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Li Romani in Russia

Novembre 17
14:48 2014

novembre 2014, ore 21.00, Rifiugi Antiarei di Colleferro, Roma, entrata via Roma. Ingresso libero.

La campagna di Russia (1941-1943), una guerra di invasione senza pretesto. Treni che portano via una generazione. Sorridente, giovane, sicura di tornare, perché la propaganda inganna sulla realtà della spedizione. E la “passeggiata” si trasforma in tragedia: armi, abbigliamenti e viveri insufficienti, inadeguati, ridicoli. Rimangono solo fame, freddo, paura. Una disfatta: partono 220.000 ragazzi, ne tornano 20.000. Un grande poeta romanesco, Elia Marcelli (1915-1998), è tra i pochi che riportano a casa il freddo, il dolore, la rabbia. E il dovere di raccontare, per non dimenticare e non far dimenticare. Allora sceglie la poesia, per dare a questi ricordi la forma più alta ed eterna. E sceglie il dialetto, per costruire questa memoria con tutta la verità della lingua che si parla. Ne viene fuori il poema Li Romani in Russia, uno straordinario affresco epico in ottave classiche, che ricostruisce passo passo la spedizione: la partenza, il viaggio, i combattimenti, la neve, il freddo, la fame, la paura; i soldati, i muli, il nemico; la solidarietà, il cameratismo, l’egoismo; il rispetto del proprio dovere, sempre; la ritirata, la disfatta; la morte. E la solitudine e la disperazione di chi sopravvive. Un capolavoro che ci riguarda.
Lo spettacolo segue questa tragica epopea, dall’inizio alla fine, attraverso i suoi momenti: l’adunata alla caserma romana della Cecchignola e il viaggio (giugno-luglio 1941); l’attraversamento delle nazioni balcaniche e della steppa russa (estate 1941); la battaglia sul fiume Dnjepr (ottobre 1941); le battaglie, il gelo del “feroce” inverno 1941/42; la conclusione della tragedia: l’avanzata degli eserciti italiani e tedesco sulla steppa del Don (estate del 1942), la controffensiva dell’esercito russo, la battaglia di Arbusow, la ritirata degli eserciti italiano e tedesco (gennaio 1943). Alla fine l’urlo straziato e disperato del protagonista rimasto solo nel deserto di ghiaccio rappresenta l’ultimo tentativo di resistenza, quasi al di là delle possibili forze umane, dell’intelligenza contro la barba¬rie. Ma il messaggio non è banalmente consolatorio: davvero la guerra, anzi quella guerra, ha fatto perdere ogni dignità all’uomo.
MARCELLO TEODONIO

E’ oggi considerato fra i massimi studiosi di Belli e della letteratura in romanesco, e si dedica a una costante attività di ricerca e di divulgazione, come testimoniano le sue pubblicazioni (Vita di Belli, Introduzione a Belli, Antologia della letteratura romanesca, vol I, Laterza; La letteratura romanesca del secondo Novecento, Bulzoni; cura e commento di tutti i Sonetti romaneschi di Belli, Newton Compton; Dentro a millanta Rome di Mauro Marè, Rendina; Tutte le opere di Crescenzo Del Monte, Giuntina; Li Romani in Russia di Elia Marcelli, il cubo), i suoi titoli (Titolare della cattedra di letteratura romanesca dell’Università Tor Vergata di Roma, e della cattedra di letteratura italiana della Fondazione Besso; Presidente del Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli; Segretario scientifico per l’Edizione Nazionale delle Opere di Belli), la sua attività di docenza (professore di letteratura romanesca presso la cattedra di letteratura italiana della II Università di Roma Tor Vergata, docente in seminari presso l’Università La Sapienza di Roma), di scrittore di testi per la RAI (storia e letteratura italiana), di testi per il teatro (su Belli, su Leopardi, su Roma), di organizzatore di letture e di spettacoli teatrali (al teatro Argentina; al teatro Vittoria -25 incontri da 13 stagioni), di incontri e letture per biblioteche e centri culturali, di rassegne teatrali (festival di teatro in dialetto ‘Ste parole che vajj ‘rracchiappenne), di concorsi letterari nazionali (Rustica Romana lingua, Vie della memoria), di collaboratore con saggi e articoli su varie riviste.

MAURIZIO MOSETTI

Svolge in teatro, da oltre trent’anni, la sua attività di attore e regista.
Ha lavorato, tra gli altri, sotto la direzione di Silvio Benedetto, Andrzej Wajda, Gabriele Lavia, Sylvano Bussotti, Gianfranco Varetto, Renzo Giovampietro, Giancarlo Sepe, Rita Tamburi, Adriano Vianello, Giuliano Vasilicò e Luciano Damiani. Per il cinema e la televisione ha lavorato con Giuliano Montaldo, Damiano Damiani, Rossano Mancin, Pier Francesco Pingitore, Alessandro Cane, Stefano Amatucci, Lodovico Gasparini, Fabrizio Costa e Stefano Sollima.
E’ regista e interprete di spettacoli tratti da opere di Kafka, Palazzeschi, Orkény, Rugarli, Gogol, Giuseppe Gioachino Belli, Queneau, Rodari, Aub, Campanile, De André, Trilussa, Molière, Fo, Marcelli, Valentin, Charms e Cristicchi.
Da anni è uno dei massimi interpreti belliani. Insieme ad altri attori di primo piano nel panorama teatrale italiano, è protagonista in numerose manifestazioni e incontri nell’ambito delle attività del Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli (ultima manifestazione 2013-2014: “Il 996 da Roma all’Europa” curata dal Centro Studi G.G. Belli e dal Teatro di Roma ). Da diversi anni partecipa ai tè letterari del Teatro Vittoria di Roma, curati dal prof. Marcello Teodonio.
Dal 2009 è membro del “Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli”.

E’ doppiatore e speaker. E’ stato la voce recitante nella manifestazione internazionale d’arte contemporanea “Solstizio d’estate 3”.
E’ il protagonista della performance video interattiva ” Interface” di Peter Campus, regia di Antonio Trimani – Centre Pompidou, Musée National d’Art Modern , Parigi.
E’ il regista della manifestazione “Voglio una donna” – Federico Fellini e il filo di Arianna (performance multimediale) Roma, San Michele a Ripa.

Da diversi anni si dedica anche all’attività didattica dirigendo laboratori teatrali presso scuole statali ed associazioni culturali nelle province di Roma e Frosinone.
Più volte premiato (negli anni 2005, 2009 e 2010), per la sua attività laboratoriale nell’ambito delle rassegne di teatro per le scuole “Su il sipario” premio Carola Fornasini, in collaborazione con l’ETI.

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