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Le candidature e l’assegnazione dei ‘Premi Nobel’

Le candidature e l’assegnazione dei ‘Premi Nobel’
Dicembre 28
17:27 2014

Un busto di Alfred NobelPer il Nobel per la Chimica vengono dapprima raccolte le segnalazioni da circa 3000 specialisti di tutto il mondo, e da questa lista il Comitato per il Nobel (cinque chimici selezionati all’interno dell’Accademia Reale delle Scienze svedese) restringe le candidature a circa 300. Rinviato questo nuovo elenco a un gruppo ristretto di referenti, con la richiesta di motivare una selezione successiva, l’ultima rosa di nomi viene sottoposta di nuovo al Comitato che eventualmente la riduce ulteriormente e la sottopone infine all’Accademia delle Scienze, che in una, o al massimo due sedute, decide per l’assegnazione finale.

Per la categoria Fisiologia e Medicina, il Comitato per il Nobel (50 membri del Karolinska Institutet, una prestigiosa università medica svedese) invia in maniera molto riservata e in forma scritta una richiesta di candidature a circa 3000 corrispondenti ‘qualificati’: i premiati precedenti, i docenti di facoltà mediche di Svezia e di altre nazioni del mondo, i membri delle sezioni medicina e biologia dell’Accademia delle Scienze svedese, etc. Da tutte le candidature proposte, il Comitato effettua una prima selezione, poi sottoposta all’esame di una specifica riunione plenaria del Karoliska Institutet, che proclama il vincitore, o i vincitori.
Per la Fisica si segue un procedimento analogo, con la differenza però che a gestire la procedura è un Comitato di 5 fisici nominato all’interno dell’Accademia delle Scienze svedese. La richiesta riservata di segnalazioni viene inviata a esponenti del mondo accademico internazionale, e la selezione finale è effettuata dall’assemblea plenaria della sezione di Fisica dell’Accademia delle Scienze.
Responsabile del premio per la Letteratura è un Comitato per il Nobel composto di 4 o 5 membri dell’Accademia Svedese (costituita in tutto da 18 membri eletti a vita), che opera una selezione di 15-20 candidati all’interno dei nomi proposti da: i precedenti Nobel per la Letteratura, i docenti di letteratura e linguistica di numerose università, i Presidenti di Accademie che inviano segnalazioni spontanee, ecc., per un totale di circa 5-600 referenti di tutto il mondo. L’Accademia Svedese in riunione plenaria riduce poi a 4 o 5 la rosa dei candidati, e prende la decisione finale su un solo nominativo dopo aver passato l’estate a leggere le ultime opere pubblicate dagli autori rimasti in lizza.
Secondo le volontà testamentarie di Nobel, a decidere l’assegnazione del premio per la Pace è una Commissione formata da 5 membri del Parlamento norvegese, che raccoglie tutte le segnalazioni, sollecitate in maniera riservata o giunte spontaneamente, da: parlamentari o autorità di governo dei vari Paesi del mondo, membri di Corti di Giustizia internazionali, Rettori di università, direttori di Istituti di studi militari o di organizzazioni che lavorano per la pace, precedenti premiati (singoli o organizzazioni). Dopo attento scrutinio di tutti i candidati (di solito, circa 200), a ottobre di ogni anno la Commissione sceglie, con voto a maggioranza, a chi attribuire il premio, che viene consegnato a Oslo.
Il fatto che la volontà di Alfred Nobel sia stata rispettata e abbia trovato pratica e relativamente veloce applicazione è da considerarsi una circostanza fortunata. Cavilli e malversazioni avrebbero ben potuto diluire e dissolvere tutto. Ciò nonostante, sembra opportuno sottolineare che questo riconoscimento nasce con una spiccata contraddizione. Nelle sue determinazioni, volendo istituire un premio internazionale, Nobel non fu così lucido da prevedere anche una giuria internazionale, magari sotto tutela delle Istituzioni svedesi, delle quali evidentemente si fidava in modo particolare. Questo ha un po’ indebolito la forza del premio, soprattutto per quanto riguarda le categorie più soggette a valutazioni di parte o individuali, come la letteratura o la pace, mentre è certamente più solido e condivisibile di norma il giudizio nelle materie scientifiche, che hanno una loro ‘universalità‘ di merito e di linguaggio.

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