine del parco regionale dell’Appia Antica. Le fiamme distruggono più di mille auto su un’area di oltre 20 mila metri quadri. Il deposito è della Romana recuperi, che ha un contratto con il comune per il recupero delle auto abbandonate nella capitale. E non si fermano gli incendi agli autodemolitori nell’area romana. Il 21 luglio le fiamme colpiscono un impianto a Vermicino. Il 23 luglio un altro proprio a Roma, in via del Forte di Pietralata. Tre incendi in dieci giorni fanno sospettare agli inquirenti l’esistenza di un racket della demolizione. Il 15 settembre le fiamme tornano a colpire un autodemolitore di Roma, quello in via di Centocelle. All’inizio del 2010, sabato 2 gennaio, scoppia un nuovo incendio a un autodemolitore di Roma, in via del Foro Italico. È l’ennesima prova del racket nel settore.

 

3 – IL CICLO DEL CEMENTO

Non si ferma l’escalation della nostra Regione nelle illegalità legate al Ciclo del Cemento. Il Lazio si conferma stabile al 3° posto, dopo Campania e Calabria, e rispetto al 2008 crescono le infrazioni accertate che sono 881 (774 nel 2008). Diminuisce il numero delle persone denunciate, che passa a 1.219 (erano state 1.327 nel 2008), così come i sequestri effettuati che si attestano a 360 (contro i 467 del 2008) e purtroppo rimane stabile il numero degli arresti: pari a zero.

Illegalità nel Ciclo del Cemento 2009 – Prime 5 Regioni italiane
Regione Infrazioni accertate Percentuale sul Totale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri effettuati
1° Campania 1.179 15,8 1.827 9 529
2° Calabria 905 12,1 931 4 387
3° LAZIO 881 11,8 1.219 0 360
4˚ Sicilia 718 9,6 915 0 532
5° Toscana 587 7,9 886 0 192
Totale naz. 7.463 9.784 13 2.832
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto.

Andamento illegalità Ciclo del Cemento 2008/2009 – Regione Lazio
Regione Infrazioni accertate Percentuale sul totale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri Effettuati Posizione
classifica
2009 881 11,8 1.219 0 360 3
2008 774 10,3% 1.327 0 467 3
Trend ↑ ↑ ↓ = ↓ =
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto.

Il dato più preoccupante è quello che si evince analizzando il dato territoriale, dove la provincia di Latina si posiziona al 3° posto nazionale per infrazioni accertate e quella di Roma al 4 °. A livello regionale, l’area pontina con le sue 329 infrazioni accertate, pesa per il 34 %, la provinciale capitolina per il 32 %, il reatino per il 17 %, la provincia di Frosinone per il 9 % e il viterbese per il 5%.

Illegalità Ciclo del Cemento Regione Lazio 2009 – Classifica provinciale

Provincia Infrazioni accertate Percentuale sul totale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri Effettuati Posizione
classifica nazionale
Latina 329 4,4 389 0 158 3
Roma 282 3,8 467 0 129 4
Rieti 144 1,9 196 0 25 15
Frosinone 80 1,1 97 0 29 29
Viterbo 46 0,6 70 0 19 47

