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Lo splendore dei discorsi

Lo splendore dei discorsi
Gennaio 08
10:41 2012

Titolo: Lo splendore dei discorsi

Autore: Giuseppe Aloe

ISBN: 97888600411593

Editore: Giulio Perrone Editore

Prezzo: € 15,00

Copertina:

Cop losplendoredeidiscorsi 1Descrizione: La Shadenfreude è l’innesco del romanzo: la pulsione al male (o piacere che si alimenta del male altrui), ovviamente secondo Aloe presente in ciascuno di noi, fa di un normale imprenditore con famiglia un killer di professione nel momento in cui perde in modo tragico la figlia piccola e sua moglie.

Il killer è freddo per antonomasia e ancor più lo è il protagonista del romanzo che sentendo di non avere più nulla da perdere accetta il crimine su commissione che arriva periodicamente sotto forma di una busta gialla. Non conosce il motivo degli omicidi commissionati, ma sono tutti personaggi piuttosto noti, tutti con vizietti particolari. Pescecani della finanza, dell’imprenditoria: mai odiati, ma nemmeno mai amati, neppure dai loro stessi familiari. Così, attraverso gli occhi di questo nuovo ‘killer sentimentale’, Aloe racconta le debolezze dei nostri tempi: il culto dell’apparenza, il sesso extraconiugale a pagamento, l’intossicazione da lavoro e, di fatto, la ‘noia’ che va disfacendo la vita borghese; e poi la vanità (né il potere né il denaro) che, secondo il protagonista, è la vera molla del crimine (Aloe, cosentino, ha avuto modo di guardare i mafiosi nella loro dimensione sociale). Per il killer, inconsapevolmente, la ‘nuova attività’ diventa un periodo ‘curativo’: dopo l’eliminazione di molti, quasi, sconosciuti simili approderà alla commissione dell’omicidio di una vecchietta, madre esemplare e donna di grande umanità e umiltà. La rabbia che in parte ottundeva lo sguardo si alza come un sipario e questa volta il killer spietato non capisce i motivi dell’omicidio. L’altra ‘stortura’ che gli raddrizza la visione delle cose è un ragazzo malaticcio visto al mare mentre trascorre una giornata di riposo con la famiglia; nell’aspetto sembra la reincarnazione dello scrittore Kafka, occhio vigile perso in un originale mondo interiore. Attraverso l’incontro con queste anime innocenti la pulsione al male si placa, la rabbia per la propria perdita si stempera nello splendore dei discorsi che sono…i discorsi da treno. Quei dialoghi della commedia umana che ogni giorno si dipana tra panettiere, medico, bus, nella quale ognuno interpreta la propria parte che è fatta di scelte visibili, invisibili o schermate dall’incessante parlare di niente e perciò di ogni insignificante, almeno all’apparenza, secondo dell’esistenza. La teoria alla base del romanzo può non piacere, ogni riga risulta funzionale alla storia, certe volte così tanto da scoprire un meccanismo narrativo fragile: per esempio non si capisce perché in una mente tanto allenata a pensare e scandagliare gli aspetti dell’esistenza prevalga il sentimento della rabbia anche se, considerato il dramma che la innesca, la reazione può dirsi realistica. Incasellato nel noir più per necessità ‘etiche’, non sembra risiedere nel ‘genere’ il nocciolo del racconto. Stile interessante, finale a sorpresa.

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