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Le primarie del PD

Gennaio 15
17:09 2019

E’ quasi dato per scontato che la competizione alle primarie per l’elezione del segretario nazionale del PD possa essere vinta da Nicola Zingaretti, governatore regionale del Lazio. Zingaretti del resto, pur non essendo un volto nuovissimo nel panorama politico italiano, ha comunque dimostrato di aver saputo gestire – ovviamente con la collaborazioni di alcuni assessorati come ad esempio quello sui servizi sociali nel primo mandato – il governo della Regione con una certa capacità e con risultati obiettivamente positivi, tenendo conto di come era stato lasciato il Lazio con le gestioni precedenti.

Anche una buona parte del mondo cattolico che fa capo ad alcune espressioni impegnate nel volontariato e nell’associazionismo solidale di base o a reti di riferimento culturale e politico come ad esempio ‘Argomenti2000’, non nasconde che, sia pur con precise proposte (è in questa prospettiva che ne è scaturito il manifesto  Progetto Italia – Progetto Europa) – non volendo appoggiare alcuna ipotesi peregrina di un ‘nuovo’ partito  di cattolici più o meno confessionale o una rifondazione della DC come talvolta si vocifera – si sta indirizzando a sostenere la candidatura di Zingaretti, il quale intende recuperare e aggregare esperienze popolari (che la gestione ‘renziana’ del partito aveva progressivamente emarginato o escluso), ricostituendo perciò un centrosinistra che da una parte non dia retta ai velleitarismi dell’ala estrema e, nel cammino di condivisione popolare, dall’altra recuperi anche quella classe media che solo per protesta antirenziana si è allocata temporaneamente sull’area pentastellata.  Insomma occorre ricostituire un partito plurale che valorizzi tutti i contributi qualificati e non di immediata propaganda populista e sappia operare per un futuro che coinvolga e rimetta in moto tutte le idee migliori di quanti, giovani soprattutto ma non solo, abbiano veramente buona volontà di impegnarsi in tutti i campi e non se la sentono di ascoltare le sirene dei falsi imbonitori e profeti di turno rancorosi e demagoghi.

Ma una volta che Zingaretti dovesse vincere le primarie, non sarebbe certo automaticamente segretario del PD, ma non è questo il problema; ciò di cui bisogna stare attenti è l’aggregarsi (fiutando la vittoria del candidato) di quanti, esponenti politici, nazionali e locali, che solo tempo fa si erano definiti apertamente ‘renziani’ della prima ora, adesso sono già repentinamente passati a definirsi ‘zingarettiani’, sperando poi di… passare alla cassa! Costoro sono molto più pericolosi di chi si schiera apertamente contro. Ma il trasformismo lo si sa, non è un metodo solo ottocentesco, perché oggi, con la scomparsa dei ‘vecchi’ partiti, il cambiare casacche non è l’ultima ‘invenzione’ salviniana, bensì un travestimento che viene da lontano passando dalla maschera andreottiana a quella sbardelliana-berlusconiana-renziana e ora…?

Ma per discernere la vera natura dei personaggi occorrerebbe conoscerne la storia perché, come direbbe il Manzoni, la politica senza la storia è come uno che cammina senza guida.

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