L’hanno ribattezzata la “lavanderia del mattone”, metafora efficace per definire la speculazione edilizia che in tutto il paese e in particolare nel Lazio ripulisce il denaro proveniente dalle attività illegali delle mafie. I proventi dei traffici vengono reinvestiti in mega-alberghi, centri commerciali, residence e simili. In questa regione gli episodi di abusivismo edilizio riscontrati dagli inquirenti non riguardano soltanto singoli edifici o il “solito” ecomostro. Ormai anche nel Lazio le lobby del mattone, con la complicità di tecnici e funzionari pubblici e la copertura della politica, mirano alle varianti dei Piani regolatori e alla cementificazione di aree in precedenza destinate ad altri usi. È il caso di Sabaudia, in provincia di Latina, dove sono finiti sotto sequestro 285 villini venduti a privati nel 2004. Nella località balneare pontina la lottizzazione abusiva ha preso il posto di una residenza per anziani grazie a una delibera del comune per la quale sono stati rinviati a giudizio il sindaco, l’assessore all’urbanistica, funzionari comunali e della società committente ed esecutrice dei lavori. Da Sabaudia a Pomezia, in provincia di Roma, dove il 1 aprile 2009 le Fiamme gialle hanno sequestrato 421 unità immobiliari per complessivi 30 mila metri quadrati di superficie e per un valore totale di circa 90 milioni di euro. Sedici i costruttori denunciati per violazione della normativa in materia edilizia, e sei tra funzionari e dirigenti comunali segnalati all’autorità giudiziaria per abuso d’ufficio. Ma il 2009 è stato anche l’anno degli scandali legati ai mondiali di nuoto nella capitale. Sono 33 gli indagati per i presunti abusi edilizi legati alla realizzazione degli impianti. In chiusura di indagine c’è stata la richiesta di rinvio a giudizio per i tecnici e i funzionari coinvolti nell’inchiesta sulle presunte irregolarità nella realizzazione di piscine e strutture connesse. Eclatante il caso di abusivismo sorto in danno del Lago di Sabaudia è la realizzazione di un approdo turistico, gestito dalla società In Land Sea Srl, completamente abusivo da ben 23 anni, come riconosciuto dalla Corte di Cassazione con sentenza 1339/2006. Tale struttura è stata oggetto di diverse indagini da parte della magistratura di Latina e del Corpo forestale dello Stato; a questo riguardo, in soli vent’anni, la società In Land Sea Srl è stata oggetto di ventisette notizie di reato e soggetta a una decina di provvedimenti penali senza che, cosa inspiegabile, si sia mai giunti all’effettiva interruzione dell’attività abusiva. Anche in Provincia di Rieti sbarcano appalti legati ad una società i cui dirigenti furono arrestati in un contesto di corruzione. E’ la SAFAB. Nel 2009, periodo di grandi opere e leggi obiettivo, passando per la piccola ansa del fiume Velino vicinissimo all’abbazia benedettina si ha un sussulto. E’ un rincorrersi di ruspe e camion, caricare terra e scaricare massi, alzare piloni, costruire strade e terrazzamenti. Sopra la Salaria si tagliano curve e, decine di metri più su, ripidi sbancamenti sotto alti costoni rocciosi: sembrerebbe d’essere nei pressi di un cantiere del Grande raccordo anulare (Gra) a Roma, più che nel cuore “selvaggio e suggestivo” degli Appennini. Sono i lavori di “adeguamento stradale” sulla Ss. Salaria con svincolo per il comune di Micigliano (Ri), aggiudicati su progetto Safab con licitazione privata dall’Anas. Lavori ciclopici per il paese a più bassa densità d’abitanti della provincia, in zona a “protezione speciale” e “d’interesse comunitario” con obbligo della Valutazione d’impatto ambientale (Via) e della più severa Incidenza ambientale. Per di più, vicinissimi all’abbazia altomedievale dei Santi Quirico e Giulitta, tutelata del ministero dei Beni culturali e il cui restauro, completato nel 2000, è costato tre miliardi e mezzo di vecchie lire.

4 – AGROMAFIE: IL CASO FONDI
Il mercato ortofrutticolo di Fondi, in provincia di Latina, è il mercato all’ingrosso più grande d’Italia e fra i più importanti d’Europa. Ogni anno sono lavorati e trasformati 12 milioni di quintali di merci, per un giro di affari di circa un miliardo di euro. Il territorio è interessato da penetrazioni criminali, il mercato subisce l’influenza della famiglia D’Alterio e del clan Tripodo. A Fondi l’infiltrazione mafiosa è attestata anche dall’accesso che il prefetto di Latina ha disposto sull’amministrazione comunale, chiedendo – inutilmente – lo scioglimento del consiglio comunale a opera del governo. Proprio sul mercato ortofrutticolo, secondo gli investigatori, si giocano gli interessi criminali più forti, spalleggiati da un quadro assai inquietante di connivenze e complicità su vari livelli.

Secondo la Relazione 2009 della Direzione nazionale antimafia, il mercato ortofrutticolo di Fondi rappresenta uno dei luoghi della regione Lazio maggiormente esposto alle pressioni delle famiglie mafiose. In tal senso, le attività investigative della Dda di Roma nei “confronti di numerose decine di soggetti collegati alla famiglia mafiosa dei Rinzivillo di Gela, confermano che nel Lazio sono operativi gruppi mafiosi collegati a Cosa nostra, siciliana. A tal proposito – continuano dalla Dna – vanno richiamate le indagini sulle infiltrazioni mafiose nel mercato ortofrutticolo di Fondi, le cui acquisizioni investigative confermano i collegamenti operativi per il controllo delle attività di trasporto e di confezionamento dei prodotti ortofrutticoli fra soggetti legati alle organizzazioni criminali della camorra, della ‘ndrangheta e di Cosa nostra, operanti nei mercati ortofrutticoli di Fondi e di Vittoria”.

Secondo le analisi della Cia, nel comune c’è l’assoluto dominio dei grossisti. Il mercato ortofrutticolo di Fondi (Mof ) è amministrato da una Spa mista costituita per il 51% da ente pubblico, a sua volta gestito per il 29% dalla regione Lazio, per il 15% dal comune di Fondi e per il 7% dalla Camera di Commercio di Latina. Il 49% da enti privati, che formano un consorzio di cui fanno parte le organizzazioni sindacali e le organizzazioni professionali agricole. Pur costituendo la percentuale di minoranza, i privati detengono la maggioranza nel consiglio d’amministrazione. Attorno al mercato agiscono otto cooperative di servizi. Vi operano dalle 3.000 alle 5.000 persone e il grosso dell’attività è l’importazione e la lavorazione dei prodotti da trasformare: pomodori, zucchine, peperoni, meloni, arance, pesche e così via. Prodotti provenienti dall’Italia e dall’estero, come Spagna, Egitto e Marocco, destinati all’attività di commercializzazione. Derrate che giungono “grezze” per essere lavorate, incassettate e, personalizzate con le etichette, vendute dai grossisti a un prezzo che comprende anche questo processo di confezionamento, verso tutti gli altri mercati italiani.

5 – ILLEGALITÀ IN CAMPO FAUNISTICO
Nel 2009 la Regione Lazio è balzata dal settimo al primo posto nella classifica dell’illegalità in campo faunistico con 1.411 infrazioni complessive su un totale di 5.145, per una percentuale del 27,4%. Complessivamente sono state 135 le persone denunciate, mentre sono stati 114 i sequestri effettuati. Gran parte del lavoro deriva dalle segnalazioni delle associazioni di volontariato e dagli interventi della Polizia Provinciale di Roma nell’ambito del contrasto alle violazioni amministrative su caccia e pesca. Intenso anche l’impegno di verifica dell’osservanza della normativa in materia di detenzione e cattura di fauna selvatica e la repressione del fenomeno del bracconaggio soprattutto all’interno delle aree protette.

I servizi anti-bracconaggio (circa 35) hanno portato alla denuncia di 14 persone e al sequestro di numerose armi, lacci e trappole. Diversi anche i recuperi di fauna selvatica di di specie particolarmente protette e in pericolo di estinzione (gabbiani reali, sparvieri, upupe, gheppi, germani reali).

Nel corso del 2009 la Polizia Provinciale di Roma ha recuperato 36 esemplari poi affidati ad appositi centri per la cura e la riabilitazione per l’eventuale successiva liberazione. Nel campo delle illegalità faunistiche la Polizia Provinciale di Roma ha elevato complessivamente lo scorso anno 1.382 sanzioni amministrative (di cui 1.093 a seguito di segnalazioni da parte dei volontari). Questo dato ha portato il Lazio al primo posto fra le Regioni italiane.

Illegalità nella fauna 2009 – Prime 5 Regioni italiane
Regione Infrazioni accertate Percentuale sul totale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri Effettuati
LAZIO 1.411 27,4 135 0 114
Puglia 529 10,3 407 2 486
Campania 529 10,3 390 0 486
Sicilia 448 8,7 393 0 418
Calabria 304 5,9 272 2 304
Totale 5.154 2.933 52 2.836
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto.

 

 

6 – ARCHEOMAFIE

Il problema delle archeomafie, ovvero l’aggressione criminale al nostro patrimonio artistico e archeologico, continua ad affliggere l’Italia, considerato che è il Paese con più opere d’arte da custodire. E stabili rimangono le Regioni più colpite, a cominciare dalla nostra, con la Capitale in prima fila. Il Lazio rimane dunque saldamente al primo posto anche per il 2009, ma con un peggioramento della situazione che vede crescere i furti da 158 a 227 (su un totale italiano di 1.093), ed una percentuale – sempre sul totale nazionale – che sale dal 15,3 al 20,8%.

L’arte rubata 2009 – Prime 5 Regioni italiane
Regione Furti Percentuale sul totale
LAZIO 227 20,8
Toscana 118 10,8
Campania 112 10,2
Lombardia 107 9,8
Piemonte 95 8,7
Totale 1.093
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto.

 

7 – INCENDI

Nel 2009 diminuisce ancora il numero degli incendi a livello nazionale, passando da 7.245 a 5.362, come diminuiscono le infrazioni nel settore rilevate nel Lazio, che così scende dal sesto al settimo posto, con 394 infrazioni accertate, pari al 7, 30% del totale nazionale (dato in crescita rispetto al 2008), 25 persone denunciate, 3 arresti e 10 sequestri effettuati. Nel 2008 le infrazioni accertate erano state invece 481, pari al 6,6%, accompagnate da 47 denunce, nessun arresto e 18 sequestri.

Incendi dolosi, colposi e generici nel 2009 – Prime 7 Regioni italiane
Regione Infrazioni Percentuale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri
1. Campania 1095 20,40% 13 0 7
2. Calabria 856 16,00% 35 4 11
3. Toscana 516 9,60% 67 0 12
4. Sardegna 499 9,30% 67 0 12
5. Sicilia 462 8,60% 10 3 3
6. Liguria 416 7,80% 67 0 8
7. LAZIO 394 7,30% 25 3 10
Totale Nazionale 5.362 459 17 187
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati del Corpo Forestale dello Stato.

Andamento illeciti ambientali Incendi 2007/2009 – Regione Lazio
Regione Infrazioni accertate Percentuale sul totale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri Effettuati Posizione
classifica
2009 394 7,3% 25 3 10 7
2008 481 6,6% 47 0 18 6
Trend ↓ ↑ ↓ ↑ ↓ ↓
Fonte: Elaborazione Legambiente su dati del Corpo Forestale dello Stato.

 

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